Il premier Giuseppe Conte (foto LaPresse)

L'Italia tra semplificazioni e crescita (che non c'è)

Giuseppe De Filippi

Idee e spunti per sapere quello che succede nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi

Oggi sul Foglio si riscopriva l’utilità dei vincoli per le scelte politiche, del cosiddetto vincolo esterno, delle condizionalità. Si faceva, nell’editoriale di Claudio Cerasa, la lode dei sentieri stretti, che, sì, vanno percorsi con cura e magari con fatica, ma almeno portano da qualche parte. E Giuseppe Conte oggi ha provato a vincolare il governo a una serie di impegni superiori alle forze immediatamente disponibili e anche superiori rispetto alla capacità realizzativa mostrata dal sistema Italia (e non da questo governo) negli ultimi anni. “Sblocchiamo una volta per tutte i cantieri”, ha detto Conte, affidando agli articolo del decreto semplificazioni il ruolo di “trampolino per il paese”. Allora, è chiaro che qui c’è un po’ di oratoria, e neanche della miglior qualità, ma l’aspetto che va colto, appunto andando oltre l’oratoria, è che a questo benedetto decreto e alla sua mozione d’intenti, il governo questa volta ci si è proprio vincolato, ha posto quegli obiettivi come condizione di sopravvivenza, non tanto del governo ma del paese. Perché questo è vero lo scopriamo leggendo le stime della commissione europea, qui sotto, e le indagini di Ocse e Banca d’Italia. La congiuntura è tale da sconvolgere l’oratoria un po’ vuota, cioè i trampolini di lancio, e farne qualcosa di concreto, cioè un elenco di opere pubbliche incagliate da anni (erano rimaste così per la vuota oratoria di altri governi, ne va dato atto a Conte e alla sua maggioranza) da riavviare con forme di commissariamento (più modello Expo che l’impossibile modello Genova, fa notare Matteo Renzi) e un altro elenco di opere da avviare da zero, ma con procedure più semplici e veloci. Conte fa la conferenza e poi con signorilità e a mostrare spirito di squadra ritwitta tutti i ministri che intervengono sul decreto.

 

  

 

A cominciare da Paola De Micheli

 

 

quindi ce n’è per la pubblica amministrazione

 

 

Roberto Gualtieri forse non diceva “a tutta velocità” da quando aveva 10 anni e mimava le corse automobilistiche, e questo vorrà pure dire qualcosa

 

  

vediamo un po’ meglio il lavoro della ministra De Micheli e quali sono i cantieri da sbloccare e quelli da avviare ex novo

 

 

Renzi, come si diceva, ci vede parte della sua proposta per la ripresa

 

in questo zelo improvviso per le opere e i lavori pubblici nessuno che pensi alla monnezza

 

  

le pecche

 

  

per Carlo Stagnaro è tutto sbagliato, tutto da rifare. Ma forse ciò che segnala, anche se riferito a errori di impostazione, potrebbe ancora portare a correzioni in corso d’opera

 

  

La mappa della crescita in Europa. E noi siamo rossi rossi e poi però anche verde intenso. Quindi forte calo quest’anno e buon recupero il prossimo, sempre lasciando qualche ferita aperta tra discesa e risalita. Altri previsori restano più ottimisti sul 2020 ma vedono anche meno dinamismo nell’anno seguente. Più avanti vedremo come alcuni elementi psicologici, alcune aspettative, e il modo stesso in cui si attraverseranno le settimane più dure della crisi economica, potrebbero avere effetto sulle possibilità di ripresa nel 2021

 

  

Il Covid si è mangiato 10 anni di progressi del mercato del lavoro, lo dice l’Ocse e ce lo spiega Andrea Garnero

 

  

e ci aiuta anche per inquadrare il caso italiano

 

 

  

L’indagine della Banca d’Italia sui bilanci familiari, proprio mentre imperversava la crisi sanitaria. Tante cose da segnalare, tra cui la convinzione, espressa da chi ha risposto al sondaggio, che i consumi per spettacoli, intrattenimento, socialità, ristoranti, viaggi, saranno comunque ridotti anche una volta usciti dalle restrizioni dovute al controllo della pandemia. L’impressione, insomma, è quella di un cambio strutturale, permanente e qualitativo nelle scelte individuali di consumo. E’ possibile che gli intervistati siano stati portati a immaginare questi sviluppi perché tendono a proiettare la situazione di questi giorni sul futuro. Ma è certo che la durata della crisi pandemica abbia un effetto su previsioni e aspettative. Se, come sembra, molte parti dell’economia continueranno ad andare a rilento, fino a fine anno, quelle convinzioni negative si rafforzeranno e diventerà reale il rischio di un cambiamento profondo e irreversibile. Significherebbe mettere a rischio la stessa possibilità di rimbalzo, di ripresa economica, nel 2021

 

 

quindi, leggendo questa nota Istat, andiamo a cercare i “segnali di fiducia” per quanto labili, se non altro fanno più notizia

 

 

la fuga dei presidi, da Nord a Sud, e perché la scuola è una brutta gatta da pelare

 

  

il volo da Dacca e gli altri voli da fermare

 

 

Deutsche Bank e Epstein

 

   

In Francia la critica alle vacanze con lo sconto per i dirigenti dello stato, con foto di una spiaggia di una bellezza talmente esagerata da far venire immediatamente voglia di assalti rivoluzionari per andare tutti in quel mare

 

 

Per appassionati

 

  

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