(foto Ap)

Di cosa parlare stasera a cena

Dopo Trump il linguaggio da burocrazia ne esce rafforzato

Giuseppe De Filippi

Idee e spunti per sapere cosa succede in Italia e nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi

Alla fine conta solo la stretta ufficialità e il suo linguaggio da burocrazia della politica. Perché il disastro trumpiano è stato ed è una sfida proprio all’essenza procedurale dell’amministrazione del potere e del lavoro pubblico verso obiettivi comuni di un paese e del consesso internazionale. E nella procedura, nel rispetto di alcune regole, c’è il fondamento della democrazia, dello stato di diritto, della politica che può decidere. Normalmente non ci si fa caso, ma quando arriva un confuso e confondente protestatario e punta dritto a quel grumo di regole e di procedure allora se ne vede il valore. Donald Trump non si è mai caratterizzato come un politico schiettamente di destra (anche se realizzava molto dell’agenda politica della destra razzista) ma sempre come un nemico dell’assetto organizzativo che tiene in piedi lo stato e lo fa funzionare. In questo è stato una specie di anti-casta elevato al cubo. Un distruttore, con lo scopo finale di annientare la politica in sé, e occasionalmente anche i risultati, in termini di integrazione e sviluppo sociale, che la politica aveva raggiunto negli anni.
 
Allora, di fronte a questo, e presa coscienza di questo intento (questa notte la presa di coscienza è stata generalizzata, raggiungendo anche molti repubblicani sostenitori di Trump) si torna alla necessità di doversi esprimere secondo stretta ufficialità e linguaggio da burocrazia della politica. E quel linguaggio, che un po’ si era usurato, com’è inevitabile nel tempo, torna a rafforzarsi e riprende senso proprio grazie alla prova del fuoco imposta dal trumpismo. Tutto questo per dire che sì, in passato un po’ si erano osservati con affetto, ma ora Giuseppe Conte ha potuto attingere alla classica cassetta degli attrezzi democratica e ha potuto scrivere le cose giuste. E, già che ci stava, ha potuto anche darsi una prospettiva politica, nel mondo che sarà segnato dalla vittoria di Joe Biden. C’è un’osservazione di Stefano Ceccanti (da congratulare en passant per la presidenza del comitato per la legislazione) che mettiamo a corollario, e che può darvi anche qualche spunto per cena, dove, tra le altre cose, si fa notare che il modo in cui si avvia la presidenza di Joe Biden mostra che non è proprio il momento di far traballare i governi occidentali così per puntiglio, per capriccio, per vedere l’effetto che fa (partite dal primo tweet riportato e poi scendete). 

 

Le tre "cose" principali 

 

Fatto #1 

Cerchiamo di stare ancora ai fatti, al nuovo assetto di potere negli Stati Uniti. C’è stata finalmente la conta ufficiale dei voti elettorali , come atteso è un sonoro 306 a 232 (numeri che dovrebbero già da soli svuotare di senso le proteste e le accuse di brogli), e la proclamazione della vittoria del ticket Joe Biden e Kamala Harris. Tutto con qualche ora di ritardo, dovuta all’irruzione al seguito dello sciamano minore e per conto dello sciamano maggiore (ci scusino gli antropologi, studiosi seri di queste cose, ma un intervento di qualcuno di loro sarebbe gradito e utile) all’assalto delle posizioni da selfie dentro ai palazzi di Capitol Hill. Guardiamo, fin da ora, a come cambia la politica americana. Anche perché il partito repubblicano è sfondato e frastornato, dopo essere stato attraversato dalla maledizione vivente chiamata Trump, e difficilmente riuscirà a riorganizzarsi in tempi brevi e a presentare alternative politiche credibili al potere che si andrà coagulando attorno a Biden. Insomma, come direbbero nel calcio, qui si apre un ciclo. Per ora carico di persone con esperienza nelle amministrazioni Obama e di valori legati a quelle esperienze. Come succede, tra i tanti esempi, con la scelta dell’attorney general (un ministro della giustizia con anche poteri istruttori). E’ Merrick Garland, indicato a suo tempo da Obama per la corte suprema ma mai confermato dal senato allora a maggioranza repubblicana. Con gli ultimi sviluppi diventa uno dei personaggi centrali nella nuova amministrazione. Per una decisione di questo genere, visto il precedente, è quasi banale ricordare quanto sia stata importante la vittoria dei democratici per i due seggi della Georgia con cui hanno conquistato la maggioranza del senato. Ma la prova dei tempi cambiati e degli assetti che si stanno delineando nel mondo non potrà essere affrontata semplicemente replicando strategie del passato. Quindi occhio alle prossime mosse, meno canonicamente obamiane e figlie invece del mondo com’è nel 2021. Intanto c’è un tardivo impegno da parte di Trump a favorire una transizione ordinata. Mille le ambiguità ancora contenute nelle sue parole, che, secondo la Cnn, sarebbero anche dettate dalla necessità di fermare la fuga di dirigenti e titolari di posti di potere dalla sua amministrazione uscente, ma sono tanti in queste ore a svuotare anticipatamente gli uffici, come se l’amministrazione Trump si stesse accartocciando su sé stessa. E poi ci sono dubbi e richieste di indagine sul comportamento della polizia, troppo blando nel reprimere i primi tentativi di irruzione, a tratti apparentemente indirizzato a favorirli. Prezioso, su fatti e ricostruzione dell’irruzione, lo speciale online del Foglio

