Il cantante Shalpy

Cinque uccisi per liti in strada e il cambiamento di sesso del cantante Shalpy

Redazione

    Delitti
     

    Cesare Cuozzo, 53 anni, ex bidello, suo figlio Nicola, 17 anni e sua moglie Anna Daniele, 51 anni. Il Cuozzo, che da tempo soffriva di depressione, qualche giorno fa fece ingerire di nascosto a moglie e figlio un po’ di sonniferi e quindi, tirata fuori una pistola presa chissà dove, sparò a entrambi. Poi si rivolse l’arma alla tempia e fece fuoco. I corpi, scoperti mercoledì 15 luglio dai parenti che non riuscendo a contattare la famigliola in nessun modo chiamarono un fabbro che sfondò la porta blindata.
    Prima di mercoledì 15 luglio in un appartamento in via Ammiraglio Aubry a San Giovanni a Teduccio, a Napoli.

     

    Salvatore La Fauci, 55 anni. Di Messina, muratore, sposato, due figlie, l’altro giorno attraversava la strada vicino Villa Dante quando un Roberto Mangano di anni 20, incensurato, in auto con la fidanzata, viaggiando a tutto gas per evitarlo frenò bruscamente. I due uomini si guardarono storto e poi, quando si rincontrarono da un’altra parte, La Fauci, intenzionato ad affrontare il ragazzo, gli chiese di scendere dalla macchina. A quel punto nacque una lite e d’un tratto il Mangano, tirato fuori un coltellino richiudibile, gli infilò la lama di cinque centimetri più volte nell’addome. Quindi come nulla fosse entrò in un bar per lavarsi le mani, rimontò in auto con la fidanzata e andò a gettare l’arma in una zona trafficata (più tardi però, sentendosi in trappola perché qualcuno aveva assistito alla scena, s’andò a costituire). La Fauci, morto poco dopo il ricovero in ospedale.
    Verso le 18 di mercoledì 15 luglio sul viale San Martino, zona Provinciale, a Messina.

     

    Giancarlo Nocchia, 70 anni. Proprietario di una storica gioielleria nel quartiere Prati a Roma, «maestro del bulino», strumento che, amava raccontare, «è per l’orafo come la penna per il poeta, il pennello per il pittore». Sposato con Piera, 57 anni, impiegata alle Poste, un figlio di 20 anni, dopo aver subito tre rapine era diventato diffidente. L’altro giorno entrò nella sua bottega uno con una parrucca scura che fingendo di voler ordinare una delle sue creazioni gli fece tirare fuori un po’ di preziosi. A un certo punto il Nocchia capì le sue intenzioni e provò a reagire ma l’altro lo spinse dietro il bancone, lo riempì di pugni, afferrò una statuetta d’argento, con quella gli spaccò il cranio e infine, lasciandolo con la testa reclinata, gli occhi sbarrati, sdraiato su una sedia rotta, arraffò anelli, spille e bracciali tempestati di pietre preziose, ficcò il tutto in un sacco e pure dentro i pantaloni, e scappò via.
    Dopo le 15.30 di mercoledì 15 luglio in una gioielleria in via dei Gracchi, a Roma.

     

    Michele Verde, 61 anni, sua moglie Vincenzina, 58, il figlio Pietro, 23, e Francesco Pinestra, di anni 37. Quest’ultimo, commerciante, arrivò ieri mattina con un furgone davanti alla villetta del Verde, proprio accanto a quella di Luciano Pezzella, 50 anni, agente della polizia penitenziaria in servizio al carcere di Secondigliano, sposato, due figli, viso anonimo da brav’uomo, aspetto pacioso, un po’ sovrappeso e tuttavia grande appassionato di atletica leggera, a detta dei colleghi «sempre calmo e di buonumore», anche al lavoro. Il Pinestra cominciò a caricare alcune cassette di legno per la frutta e la verdura che Michele Verde recuperava al mercato ortofrutticolo, dove lavorava come parcheggiatore, e poi rivendeva ai commercianti. Pezzella, già stranito da settimane di litigate col Verde sempre per via di quei furgoni che arrivavano a intralciare la stradina, scese per strada con la pistola d’ordinanza tra le mani, gli urlò di andarsene, e gli sparò tre colpi al petto. Pinestra corse verso il furgone, tentò una manovra ma non riuscendo a controllare il veicolo finì contro un muretto. Michele Verde, sentendo le esplosioni, si fece sulla porta: si trovò davanti gli occhi spiritati del Pezzella, che ammazzò prima lui, poi sua moglie Vincenzina che sopraggiungeva da dietro, infine uno dei suoi figli, Pietro (l’altro si salvò perché era andato a fare colazione al bar, mentre la fidanzata di Pietro, Antonella, la scampò salendo al piano di sopra). Pezzella fuggì, per poi presentarsi ai carabinieri e dire: «Ho fatto un macello, ho ammazzato i miei vicini». Pinestra morì all’ospedale.
    Mattina di domenica 12 luglio, in via Carducci a Trentola Ducenta, in provincia di Caserta.

     

    Suicidi

     

    Una donna di 63 anni e una di 25. Madre e figlia, vivevano a Marsala. La ragazza, depressa, obesa, invalida al novanta per cento, era costantemente accudita dalla mamma, ex dipendente di un’azienda di ceramiche, che però da qualche tempo, non sopportando più di vedere la figlia in quelle condizioni, era caduta in uno stato di profonda prostrazione. L’altro giorno, mentre il capofamiglia, un carrozziere in pensione, era fuori casa, le due scrissero un biglietto d’addio e subito dopo mandarono giù un mix letale di farmaci. Il marito e padre delle due, trovandole entrambe stecchite, uscì di casa urlando «lo dicevano che l’avrebbero fatto, ma io non ci credevo».
    Pomeriggio di lunedì 13 luglio in un appartamento in via Archimede, a Marsala.

