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Almeno al supermercato risparmiateci il populismo alimentare

Giacomo Lev Mannheimer

L'Antitrust ha aperto un'istruttoria sull'ultima iniziativa di Auchan che con i “bollini blu” vuole “aiutare” i clienti a “scegliere come mangiare”. Bocciati i cibi con ogm e olio di palma. Ma la scienza dice che non fanno male

Se il populismo, come scrivono in molti, è essenzialmente assecondare acriticamente gli istinti del popolo, allora non c’è aspetto della vita pubblica in cui domini il populismo come quello alimentare. Biologico, ogm, olio di palma, chilometro zero, dieta Dukan, veganesimo: negli ultimi anni l’Occidente sta assistendo a una crescente influenza di filosofie e mode alimentari, spesso frutto non di semplici preferenze o gusti individuali quanto piuttosto dell’identificazione in ideologie paragonabili al credo religioso, e capaci di orientare i gusti e le preferenze di milioni e milioni di persone.

 

La politica ci ha messo poco a intercettare il trend, e mai come nella legislatura appena conclusa si è assistito a un profluvio di provvedimenti sull’educazione alimentare nelle scuole, sulla promozione di questa o di quella dieta, sulla valorizzazione di prodotti agricoli e alimentari a chilometro zero, sulla composizione dei menù delle mense, sulla limitazione dell’uso di alcuni alimenti, su una precauzione alimentare spesso non scientificamente motivata, e via dicendo.

 

In un circolo vizioso tra propaganda commerciale e politica, anche aziende e associazioni della società civile fanno spesso proprie le mode alimentari più comuni, traducendone i dettami in strategie commerciali. È il caso, ad esempio, di una nota catena di supermercati, Auchan, che ha recentemente dato il via a una campagna promozionale denominata “La vita in blu”. Scopo del programma è “aiutare i propri clienti a scegliere come mangiare”, attraverso appositi “bollini blu” apposti su alcuni prodotti scelti per le loro caratteristiche e proprietà nutrizionali. Sì, ma scelti come? Il regolamento dell’iniziativa spiega che la selezione viene effettuata sulla base delle informazioni riportate sulle etichette dei prodotti, escludendo quelli in cui sono presenti olio di palma, grassi idrogenati, coloranti azoici, glutammato o organismi geneticamente modificati, e confrontando tra i restanti la quantità di grassi saturi, zuccheri, sale e proteine contenute.

 

Gli organismi geneticamente modificati o l’olio di palma fanno “male” alla salute? La scienza dice di no, ma Auchan esclude i prodotti che li contengono dalle sue etichette. Può farlo? Forse sì forse no. Forse non è una pratica commerciale corretta, forse è solo marketing. Forse ha abusato del principio di precauzione, nato per consentire al regolatore pubblico di rimandare decisioni basate su presupposti incerti e degenerato, negli ultimi anni, in uno strumento con cui i soggetti più diversi cercano di influenzare i consumatori senza alcuna base scientifica.

 

Ma non è questo il punto. Si potrebbe pensare infatti che sia solo una strategia commerciale, o che il venditore stia inducendo in maniera troppo subdola a scelte di consumo con modalità opinabili (chi decide quale bollino applicare, secondo quali criteri, con quale autorevolezza, con quali garanzie di conflitti di interessi commerciali?). A queste domande risponderà chi di dovere: l’Autorità antitrust ha aperto su segnalazione un’istruttoria nei giorni scorsi. Il problema però è generale: con l’aria che tira non vorremmo vederci costretti, un giorno, a contrabbandare bistecche, merendine e bibite zuccherate. Almeno al supermercato, vi prego, lasciateci liberi dal populismo, considerandoci adulti e vaccinati, abbastanza da saper mettere sul carrello le cose giuste nelle dosi giuste, per noi e i nostri cari.