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Di cosa parlare stasera a cena

La pandemia Covid-19 e l'avanzata di Biden

Giuseppe De Filippi

Idee e spunti per sapere quello che succede nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi

L'ufficializzazione della condizione di pandemia.

  

Tra le varie cose diventano esigibili i pandemic bonds della Banca Mondiale e si possono scindere molti contratti internazionali, ecco un po' di regole specifiche di questa condizione.

 

Per gli aiuti economici ci sono decisioni e ci sono contatti con le autorità europee. Ecco la lettera del ministro Roberto Gualtieri alla commissione europea.

   

Grazie e tutto molto apprezzabile, però appunto questa idea che sia un problema specificamente italiano (e non lo si dice per nazionalismo, figuriamoci, vedrete più avanti di cosa si tratta e la pure e semplice dichiarazione di pandemia implica che non è affatto un problema solo italiano) è sbagliata, ed è sbagliata in modo pericoloso in quanto induce gli altri paesi europei a non preoccuparsi. Comunque grazie per la solidarietà molto concreta, con l'allargamento del possibile ricorso al mercato sotto l'ombrello europeo da parte del tesoro italiano.

 

Il dettaglio delle decisioni sulle scadenza da rinviare per fisco, mutui, utenze, arriverà venerdì. Il lavoro per definire l'intero pacchetto è piuttosto complicato, perché gli interessi che si toccano non sono solo quelli gestibili dell'erario (in grado di sopportare un ritardo nel flusso delle entrate) ma anche quelli di banche, aziende, utility, enti locali, Inps e altri. Insomma, bisogna muoversi con cautela. Ecco, per dirne una, la difesa preventiva dell'Abi.

 

Ieri dicevamo che nel modello di italiaprotetta o nell'adozione dell'arancione, come sfumatura minore del rosso, restava un ampio spazio di discrezionalità e si faceva appello al coinvolgimento di tutti per realizzare davvero gli obiettivi. Insomma si diceva che esistono molte gradazioni tra la blanda esortazione a ridurre gli spostamenti e la chiusura totale in stile Wuhan (con tutti chiusi in casa, una persona autorizzata a uscire per nucleo familiare ogni due giorni, la logistica delle merci e delle utility affidata all'esercito sotto stretta sorveglianza). Ora, con la richiesta avanzata dalla Lombardia, vediamo che esiste la possibilità di graduare l'intensità della chiusura e forse questo è il punto che sfugge nella discussione ridotta a chiusura sì o no. La richiesta lombarda comporterebbe (saprete stasera come va a finire, ma è molto probabile che la richiesta venga accolta) un blocco per tutte le attività aperte al pubblico non essenziali, come ristoranti e bar, una sostanziale riduzione del trasporto pubblico, ma sarebbe garantito il mantenimento in attività delle principali attività industriali. Su quest'ultimo e complesso punto la regione fa espressamente riferimento al piano e alle richieste di Confindustria Lombardia. Perché sarebbe necessario avere l'accordo anche dei sindacati, con i quali Confindustria può avviare un dialogo immediato, per stabilire regole in deroga ai contratti nazionali e allo stesso statuto dei lavoratori in materia di controllo degli spostamenti personali dei dipendenti, ai quali andrebbe chiesta, nel loro interesse prima di tutto, massima cautela e adozione di tutte le protezioni personali possibili (a carico del datore di lavoro) ma anche, appunto, una pari prudenza nelle attività fuori dall'azienda. Non è una questione semplice ma assieme agli industriali lombardi anche quelli veneti hanno fatto presente che il fermo produttivo totale sarebbe una sciagura. Non si tratterebbe di un problema transitorio, con un colpo al conto economico, ma di un peggioramento definitivo della competitività e quindi della capacità di tenere quote di mercato. Questa foto messa e commentata molto negativamente da Roberto Burioni mostra che certamente c'è molto spazio tra la chiusura arancione e quella più intensa e che forse qualche passo nelle direzione di un maggiore controllo va fatto.

