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Il referendum sul taglio dei parlamentari e l'impeachment di Trump

Giuseppe De Filippi

Idee e spunti per sapere quello che succede nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi

Per le conversazioni di tattica politica c'è molto da attingere negli sviluppi legati al raggiungimento delle firme necessarie per indire il referendum confermativo sulla legge costituzionale che ha ridotto drasticamente il numero dei parlamentari. Si intrecciano varie vicende, perché c'è il referendum in sé, per il quale già arrivano indicazioni di voto da leader politici, ma soprattutto ci sono conseguenze sui tempi delle elezioni. Ad esempio chi avesse veramente molta fretta, e riuscisse a mettere assieme un sufficiente fronte parlamentare, potrebbe tentare un blitz a inizio anno nuovo per ottenere lo scioglimento delle camere prima della scadenza del referendum, da tenersi in primavera. L'effetto potrebbe essere politicamente interessante perché si otterrebbe, con sfiducia, scioglimento camere e indizione delle elezioni, un rinvio implicito del taglio dei parlamentari, dal momento che la legge sarebbe ancora soggetta a referendum confermativo e quindi non sarebbe ancora in vigore al momento del voto. Allo stesso modo, però, questa finestra di opportunità per i vari Matteo Salvini o Giorgia Meloni, asseriti alfieri del voto al più presto, avrebbe il difetto di essere piuttosto ristretta. Insomma, o si decidono e soprattutto riescono a portare dalla loro un sufficiente numero di parlamentari della maggioranza oppure l'effetto del referendum diventa opposto, e diventa cioè quello di garantire una durata certa della legislatura per un tempo abbastanza lungo, dovendo aspettare l'esito del referendum e poi conformare ad esso la composizione numerica del parlamento futuro e quindi decidere quale legge elettorale sarebbe più adatta al nuovo assetto per tutelare, ad esempio, le rappresentanze locali o i partiti più piccoli (che non sono i più piccoli nell'attuale parlamento). Questo secondo esito sembra il più probabile e va ascritto, quindi, alla fortuna che accompagna il premier Giuseppe Conte, contro la quale sembrano procedere, ma non scarso successo, i tentativi di intesa sostanzialmente anti-contiana anche tra esponenti della maggioranza.

 

 

Il presidente Sergio Mattarella nel discorso che segna, più politicamente di quello di fine anno, il bilancio dell'anno. C'è molto su cui ragionare e ci sono indicazioni verso la stabilità perché molte necessità premono.

 

 

Sarebbe il caso, intanto, visto che questa maggioranza sembra avviata verso una durata maggiore del previsto, che se ne metta fuori un parlamentare come Elio Lannutti la cui difesa da parte di componenti del Movimento 5 stelle non ha più modo né ragione di proseguire. Sul Foglio avrete seguito come, da anni, si indichi l'antisemitismo e il complottismo pericoloso di questo personaggio all'attenzione del paese e della politica.

 

 

Qui il nostro politico di riferimento, la cui vicenda andrebbe raccontata di più, per le capacità di resistenza alle avversità legate alle mode elettorali e a quelle determinate da una regione complessa.

 

 

Matteo Salvini in tribunale.

 

  

L'Europa batte un bel colpo nella competizione industriale, valga da esempio per altre aggregazioni intraeuropee che non si riescono a realizzare, o vanno a rilento, per gli eccessi della vigilanza antitrust o per resistenze culturali e di bottega.

 

Si guarda alle prospettive congiunte, con realismo.

 

 

Un punto che piace alla Cisl (è una loro vecchia battaglia).

 

 

Brexiteers che si preoccupano degli investimenti dei neo-campioni europei dell'auto.

  

 

Mossa interessante dei sindacati italiani contro i sistemi di gestione e di organizzazione del lavoro nelle società di consegna su chiamata, quelle dei rider per capirci. I sindacati contestano l'impostazione dell'algoritmo che guida le assegnazioni delle consegne perché discriminerebbe chi ha meno tempo disponibile (quindi proprio quei lavoratori che non considerano quel tipo di impiego come un'attività da svolgere con continuità).

 

 

Si vota per l'impeachment alla camera dei rappresentanti, il tasso di approvazione del presidente Donald Trump intanto va benino.

 

A Parigi e in molte altre zone della Francia ancora mille peripezie per spostarsi e qualche interruzione negli approvvigionamenti energetici. Emmanuel Macron svolge con precisione il suo ruolo presidenziale, quindi appena più dialogante del governo, anche nella vicenda delle pensioni. Si dividono i compiti, il presidente e il primo ministro, cui spetta invece di tenere duro il più possibile. In ogni caso oggi comincia un tentativo di dialogo con il sindacato per scongiurare il blocco natalizio ad oltranza.

 

 

Donne che ribaltano finalmente l'egemonia maschile a freccette (darts per la precisione).