Matteo Renzi (foto LaPresse)

Il governo Cottarelli e la linea-Renzi sul futuro del Pd. Di cosa parlare a cena

Giuseppe De Filippi

Idee e spunti per sapere quello che succede nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi

Mettiamo un po' di ordine anche nelle nostre chiacchierate a cena. Quindi, nel caos generale, cominciamo da ciò che ha detto Carlo Cottarelli dopo aver accettato l'incarico provvidenzialmente datogli dal perfetto Sergio Mattarella.

 

 

E ovviamente una rinfrescata di memoria.

 

 

Sostegno al presidente Mattarella e solidarietà per gli attacchi scomposti ricevuti. È una premessa più che un tema di cui parlare. Ma non tutta l'Italia delle associazioni, partiti, sindacati, si è espressa con chiarezza.

 

 

Umorismo da cena, scioccherello, ma può aiutare a entrare nel tema del dopo Cottarelli, che vede nuovamente necessario un ruolo del Partito democratico. La battuta, americaneggiante, è che da noi i democratici si propongono come repubblicani. Ma insomma c'è anche da sperare che ci sia anche una volontà vera di riempire l'offerta politica con qualcosa che ora è terribilmente assente. Arriva direttamente da Matteo Renzi e quindi comporta anche, altro tema da cena, un'analisi sulle possibilità di salvare le intuizioni renziane all'interno del Pd, perché sotto all'insolita definizione di "alternativa repubblicana" potrebbe essere una linea per il Pd o per un nuovo schieramento.

 

 

Domande francesi.

  

 

Oh no, tornano i sondaggi, il cui oggetto si presta a micidiali esordi conversativi, che partono con "ho/hai letto gli ultimi sondaggi?" e proseguono con delle pippe analitiche spaventose.

 

 

Intanto c'è da fare la manovra, oppure no. Cottarelli la fa se ha la fiducia, altrimenti la lascia al nuovo Parlamento e al nuovo governo dopo un voto settembrino. E le incombenti aliquote Iva salgono, sistemando però da sole quasi l'intera necessità di correzione. Mentre i mercati finanziari continuano a dubitare della situazione italiana e certo non si accontentano di un incarico che al 90 per cento porterà a un governo senza fiducia e di brevissima durata.

 

Luigi Di Maio prima fa il pronunciamento da Fabio Fazio poi capisce di aver detto stupidate e cerca comunque un po' di capitale politico protestando contro il Quirinale in un giorno simbolico. Ma di buffonate ne sono già state organizzate tante, a partire dalla disfida delle foto presidenziali.

 


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