  

poi, e siamo normalmente comprensivi, tutti hanno avuto sbandamenti, cambi di visione repentini, e tutti hanno espresso richieste contraddittorie e dato indicazioni altalenanti. Quindi rievochiamo, con l'aiuto di Enrico Zanetti, uno degli ultimi e più acrobatici contorcimenti, ma lo facciamo solo perché è legato a ciò che si diceva della Lombardia. Poco più sotto vedrete che i vari paesi europei e gli Stati Uniti sono in preda a rivoltamenti di frittata nel discorso pubblico al nostro stesso livello e anche peggio.

  

Be', gli inglesi però sono tranquilli. A volte sembra che abbiano scambiato questa emergenza per una roba da italiani, una paura ingigantita, magari per cercare una scusa per stare a casa. Sembra sfuggire loro la realtà dei fatti, del tutto assente dal dibattito politico nel silenzio anche dell'opposizione.

  

I tedeschi si acconciano alla convivenza, anche di lunga durata, anche per sempre, con il covid-19, leggendo quello che pubblica il loro istituto nazionale per gli studi sulla medicina e sulla virologia. La stessa cancelliera Angela Merkel dice tranquillamente che il 70% dei suoi concittadini contrarrà il contagio. E nel dirlo non mette in atto misure di totale controllo degli spostamenti e delle attività pubbliche. E' una strategia diversa, perfino concorrenziale con la nostra, come osserva Giuliano da Empoli.  Forse inserita nella teoria della "specie di influenza e nient'altro". Ma è scelta pericolosa, se l'incidenza dei casi gravi e gravissimi fosse la stessa che in Italia o anche se fosse leggermente minore. Per essere molto brutali in caso di contagio molto diffuso (anche meno del 70% immaginato da Merkel) potrebbe avvenire che il deterioramento delle condizioni di salute della popolazione vanificherebbe lo sforzo fatto per tenere in piedi il sistema produttivo. Come dicevamo ieri ripescando le tesi espresse qualche giorno fa da Nassim Taleb è meglio andare in panico prima e non dopo.

 

Corea del Sud era stata indicata come modello, ed effettivamente ha fatto il massimo possibile, ma i dati non sono confortanti.

 

Soluzioni possibili.

 

Ecco un altro déjà vu per noi italiani, la polemica tra stato centrale e regioni sull'attuazione (non attuazione) delle norme di emergenza.

  

A proposito, il sindaco difende puffolandia, ma poi vedrà da chi quelle cose le ha già fatte e in quel posto c'è già stato (come suggerisce Filippo Sensi).

 

Whatever it...took, insomma la Bank of England dice di aver sparato, con la recentissima decisione sui tassi, le sue ultime cartucce. Ora toccherebbe alle altre autorità della politica economica. Il giudizio è dell'attendibile Mohamed El Erian.

 

Soli, ma mentre esortiamo tutti a stare a casa è ovviamente inevitabile che si riducano gli spostamenti.

 

Intanto questa scoperta serve a salvare tantissime persone e dà molto conforto a chi è impegnato negli ospedali.

 

E un'altra buona notizia, questa volta di politica sanitaria, con la decisione del governo francese di interrompere in modo drastico la rimborsabilità dei preparati omeopatici. La decisione è giusta, per le note ragioni scientifiche, ed è opportuna ora che bisogna concentrare risorse dei sistemi sanitari verso le cure efficaci, ed è coraggiosa perché la principale azienda del settore è francese e farà fortissime pressioni sul governo.

 

La sterzata netta e ormai definitiva delle primarie democratiche a favore di Joe Biden, comincia la sfida vera a Trump. Biden parte subito all'attacco criticando la incapacità di Trump nella gestione della crisi sanitaria. E sugli altri temi, si direbbe, obamiani. La risposta, la campagna trumpiana, sarà tutta centrata su attacchi personali a Biden per la sua (presunta) incapacità di concentrazione e di tenuta psicologica. E su questioni altrettanto personali perché legate alle attività nel business internazionale del figlio Hunter (ricorderete la vicenda ucraina, le richieste accompagnate da velate minacce di Trump al presidente ucraino perché indagasse su Biden junior, e anche la richiesta di impeachment che ne seguì).

 

Altri presidenti che si sono tolti il pensiero di primarie ed elezioni.