Matteo Salvini (foto LaPresse)

Il braccio di ferro sulla Sea Watch e lo choc fiscale

Giuseppe De Filippi

Idee e spunti per sapere quello che succede nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi

La pressione fiscale è un bell'indicatore all'ingrosso. Tanto entra, tanto si produce, poi si fa una bella frazione e si vede come va. Succede che, complice la frenata dell'economia e in attesa dei miracoli del cambiamento, il suddetto cambiamento ci sia, ma verso un inasprimento del prelievo generale e non nella direzione sempre e continuamente annunciata dal governo. Se ne parlerà e molto.

  

effettivamente se ne parla, non proprio con analisi profonde ma con il gusto, da parte dell'opposizione, di rinfacciare al governo questo pesante 38%. Da governo e maggioranza si tende, invece, a parlar d'altro

 

Allora si proponga un bello choc fiscale, uno di quei colpi netti (mai visti) verso il basso alle imposte principali, magari quelle che colpiscono i redditi da lavoro. Beh, è alto il sospetto che si possa applicare il teorema enunciato da Giorgetti riguardo ai minibot ma estendibile a tanti altri ambiti delle politica economica: se fosse così facile lo farebbero tutti. E infatti è la Corte dei Conti ad applicare la regola giorgettiana dicendo che no, uno choc fiscale non è pensabile per l'Italia, perché nelle condizioni attuali dei conti pubblici ci sarebbe un contro-choc, anche più pesante, per le condizioni finanziarie generali e, evidentemente, per le condizioni di mercato del debito pubblico. Allora niente choc ma, guarda un po', il solito sentiero stretto, quello che non piace a nessuno ma che non ha alternative.

 

  

Altrettanto degno della vostra attenzione e degli scambi di idee con gli amici è il caso dei migranti a bordo della Sea Watch 3. Anche in questo caso sembra di sentire nell'aria sia il monito dei magistrati contabili sia il teorema di Giorgetti. Se fosse così facile respingere lo farebbero tutti, potremmo dire mutuando. E poi attenti agli choc perché i contro-choc poi sono pericolosi. Insomma, anche nella complessa questioni delle migrazioni e delle politiche per gestirle dal lato dei paesi destinatari le soluzioni tagliate con l'accetta fanno danni.  confondono la razionalità collettiva, impediscono le scelte che, gradualmente, migliorano davvero le cose. Anche in questo caso il dibattito ferve.

 

Però siamo sempre a "O l'Olanda..."

 

 

La coraggiosa comandante della nave, superato il limite delle acque italiane, intanto chiede lo sbarco immediato delle persone che trasporta.

 

 

Donald Trump fa la guerra mondiale dei tassi di interesse. Se l'era presa con Draghi (salvo ora lodarlo proprio per le stesse ragioni o almeno indicarlo come lo scaltro banchiere centrale che manca agli Usa) giorni fa, attaccandolo direttamente e in modo inusitato via Twitter, ora ce l'ha con il presidente della Fed, Powell, accusato di non aver abbassato i tassi. Chiaro che la politica monetaria ha senso solo se indipendente dal governo e dal potere esecutivo/presidenziale (a meno di condividere le idee bancarottiere dei sovranisti). Trump non vuole cambiare lo statuto della Fed, ma solo interpretare le leggi a suo piacimento, sostenendo di avere il diritto di licenziare Powell, cosa che però non sembra proprio pacifica. Trump non aspira insomma a piani arditi come quelli di Borghi e Bagnai in Italia, ma si limita ad attacchi personali che potranno anche tornargli utili, in campagna elettorale, per sfruttare un nemico cui imputare eventuali cattivi andamenti economici. A far montare la furia presidenziale era stata la serie di dichiarazioni con cui, dopo parole che erano state interpretate come non necessariamente contrarie alla linea presidenziale, Powell ha invece eliminato le speranze di chi attendeva tassi in calo.

Al di là delle sparate dialettiche trumpiane c'è da registrare ciò che avviene sul mercato, con il dollaro ormai attraente ancor di più a livello mondiale e in grado di drenare gran parte della liquidità in circolazione.

 

Poi tanto parlano tutti del caldo, anche in Europa.