 

Fatto #2 

Abbiamo detto delle osservazioni di Ceccanti, sull’inopportunità di manovra destabilizzanti proprio di fronte alla faticosa transizione americana. Forse ce ne sono anche altre di osservazioni e di ragioni, più correnti, più legate a questioni interne o a piccole paure, ma che concorrono a frenare gli slanci di chi nella maggioranza vorrebbe passare a un altro governo. Ci si dà tutti una calmata ed è certamente un bene. Per esempio, Matteo Renzi fa un enews straordinaria e, tra le varie cose, parla di “populismo violento che non è solo americano”. Ci si sente una messa in guardia anche da eventuali compagni di strada o di governissimi, come il Matteo Salvini noto per i selfie con cappelletto pro-Trump oltre che per tutto il resto. E intanto bisogna vedere come procede la ricerca del nuovo slancio governativo, di quell’impulso con cui si dovrebbe spostare l’attenzione sulle realizzazioni e gli impegni invece che sulle rivendicazioni e le recriminazioni. Domani si riunisce la direzione del Pd, ispirata alla linea, promossa dal segretario, di rafforzamento dell’azione di governo senza però sconvolgimenti nella sua composizione (questo è un riassunto ancora più in democristianese della versione originale di Nicola Zingaretti). I 5 stelle parlano poco, ma resistono nel sostegno, in un modo o nell’altro, a Conte. Questo è il quadro e ci fa pensare che il governo andrà ancora avanti ma che qualche segnale di accelerazione verrà dato su recovery plan, di cui una bozza aggiornata (secondo le indicazioni raccolte da Roberto Gualtieri) stasera sarà distribuita ai partiti per ulteriori osservazioni, e poi su infrastrutture e scuola. Ovviamente non è una partita facile e qualche perplessità già si affaccia. E chissà se qualcuno vorrà anche ricordare che ci sono modifiche regolamentari, legislative e costituzionali cui dare avvio per realizzare in pieno il cambiamento deciso con il referendum che ha ridotto il numero dei parlamentari. 

 

Fatto #3

Ancora un caso di una big Pharma che si allea con un’azienda specializzata per la fase di sviluppo e produzione di un vaccino anti-Covid. 

 

Oggi in pillole 

- Se vi resta curiosità per lo sciamano Jake Angeli ecco qualche immagine.

- La pressione della pandemia ancora troppo forte sul sistema sanitario, con 9 regioni in cui viene data per superata la soglia di sicurezza sui reparti cruciali degli ospedali.

- Neo-mamme vaccinatevi tranquillamente.

- Perché la Francia non corre a vaccinare (un senso c’è).

- I giapponesi, la loro autorità del farmaco, se la prendono tremendamente calma con l’approvazione del vaccino di Moderna, e con tutti gli altri in arrivo per la verità, perché la loro regola nazionale impone test fatti nel paese, in sostanza ricominciando ogni volta da capo per prodotti di importazioni. E intanto, all’orizzonte, ci sono nuovi grandi dubbi sulla praticabilità delle olimpiadi. Sarebbe un colpo tremendo per l’orgoglio nazionale e per l’economia.

- Nuovi focolai in Cina.

- In Argentina vogliono fare gli autarchici agricoli e rischiano grosso.

- Ovviamente abbiamo accettato tutti senza leggere (si parla dell’aggiornamento di whatsapp). Se vi date una guardata a cosa avete (abbiamo) firmato. Per cena è argomento funzionale e scorrevole per due chiacchiere.