Di cosa parlare stasera a cena

Il nuovo Di Maio e le vicende fiscali di Trump

Giuseppe De Filippi

Idee e spunti per sapere quello che succede nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi

Qui ci si è appassionati al dibattito interno ai 5 stelle. Vabbè è tutto a modo loro, con le note fissazioni e le procedure non-procedure che sfidano l’assurdo. Però proprio per questo, dovendo trovare qualche spunto per chiacchierare a cena, lì c’è da guardare e provare a capire. Perché poi, l’abbiamo detto più volte, c’è il clash tra i loro, ehm, principi fondativi e la pratica concreta del governo. Ci si è divertiti a osservarne gli effetti per mesi, e intanto si potrebbe notare una differenza tra Conte 1 e Conte 2. Quando i 5 stelle governavano con Matteo Salvini si rincorrevano, loro e il capitano, sul terreno della demagogia e del sovranismo. Ora, governando con la forza tranquilla del Pd, è come se fosse venuta meno la sfida concorrenziale all’interno della maggioranza lasciando ancora più i 5 stelle ideologicamente nudi di fronte all’opinione pubblica. Loro sono il re che deve, da sé, constatare la propria nudità e darsi da fare per risolvere il problema. Da lì i contorcimenti di questi giorni, in vista degli stati generali (sono andati a cercarsi un’espressione antica e pre-democratica perché istintivamente hanno paura della democrazia moderna, ma gli passerà) e di chissà quali accordi interni per dire che sì il Conte giallorosso va avanti. Quindi non impazziamoci con i giochi tra correnti dei 5 stelle, ma cerchiamo invece di trovare spunti nel nuovo Luigi Di Maio, in versione europeista e solidale. Una carta che si era inutilmente precluso in passato ma che, vista la tabula rasa dell’ideologia a 5 stelle, resta comunque sempre a sua disposizione. E’ il posto che comincia con “l’Europa”. Notiamo, comunque, che Di Maio non sarebbe il primo a cambiare idea sull’Europa in modo (forse) opportunistico, tanto per dire la sinistra italiana è stata per molti anni anti-europeista, salvo convertirsi gradualmente negli anni 80.

   

Ma soprattutto i 5 stelle stanno dando qualche segno di risveglio, dopo una prima reazione intontita, sulla vicenda di Pasquale Tridico. E hanno trovato, alcuni di loro ma strategicamente piazzati in commissione lavoro, la forza di dire che guadagnare 150 mila euro per guidare l’Inps è una cosa che non suscita alcuno scandalo e neppure stupore. Sì, all’inizio Di Maio ha vacillato, perché in lui agiva il tarlo della stupidità grillesca del movimento, quell’idea di lotta incessante e cieca contro chiunque diriga qualcosa, abbia responsabilità, sia pagato. Poi (va detto che alcuni commentatori esterni hanno aiutato a far rinsavire i personaggi più in vista tra i 5 stelle) anche Di Maio ha recuperato un po’ di lucidità e ha capito che l’unica via d’uscita era la difesa di Tridico, anche se finalmente titolare di uno stipendio ragionevole per la sua funzione. E sono arrivati tutti, poi, su quella posizione. Con il curioso effetto di aver portato i 5 stelle su una posizione meno demagogica di quella sostenuta da giorni dal gruppo Gedi e dai suoi sempre più sorprendenti giornali. La Repubblica di Maurizio Molinari prendeva le posizioni che ci saremmo aspettati sul blog delle stelle, un gruppo di 5 stelle, per la precisione i componenti della commissione competente, la lavoro, liquidava la faccenda definendo del tutto appropriato il comportamento del presidente dell’Inps e fake news l’attacco ricevuto. E’ una difesa un po’ burocratica ma è un inizio di difesa. Ah, ovviamente, tutto quanto si è detto non comporta difesa o approvazione del modo in cui Tridico ha guidato l’Inps finora. Tutt’altro, le critiche, in cui il Foglio si è sempre esercitato con speciale precisione e senza nulla di personale, restano tutte. Ma la vicenda sollevata da Repubblica resta un episodio di demagogia spinta.

  

Visioni differenti e scontro palese tra il Pd e la ministra Lucia Azzolina su un tema ipercaldo, il concorso per la scuola.

 

La discordia è totale come attesta la pagina Facebook di Matteo Orfini.

  

Ah però bravi a eBay, non si scherza con le compravendite

  

L’impegno di Iacopo Melio.

 

   

L’Europa vince un referendum in Svizzera (libertà di movimento tra Ue e Confederazione) e Ursula von del Leyen si congratula con la presidente svizzera.

 

Da seguire con attenzione per gli appassionati di politica, la start up sostenuta dalla scuola di formazione avanzata dell’università di Trieste che unirà intelligenza artificiale, sondaggi e lettura dei big data.

  

Il numero a 6 zeri che fa paura e l’impegno del ministro che, per fortunate e imprevedibili circostanze, ha saputo assicurare una buona gestione sanitaria della pandemia in Italia.

   

Gli errori e le condizioni che hanno messo nuovamente in difficoltà la Spagna nella gestione della crisi sanitaria.

 

Tra le università che riprendono in presenza.

 

Attenti all’ex Ilva che si fa davvero un gran pasticcio.

 

Il giornalista americano che per Forbes segue fisso Donald Trump ha preso qualche appunto sulle controverse vicende fiscali del presidente USA.

 

Trump ha dedotto il carburante per l’aereo e le spese per il parrucchiere.

 

Lui si arrampica sugli specchi.

 

E riferendosi a questi fatti Dan Rather, smessi i panni del noioso giornalista non di parte, cita un usatissimo verso di Walter Scott per dire che quando ci si incarta nelle bugie poi non se ne viene fuori.

 

Un importante esponente della democrazia europea non si nasconde nel giudizio pesantemente negativo su Trump. Voi per cena aggiungete una considerazione più italiana. Perché Trump vince nel 2016, ma i nostri 5 stelle e il nostro Salvini erano in pista e lanciatissimi già dal 2013, partecipi di un’ondata mondiale di demagogia e sovranismo (soluzioni semplici ma non funzionanti per problemi complessi). E la parabola dei due populismi italiani si intreccia con quella di Trump ma sempre la anticipa. Emerge prima, anche prima del 2013, e comincia a declinare proprio a ridosso delle attese elezioni presidenziali americane del 2020. Insomma il Trump che ora va verso il voto è inserito in una bolla mondiale già avviata allo sgonfiamento

 

Il voto delle donne per le presidenziali USA.

 

Harry e Meghan non vanno a, non so, il Grande Fratello, almeno per ora.

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