Il mondo sta assaggiando cosa sia la "non globalizzazione" e probabilmente in poche settimane si tornerà a guardare nostalgicamente alla globalizzazione (foto LaPresse)

Dalla vigilia delle consultazioni alla partita sui dazi. Di cosa parlare a cena

Giuseppe De Filippi

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Il primo giro di consultazioni comincia domani nella più statica rivendicazione delle proprie posizioni da parte dei vincitori del 4 marzo. Parlarne con una punta di noia, in attesa di questa prima sfilata quirinalizia. Come tema di conversazione tra amici provate a ragionare su uno degli esiti possibili, quello del ritorno alle urne. Ci sarà sicuramente qualcuno che aggiungerà: sì, ma con un'altra legge elettorale. Allora provate a vedere, forti di logica e matematica, come non sia affatto facile (si direbbe impossibile) trovare una legge diversa dalla attuale o da un aumento della quota proporzionale prevista dalla legge attuale. E sfidate chiunque a indicare, invece, una soglia per il premio di maggioranza che possa accontentare tutti. E vedrete che tale soglia non esiste. Intanto il Pd, meno coinvolto nella prima fila dei consultati e con qualche lusso da spettatore, la vede così.

 

C'è la partita dei dazi, il mondo sta assaggiando cosa sia la "non globalizzazione" e probabilmente in poche settimane si tornerà a guardare nostalgicamente alla globalizzazione, magari un po' più vaccinati. Tra le varie cose c'è uno specifico bergamasco che non potrà lasciare indifferenti e trumpiani e putiniani della Lega.

  

Si era già scritto in un "di che parlare" che con un sistema fortemente stabile e centralizzato come quello francese lo scontro non è mai parlamentare ma è sociale. Oggi sono cominciati gli scioperi che colpiranno i trasporti francesi per i prossimi mesi, perché la protesta viene diluita con metodo e in questo modo riesce a esercitare la massima pressione sull'esecutivo. Nelle ferrovie ci sono ragioni specifiche di contrasto perché la riforma del diritto del lavoro voluta da Macron riduce in modo sostanziale alcuni privilegi di cui godono esclusivamente i ferrovieri, gli cheminots. Il presidente non dà però alcun segnale di cedimento. Potrebbe essere definitivamente il suo "momento Thatcher" e segnare un passaggio storico per la Francia.

 

Ah, intanto nella Francia nazionalista gli investimenti diretti dall'estero sono al massimo da 10 anni a questa parte:

 


 

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