Una storica prima pagina del Mattino, pubblicata dopo il terremoto in Irpinia, riproposta in una mostra su Andy Wharol, in Germania (foto EPA)

di cosa parlare stasera a cena

Sui vaccini gridare "fate presto" è il trionfo della banalità

Giuseppe De Filippi

Idee e spunti per sapere cosa succede in Italia e nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi

A cena abbiamo preso molto e spesso in giro i fateprestisti, neologismo di nessun successo con cui ci permettevamo di etichettare chi un giorno sì e l'altro pure strillava chiedendo di fare presto. I fateprestisti sono una presenza costante nel nostro dibattito pubblico e questa volta, specialmente nella critica alla campagna vaccinale, hanno trovato davvero la loro esaltazione. Un trionfo, sì, ma della banalità. Il grido "fate presto" si è stagliato nell'aria o è diventa rapidamente epigrafe marmorea, monumento della vacua, supponente, aggressività di chi non è interessato alle soluzioni ma tiene tanto alla possibilità di insultare, incolpare e soprattutto deresponsabilizzarsi. Non esistono tiratardi contrapposti ai fateprestisti, ma questi ultimi sono riusciti a farlo credere. E questo è il lascito davvero inquinante della loro indefessa attività. Nessuna delle due semplificazioni è vera, ma una legittima l'altra. Il potere tecnico e politico dovrebbe smontare l'argomento dei fateprestisti in modo pubblico e forte. Dovrebbe, cioè, avviare una riflessione generale sulle ragioni vere dei ritardi nella vaccinazione, oltre a una loro relativizzazione. Capire cosa succede, capire perché ci sono ritardi, e non semplicemente denunciare i ritardi. Non sollecitare le regioni a sbrigarsi ma capire perché non si sbrighino. Questa volta nessuno ha interesse nella lentezza, nessuno ne trae vantaggio. Non ci sono chissà che connivenze da scoprire. Ma bisogna prendersi responsabilità. Non gridare "fate presto", neppure da Palazzo Chigi, ma chiedere a tutti "che cosa possiamo fare per voi". Si studino senza tifo e senza acrimonia i modelli efficienti, come quello laziale, e quelli inefficienti, come quello toscano

Le tre "cose" principali 

Fatto #1

Le strategie mature per convincere della qualità dei vaccini: soprattutto non bisogna insultare i dubbiosi e i diffidenti. Intanto Anthony Fauci dagli Usa torna sulla questione AstraZeneca e dice che i dati erano attendibili. Che poi le cose possono essere organizzate con semplicità, basta un minimo di tempo e volontà politica. Il governo britannico teme molto una ripresa di contagi dopo i buoni risultati della vaccinazioni di massa. Il virus ora circola maggiormente in Europa e si sceglie per favorire l'isolamento del paese, come prima cosa fermando gli spostamenti. La Germania invece prolunga le restrizioni fino alla metà di aprile.

Fatto #2 

Mezza vittoria per Enrico Letta, che se ne mostra soddisfatto, nella vicenda dei capogruppo. E dialogo da avviare con quello che saranno i nuovi 5 stelle. 

Fatto #3 

Per i problemi nuovi nelle aziende, portati dai cambiamenti imposti dalla pandemia, servono soluzioni nuove e, come sempre, si trovano solo con la via degli accordi sindacali. In ogni caso queste esperienze innovative sono utili anche per fissare nuove modalità di lavoro di cui le relazioni industriali si avvantaggeranno anche dopo la pandemia. 

Oggi in pillole

- Il ridicolo di Vladimir Putin.

- Gli Usa esortano con una certa decisione perché non si faccia il gasdotto a nord dell'Europa verso la Russia

- La devastazione in un campo di rifugiati Rohingya in Bangladesh.

- Ieri Nicola Morra era tra le nostre chiacchiere a cena, poi si è deciso a pubblicare sua versione. Eccola con una piccola chiosa di Luciano Capone.

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