Il volto dello Stato islamico

Redazione
Una rassegna delle copertine dei principali magazine internazionali. Spectator, Economist, Time, Courrier international, Sunday Times, Bloomberg Business Week

    Trump, Trump e ancora Trump. Il biondissimo candidato alle primarie repubblicane rimane al centro del dibattito pubblico qualsiasi cosa faccia, e non c’è settimana che passi senza che qualche magazine in giro per il mondo non gli dedichi una copertina. Si parla di Trump per le sue sparate retoriche, si parla di Trump per i suoi litigi con Fox, si parla di Trump anche quando Trump è assente, come al dibattito repubblicano di giovedì notte. Questa settimana si sono esercitati sul tema il New Yorker, con alcuni dei padri della patria americani che guardano preoccupati in tv un Trump sbraitante, il francese Courrier international, che mette in evidenza il biondo ciuffo e già parla dell’“America di Trump”, e il britannico Economist, che mette sul ring tutti i candidati, democratici e repubblicani – ma Trump, ovviamente, è in primo piano.

     


     

    “La creazione di Jihadi John”. Il tagliagole in chief dello Stato islamico, protagonista, con il suo accento british, dei terribili video di esecuzioni di ostaggi del gruppo terroristico, è in prima pagina sul magazine del Sunday Times, con un lungo reportage di Robert Verkaik, che lo ha conosciuto. Jihadi John è stato ucciso in un raid dei droni americani, la sua morte è stata confermata di recente, e i nuovi video islamisti già mostrano che lo Stato islamico ha trovato un volenteroso sostituto. Ma nessuno come lui rappresenta il volto del terrore del gruppo di Abu Bakr al Baghdadi.

     

     


     

    Il magazine conservatore britannico Spectator introduce con la sua ultima copertina un dibattito, quello sulla teoria del gender, che infuria da tempo in Francia e Italia. La copertina mostra un bambino vestito da femmina e una bambina vestita da maschio, e spiega, con un articolo a firma di Melanie Phillips, perché “E’ sbagliato raccontare ai bambini che sono tutti ‘gender fluid’”. “Quella che era iniziata come una schermaglia confusionaria sui versanti più estremi della cultura vittimistica”, si legge, “si è ormai trasformata in qualcosa di molto più minaccioso”.

     


     

    Due pesi massimi dell’economia mondiale, due imprenditori riconosciuti in tutto il mondo per il loro fiuto inconfondibile e la loro genialità si affrontano sul ring, a petto nudo e con abbondanza di violenza e sudore, in una lotta per la conquista niente di meno che del sole. Sono Warren Buffet ed Elon Musk, i quali, racconta Bloomberg Businessweek, hanno messo entrambi gli occhi sul business multimiliardario dell’energia solare. Il primo campo di battaglia è il Nevada.

     

     


     

    Curvy, petite, tall. La bambola Barbie si presenta in nuove forme e colori della pelle, dopo una lunghissima battaglia più o meno femminista, e ottiene la copertina di Time, con tanto di virgolettato. Gli ultimi modelli, in effetti, hanno un chip che consente loro di rispondere alle domande dei bambini, e Time ne approfitta per un’inchiesta sul futuro dell’estetica femminile in America.