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Di cosa parlare stasera a cena

Le conseguenze del voto in Umbria e il dopo Draghi

Giuseppe De Filippi

Idee e spunti per sapere quello che succede nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi

Il dopo voto in Umbria, ne dovrete parlare per forza. Allora, tra la chiave assolutizzante, che fa derivare tutta la politica futura in Italia dal voto umbro, e quella relativizzante e perfino riduttiva, qui si preferisce la seconda. La simpatica accozzaglia improvvisata tra Pd e 5 stelle ha perso perché non poteva andare diversamente. E non per ondate ideologiche ma per consunzione dei rapporti umani minimi tra chi ha diretto le cose regionali per decenni e, via via, i cittadini che sono inciampati tra le storture del potere. Serviva un detonatore e gli elettori umbri hanno approfittato del salvinismo/melonismo. Serviva qualcosa che consentisse a tutti di dire che si voltava pagina (sia dall'uso fatto in passato del potere, sia dall'abuso). I nominati nella sanità e i non nominati, gli imprenditori o semplici proprietari di immobili che volevano ricominciare dopo i terremoti e quelli che se ne volevano approfittare. Serviva una catarsi, serviva cancellare il passato ormai intasato di conoscenze, dispetti, favori, scelte. In una regione che soffre l'asfissia del potere e ora è sbottata i movimenti elettorali diventeranno più repentini, come lo sono stati nelle zone delle grandi città in cui è finita una storia fatta di rapporti fitti e di tipo assistenzialistico tra cittadini e amministrazioni. L'impressione è che i partiti lo sappiano, il Pd prova a fare due conti, che magari faranno sorridere qualcuno, anche perché si fa notare ad esempio che il candidato sconfitto Vincenzo Bianconi in numero assoluto ha preso più voti della allora vincente Katiuscia Marini. Magari in questa considerazione c'è un'eco della "sostanziale tenuta" di primorepubblicana memoria, ma c'è anche un barlume di interesse, perché ci mostra che la spallata al potere storico locale arriva da un'operazione straordinaria di coinvolgimento elettorale e perciò ha molto di locale e di eccezionale.

   

Giuseppe Conte tiene sulla linea del governo fino al 2023. Luigi Di Maio fa come sempre il provocatore a difesa dell'orgoglio a 5 stelle ma non parla di crisi, Nicola Zingaretti chiede che si dia un po' di sostanza all'intesa di governo (che però non significa necessariamente diventare alleati eterni ma potrebbe essere anche solo una richiesta, sensatissima, di governare secondo principi da mettere il più possibile in comune e da dichiarare in pubblico).

  

Il governo barcolla per questioni legate alla gestione dell'accordo di maggioranza, altro che Umbria.

 

Matteo Renzi invece punta sugli errori della coalizione tentata tra sinistra e populismo redimibile, primo dei quali è stato quello di essere una coalizione.

  

Matteo Salvini è già in sbornia elettorale, vedremo per il risveglio.

 

Ma perché qui i Verdi non li vota nessuno?

 

Il "grazie Mario" di Sergio Mattarella a Draghi, mentre alla Bce tutti i capi di stato europei davano il loro saluto all'uscente italiano e il benvenuto a Christine Lagarde.

  

Perché si può dire che Draghi ha salvato l'euro e l'Europa, e perché si deve dire che ora tocca ad altri (lui ha finito le munizioni e il cesto pieno di parole). 

  

E un discorso di Emmanuel Macron per il cambio di guida alla Bce, da osservare sempre come i governi si mettono in relazione con la banca centrale (lo statuto la protegge e lo sanno).

 

Cori da stadio contro Donald Trump, "Lock him up" gli gridavano, citando, ma solo citando (perché il contesto è diverso), il suo orrendo slogan contro Hillary Clinton.

  

L'Argentina sceglie un imbellettato peronismo, già necessaria una stretta al cambio della valuta.

  

A Hong Kong non si esce dal confronto tra la protesta di chi vuole più autogoverno e più garanzie per i cittadini e il potere di Pechino e a rendere le cose ancora più complicate (oppure a dare una spinta verso una soluzione di qualsiasi tipo) arriva la recessione.

 

Attivarsi, non deve succedere.

  

Eddie Murphy vuole tornare a far ridere da solo.

 

Intanto Tiger Woods ha fatto l'impresa, tornando a vincere sul circuito Pga (il più importante del mondo) e collezionando la vittoria numero 83.

  

Controllate che dopo non ci sia una cascata.