(foto Ansa)

di cosa parlare stasera a cena

La lunga notte di Salvini prima delle consultazioni

Giuseppe De Filippi

Idee e spunti per sapere cosa succede in Italia e nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi

Il dramma personale di Matteo Salvini e la sua lunga notte che comincia dopo le nostre chiacchiere a cena per arrivare a domattina alle 11, quando sarà a guidare i suoi alle consultazioni con Mario Draghi. È chiamato a una scelta che chiude per lui un’epoca intera e che ha coinciso con la sua ascesa elettorale e con la notorietà politica. Prese la Lega malridotta nei consensi e stremata nell’immagine da una serie di scandali e cominciò a rinvigorirla facendo opposizione quasi da solo al governo Monti e, da lì, a tutto ciò che cominciasse con le quattro lettere “euro” e come bersaglio polemico Elsa Fornero, la persona meno protetta politicamente e più esposta umanamente. Su quella linea, e crescendo nei risultati e soprattutto nei sondaggi, è andato accumulando no-euro in giro per l’Italia, portandone in parlamento due notissimi come Claudio Borghi e Alberto Bagnai e al parlamento europeo un’altra coppia di nemici giurati della moneta europea e dell’intero impianto istituzionale europeo come Antonio Maria Rinaldi e Francesca Donato. Ma non era tutto lì, nella guida della Lega Salvini aveva portato anche un tratto di disprezzo per gli altri partiti a causa del quale si era messo fuori dal normale gioco parlamentare. Anche la sua adesione al centrodestra, unito, unitissimo, sembrava sempre non sincera, possibile in quanto lui stava assorbendo gli altri, ridotti a partiti satelliti. Questo spirito di sostanziale autonomia lo aveva convinto a farsi da solo le sue trattative coi 5 stelle, senza amalgama ovviamente e senza intesa politica, ma con il contratto a fare da elemento di unione e di separazione, utile per coprirsi rispetto all’opinione pubblica e intanto mantenere la distanza sociale come si direbbe ora. E in quell’anno famigerato la sua spavalderia e l’incapacità di creare rapporti politici lo aveva portato alla nota deriva dei pieni poteri. Da cui, almeno finora, non si è più ripreso. Tra l’altro ricominciando subito a trattare gli altri del centrodestra come accompagnatori innocui e anche inutili della sua cavalcata verso le elezioni, ma andando a sbattere almeno in un paio di consultazioni regionali, quelle emiliano-romagnole e quelle toscane, su cui pure aveva molto investito. Stanotte dovrà molto rimuginare sugli ultimi anni. Ingenuamente si dice che per lui c’è un’occasione davanti. Certo che c’è, ed è evidente. Potrebbe dare il suo sostegno al governo Draghi e rientrare nel gioco e nella spendibilità politica. Ma dovrebbe assieme non essere più Salvini. E il suo potere interno alla Lega verrebbe messo, prima o poi, in discussione. Perché non sarebbe più il Capitano, ma uno dei tanti. E comincerebbero a lavorarlo ai fianchi. Oltretutto gli hanno tolto, chissà chi ha fatto questa scelta-capestro per lui, la strada comoda ed efficace dell’astensione (la lodava oggi con buoni argomenti Michele Ainis su Repubblica) facendo uscire all’esterno l’idea che la Lega avrebbe detto o sì o no. E allora lui ha cominciato un contorcimento politico e logico per dire che sì potrebbero entrare ma solo con ministri leghisti in carne e ossa, con obiettivi politici, con voce in capitolo sul programma. Che può anche accadere, ma sempre ingresso sarebbe e sempre comporterebbe la fine del salvinismo, per metterlo poi di fronte a una tenaglia di rivalità interne: quella fatta tra governisti (arrivati prima di lui a quella posizione) e quella dei nostalgici (che subito costituiranno una specie di Salò leghista per recuperare spazio politico). 

 

Le tre "cose" principali 

Fatto #1

Le consultazioni ci portano La conferma della opposizione da parte di Giorgia Meloni, con l’evidente intento di essere la nuova Salvini e di intestarsi, un domani, la battaglia contro il governo tecnico-politico. Ma anche nelle parole di Meloni c’è qualcosa si meno tetragono. Invece passando ai diversi gradi di sostegno troviamo un Matteo Renzi improvvisamente meno fissato con programma e dettagli legislativi ha puntato invece tutto il suo sostegno direttamente sulla figura di Draghi e sulle garanzie che offre. Ma sa che al fianco di Draghi ora c’è un certo traffico e dovrà sgomitare per essere notato. 


