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La crisi in Siria e la telefonata tra Di Maio e Salvini. Di cosa parlare a cena

Giuseppe De Filippi

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Il tweet del giorno è di Donald Trump, ed è di quelli che potrebbero entrare nella storia (ma speriamo che non ci entri):

 


  

Ma poi lo stesso Trump ha un po' rimischiato le carte, proponendosi come interlocutore dei russi, nel comune interesse. Sempre su Twitter, ovviamente. E prima aveva provato a buttarla talmente in caciara, come si dice a Roma, da identificare nelle inchieste sulle relazioni tra il suo staff e la Russia l'origine di tutte le tensioni.

  


  

Mentre l'Arabia Saudita afferma di aver intercettato un missile diretto su Riad.

 


  

A cosa stai pensando Zuckerberg? A tutte le domande della commissione del Senato americano con cui sono in una relazione complicata. Non mancano però migliaia di notifiche dal mondo e condivisioni, tra cui questa. Il Foglio lo ha seguito in diretta, intanto in Borsa il titolo andava di poco sopra o sotto lo zero. Mentre secondo il Financial Times Zuckerberg, apprendista stregone, non riesce più a controllare ciò che ha creato.

 


 

La telefonata dichiarata e comunicata al mondo finalmente c'è stata. Salvini e Di Maio si sono parlati per concordare l'elezione del leghista Molteni alla guida della commissione speciale (lo sappiamo, ieri si diceva Giorgetti, ma oggi invece è Molteni). Un forte segno di convergenza mentre succedono anche cose divergenti. Nel Lazio i 5 Stelle sono sempre più inseriti in un accordo con il presidente Zingaretti, non solo governatore del Pd, ma anche possibile candidato alla segreteria. Mentre nelle ormai centralissime Molise e Friuli Venezia Giulia, M5s e Pd sono ovviamente in competizione. Ricapitolando: piccolo accordo in politica nazionale tra Lega e 5 Stelle, accordo operativo in regione Lazio tra Pd e 5 Stelle, competizione aperta, ovviamente, nelle regioni di cui ora tutti parlano (mentre Di Battista insulta Berlusconi e Toti fa appello perché il centrodestra resti unito). 

 

Intanto però Salvini non si dimentica degli amici e fa un po' di politica estera in proprio.

 


  

Gli accordi visti dal Pd, secondo le fonti ufficiali e non quelle dei vari aperturisti (anche oggi però Franceschini ha fatto i suoi passetti in direzione 5 Stelle).

 


 

John Elkann guarda ai conti Exor (ottimi, con importante contributo da Fca) e conferma che il primo giugno, a Balocco, ci sarà l'indicazione del nome del successore di Sergio Marchionne. Sarà una persona che è già con noi, ha ripetuto. Parlarne a cena per uscire dalla noiosa discussione sul governo.