L'ascesa dei populisti

Redazione
Una rassegna delle copertine dei principali settimanali internazionali. National Review, Nation, Economist, Point, Tiempo

    La National Review, tra i massimi settimanali conservatori americani, lancia il suo manifesto contro Donald Trump, annunciando un simposio lungo ed appassionato di intellettuali: “Trump è un opportunista politico e un cane sciolto dal punto di vista filosofico che butterebbe all’aria il consenso ideologico conservatore all’interno del Gop in favore di un populismo a ruota libera con toni da uomo forte”, si legge all’interno.

     

     

     


     

    Anche The Nation, che specularmente è una della più importanti riviste progressiste americane, si occupa del massimo populista del campo avverso, il socialista Bernie Sanders. Questa volta, però, è per fare il suo endorsement: “Con integrità e princìpi, chiama l’America a una rivoluzione politica”, come a dire che Sanders, e non Hillary, ormai è l’unico in grado di incarnare la retorica del cambiamento.

     

     

     


     

     

    Le trivelle come scheletri di tirannosauri, simbolo di devastazione e al tempo stesso di estinzione prematura. “Chi ha paura del petrolio a basso prezzo?”, si chiede l’Economist, dopo che il prezzo del greggio ha sfondato, al ribasso, la soglia psicologica dei 30 dollari al barile.

     

     

     


     

    Tra intrighi di palazzo, un aspirante al trono iperattivo, una guerra in Yemen e un grande piano per contendere all’Iran il ruolo di grande potenza regionale, l’Arabia Saudita è diventata “il regno che fa tremare il mondo”, come recita in copertina il settimanale francese Le Point. Ora che ci sono voci non confermate, ma pressanti di una nuova successione, possiamo solo aspettarci nuove turbolenze.

     

     

     


     

    Sulla copertina del magazine spagnolo Tiempo Re Felipe IV di Spagna cammina su un filo teso sull’abisso, e sul suo bastone, tenuto orizzontale per mantenere l’equilibrio, dondolano i principali leader della politica spagnola. Dopo elezioni che non hanno restituito nessuna maggioranza, spetta al re decidere le danze per il nuovo governo. E’ il compito più arduo dall’inizio del suo mandato, e i preludi (venerdì il leader populista di Podemos si è detto pronto a un governo-ammucchiata di sinistra) non promettono bene.