(foto LaPresse)

Di cosa parlare stasera a cena

Riflessioni sul voto e come risolvere il dilemma tra Covid e influenza

Giuseppe De Filippi

Idee e spunti per sapere quello che succede nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi

Ci rivediamo lunedì, quindi a urne chiuse da poco (si vota solo metà giornata), con dicosaparlare. E’ l’occasione per fare qualche mini riflessione, buona per cena, sul voto regionale, referendario e pure comunale. Allora ci sarà innanzitutto da guardare alle facce e ai commenti dei 5 stelle. La loro parabola si compie con il voto referendario, realizzando il massimo che la politica italiana permette a un movimento nuovo cui viene dato un forte sostegno elettorale. Sono andati al governo, hanno fatto passare qualcosa delle loro leggi bandiera, hanno realizzato una riforma costituzionale. Che se dovesse anche essere sancita dal Sì diventerebbe perfino operativa (ma la parabola si chiuderebbe anche con il No). Perché il nostro elettorato, dal 1992 in avanti, ama questi flirt brevi, questi esperimenti politici, ma poi non vuole che davvero si consolidi un nuovo assetto di potere. Il primo giro dei 5 stelle quindi finisce qui.

 

Per fare altri giri bisogna avere una straordinaria capacità di proposta politica e anche una grandissima tigna. E’ successo alle varie incarnazioni partitiche di Silvio Berlusconi, che ebbe più parabole e ogni volta seppe ricominciare. Per i 5 stelle è difficile che avvenga una ripresa completa di attività e proposta politica e la cosa più probabile è che dopo il referendum si cominci a lavorare separatamente tra le varie correnti. Luigi Di Maio e i suoi manovrieri e finalmente liberi dalle ossessioni antipolitiche, Giuseppe Conte, da esterno sì ma pesante, con i moderati e i governativi (questa è una qualità, non un difetto), i terzomondisti o anti-Europa o favorevoli alla decrescita con Ale Di Battista e Davide Casaleggio a giocare ai pastorelli di Rousseau nel villaggio svizzero.

 

Le chance elettorali, esclusa forse la corrente contiana, sono quelle che sono. La parabola è conclusa, la spinta grillina del 2013 e 2018 non c’è più, i temi sono arrugginiti, la simpatia è evaporata. Gridare in piazza contro la casta farebbe ridere, e le bandiere legislativa, come il reddito di cittadinanza, non hanno più il vento per sventolare. Ma la politica inventa soluzioni quando la ragione non le vede. Dopo il voto referendario vedremo che futuro tenteranno di darsi i tantissimi parlamentari a 5 stelle e che sponde tenterà di offrire loro il Pd. Intanto i loro (pochi) voti alle regionali non faranno gran male ai loro alleati governativi ma concorrenti regionali. Perché l’elettorato 5 stelle, ridotto all’osso, ha caratteristiche basicamente populiste. Lo si vede in Puglia e in Toscana, le due regioni in bilico, dove gli elettori rimasti attaccati ai candidati grillini sono ciò che resta dopo che si è fatta piazza pulita di qualunque pulsione politica genuinamente di destra o di sinistra. Sono qualunquisti puri e assieme adepti del sogno/incubo casaleggiano (la candidata pugliese è strettamente casaleggiana) e allora il loro voto non andrà a intaccare i serbatoi tradizionali di destra e sinistra e non dovrebbe, perciò, rappresentare un vero danno per nessuno. L’effetto sarà anzi, in Puglia e in Toscana, di far contare i voti di destra e sinistra in purezza, senza rumore di fondo.

 

Come è noto poi ci sono anche altre distinzioni nella maggioranza, ma lo schema visto prima per i 5 stelle vale anche, ad esempio, per il renzismo

 

Lavoratori (distanziati) in varie piazze italiane per avviare la stagione dei contratti e far pesare il sindacato tra i soggetti che indicheranno come usare i fondi straordinari negoziati con la commissione europea per la ricostruzione dopo la crisi sanitaria. Spiegamento di forze anche per prepararsi a una stagione di confronto con Confindustria, per la chiamata al rinnovo dei metalmeccanici, e anche con il governo, perché il pubblico impiego è un altro settore in cui il nuovo contratto parte tra difficoltà. Per Confindustria c’è anche da fare i conti con le associazioni interne, prima l’alimentare, poi il vetro e, aggiunta recentissima, la gomma-plastica, da cui sono venite iniziative autonome con rinnovi fatti in velocità e a condizioni migliori di quelle che ritiene ragionevoli il grosso dell’industria italiana. Ma qualche spiraglio si è aperto, e anche i toni sindacali di oggi lo hanno mostrato, anche grazie all’apertura dei tavoli preparatori per i metalmeccanici. Usando quegli spazi di confronto non dovrebbe esserci il ricorso a ulteriori iniziative di lotta, contribuendo così a rinfrescare il temuto autunno caldo

 

d’altra parte le cose non vanno malissimo per l’industria (nel 2009 fu peggio) e, stanti gli incentivi attesi dal piano per la ricostruzione, dovrebbero aprirsi spazi per una trattativa non arcigna sui rinnovi contrattuali. Mentre l’altra comprensibile preoccupazione sindacale, quella sull’occupazione al termine del blocco dei licenziamenti, sta entrando in un ambito gestibile. Non mancheranno le tensioni e i problemi, ma l’andamento dell’industria e l’atteso ritorno del mercato dei servizi dovrebbero contribuire a tamponare l’emorragia di posti

Il ministro Enzo Amendola comunque il confronto lo apre anche con i sindacati sui fondi europei

 

Dopo quello con AstraZeneca ecco l’accordo con Sanofi da parte dell’UE per i vaccini

 

Sarà il dilemma dell’inverno, ecco come risolverlo (covid o influenza?)

poco sensato far passare i no-tav dalla parte della ragione

 

il diritto sospeso o negato tra i profughi sull’isola di Lesbo

 

 

Intervista con mille spunti per parlarne a cena, anche perché l’intervistato è il cofondatore di Netflix, Reed Hastings, ed è una persona interessante. Domande giuste e risposte non pigre (ma veloci). Sono affascinanti l’avversione per i cretini brillanti e la volontà di pagare molto bene chi aggiunge idee e talento. Rincuora la convinzione con cui Hastings indica gli attuali ingentissimi investimenti e la loro crescita futura. Lui stesso dice che i criteri di gestione aziendale di Netflix non sarebbero applicabili in gran parte delle altre aziende. Ma, sembra anche aggiungere, peggio per loro

 

come provare ad andare a vedere il tennis a Roma per gli Internazionali (mentre Berrettini ha passato il turno)

 

 

Il quinto sapore per cena è un tema ideale, andrete subito tutti alla ricerca di qualche traccia di umami nei piatti. E’ quello che resta dopo amaro, dolce, salato e acido. Ne troverete certamente traccia perché un goccino ce n’è nel parmigiano, nel prosciutto crudo, nei broccoli, nelle rape, negli asparagi e in tante altre cose che si mangiano. Se poi volete esagerare andate dritti al glutammato e ci troverete pure troppa presenza del quinto sapore. Nel dubbio, oltre alla lodevole iniziativa marchigiana, esiste anche un umami information center

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