Beppe Grillo va alle consultazioni. Invece dello streaming porta direttamente le sue orecchie, e poi diffonderà quello che gli pare, ma c’è da scommettere che invece osserverà un istituzionale riserbo. Si intuiva che sarebbe andata così, un po’ perché voleva mettere in riga i suoi e un po’ perché è vanesio ma anche sanamente curioso e certamente affascinato da un personaggio così pesante nel potere europeo (a Grillo, ci sembra di intuire, il potere piace molto più di quanto voglia far credere) e che lo aveva omaggiato di due ore di telefonata. Tra l’altro andando a trattare direttamente lui aiuta a capire che i 5 stelle non hanno mai avuto una chiara gerarchia interna, aldilà dello spazio conquistato, ma non consolidato, da Luigi Di Maio. Silvio Berlusconi invece non andrà, ma condurrà da remoto la delegazioni di Forza Italia verso una importante adesione al governo Draghi. 
 

Lo spread vota Draghi con entusiasmo, specialmente intorno alle 17 deve essere successo qualcosa di eccezionalmente gradito ai mercati. 

 

Fatto #2 

 

Quello che doveva essere un anno tesissimo nelle relazioni industriali sta portano invece buoni rinnovi contrattuali. Oggi è il giorno dei metalmeccanici, con 112 euro di aumento in arrivo e una sostanziale vittoria della parte sindacale. La crisi sanitaria, come si è visto bene negli ultimi dati Istat sul mercato del lavoro, ha travolto commercio e servizi e all’interno di questi ambiti soprattutto la componente femminile, ma ha lasciato quasi indenne il settore manifatturiero. E il rinnovo dei metalmeccanici è lì a dimostrare che la forza dei settori produttivi si traduce poi in buoni contratti di lavoro e in incrementi salariali. La questione sociale che si apre riguarda invece il lavoro autonomo, le partite Iva, gli impieghi a termine o fuori dalla legalità nei piccoli business commerciali o nei servizi. Lì andrebbero spostati gli sforzi regolatori e i sostegni economici per ridare respiro a una parte del mercato del lavoro certamente non ricca ma necessaria. Intanto continuano a dare frutti i vecchi accordi sulla produttività (nati grazie all’impegno di alcune componenti sindacali e specialmente della Fim Cisl). 

 

Fatto #3 

La situazione della pandemia ci sembrava grave e stabile da qualche giorno a questa parte. Oggi l’Istituto superiore di sanità l’ha definita situazione di stallo. Effettivamente i numeri sono tremendamente ripetitivi, anche se proprio in questi ultimi tre giorni si è cominciato a vedere qualche segnale preoccupante. La situazione italiana resta leggermente migliore di quella di altri paesi europei, ma l’attenzione ora non deve calare, anche perché, grazie al sistema delle regioni a colori, si è potuto creare un sia pure rozzo sistema di controllo della diffusione dell’epidemia, fino a individuare e si spera isolare alcuni (non tutti) nuovi focolai e specialmente quelli delle varianti più aggressive. È il metodo per il quale c’è ancora qualche chiazza rossa nel paese. Il residuo mese di febbraio è il momento dell’impegno massimo sia in Italia sia in Europa per vedere se la curva si piega grazie all’iniziale azione dei vaccini e al mantenimento delle restrizioni. Da tempo sappiamo che sarebbe stato anche il momento più difficile per la tenuta psicologica. E questo è uno dei motivi di preoccupazione espressi oggi nel punto dell’Istituto. Mentre si attendono le linee guida del nuovo governo, ma non c’è da ritenere che siano molto diverse dalle attuali va detto che le vaccinazioni in Italia non vanno male e il racconto negativo che se ne fa in questi giorni è un atteggiamento da mosche cocchiere di Draghi di cui anche il presidente incaricato, possiamo immaginare, non sa che farsene. 

così va oggi, non benissimo. 

 

Oggi in pillole 

- Stessa dinamica di Patrick Zaky per questo studente della sede di Vienna dell’Università europea, le autorità egiziane continuano a usare metodi inaccettabili con i ragazzi che vengono a studiare in Europa e forse sono sospettati in quanto portatori di idee avverse al regime.

- Un’analisi del primo intervento pubblico generale sulla politica estera fatto da Joe Biden.

- Notizia di servizio, se vi hanno appioppato qualche servizio non richiesto ma costoso sul cellulare l’Agcom da ora permette di liberarsene con una semplice e drastica mossa.

- Ma che meraviglia, pesciolini e altri abitanti del mare da piccoli.