     

    Amori
     

    SCUOLA Dopo l’iniziale discrezione, il ministro francese dell’Economia Emmanuel Macron, 37 anni, ormai si mostra con piacere nelle occasioni ufficiali con la moglie, Brigitte Trogneux, 57. Macron la conobbe sui banchi di scuola: era uno studente di 16 anni, lei la sua professoressa di francese, già sposata e con tre figli. All’epoca, ad Amiens, fu un piccolo scandalo di provincia. La famiglia Trogneux ad Amiens è molto conosciuta: sono dei facoltosi borghesi produttori di dolciumi. Brigitte faceva l’insegnante di letteratura al liceo dei gesuiti “La Providence”. Emmanuel Macron, figlio di medici, era il primo della classe, brillante ma non presuntuoso. Ricorda un compagno di classe: «Era un genio, non c’è alcun dubbio. In classe lei lo portava continuamente a esempio, era soggiogata dal suo talento. Lui componeva poesie, lei le leggeva a tutti ad alta voce». Cominciarono a frequentarsi fuori dalla scuola quando lei cominciò a tenere lezioni e approfondimenti sul teatro. L’anno successivo lui lasciò Amiens, dove ormai si era sparsa la voce del loro amore, per preparare il baccalauréat al liceo più prestigioso di Parigi, l’“Henri IV”. Lei lo seguì nella capitale, dove andò a insegnare in un istituto cattolico. Quando il ragazzo diventò maggiorenne, smisero di nascondersi: dopo una decina di anni e il divorzio di lei, si sposarono nel 2007 (Stefano Montefiori, Corriere della Sera 17/7).

     

    GAY Il cantante Giovanni Scialpi, in arte Scialpi (dal 2012 Shalpy), a fine agosto sposerà Roberto Blasi suo compagno da sei anni, nonché manager: «Siamo inossidabili». Lo ha fatto sapere tramite comunicato ufficiale, senza rivelare, però, luogo e data. Probabilmente sarà negli Stati Uniti, dove il matrimonio tra persone dello stesso sesso è possibile. Di certo dopo la cerimonia ci sarà un «grande evento». Una festa forse, come nei matrimoni tradizionali, o magari un concerto.

     

    CANTANTI Outing nel mondo della canzone italiana: Ivan Cattaneo disse di essere omosessuale già alla fine degli anni Settanta. Una volta rivelò di aver avuto per due anni una storia d’amore con un calciatore della nazionale italiana del 1982: «Il più bello di tutti». Nel 1979 Lucio Dalla, intervistato, negò di essere omosessuale, ma nel 2012, dopo la sua morte, è stato il compagno Marco Alemanno a raccontare la loro relazione. Tiziano Ferro si è dichiarato nel 2010, non prima di una lunga e sofferta riflessione, e oggi ricorda che «il Pride è tutti i giorni». Cristiano Malgioglio contesta i Gay Pride e l’idea del matrimonio omosessuale. Gianna Nannini si è sempre definita polisessuale. Rosalinda Celentano ha annunciato la fine della sua storia durata anni con la compagna Simona Borioni (Valeria Arnaldi, Il Messaggero 14/7).

     

    RIFORMA Il ministro della Salute norvegese, Bent Høie, che lo scorso anno si era battuto contro la legge che imponeva a chi voleva cambiare sesso di sottoporsi a intervento chirurgico, vuole proporre una riforma che permetterebbe anche a bambini di 7 anni di avere riconosciuto il cambio di sesso. I piccoli dovranno consultarsi con i genitori, ma poi saranno liberi di decidere, senza ricorso a valutazione medica o sostegno psichiatrico. Nel caso da grandi volessero tornare indietro, la legge glielo consentirà (Donatella Bogo, Sette 17/7).

     

    REGALO Ilona Staller sta meditando di tornare a recitare in un ultimo film porno: «Vorrei fare un ultimo regalo ai miei fan. Sono certa che il film funzionerebbe in tutto il mondo: non ho mai fatto “porno spiccioli”, con due che si buttano per terra e si penetrano. Ho sempre interpretato trame affascinati, con una grande abbondanza di sesso. Inoltre sono ancora una bella donna: faccio palestra, nuoto e, soprattutto, sono ancora sessualmente molto attiva. L’unico ostacolo sono i soldi: non ce ne sono più e per realizzare il film servirebbero 400mila euro». Il problema del porno, dice, è il denaro: se ne guadagna poco e sarebbe questo il vero motivo per cui Rocco Siffredi ha mollato l’hard. «Rocco, a differenza di me, non ha mai preso chissà quali cifre, ma comunque guadagnava dei soldi. Probabilmente ha capito che il business è finito. Anche se volesse andare avanti, non gli converrebbe più». Ai tempi d’oro lei guadagnava «200/250mila per quattro giorni di riprese. Mi pagavano volentieri perché le mie cassette venivano vendute in tutto il mondo». Il motivo per cui ci sono meno soldi: «Negli anni ’70-’80 il porno era proibito: quando andavano in edicola, gli uomini nascondevano in mezzo ai giornali le riviste porno, per non farle vedere alla moglie. Oggi invece si gioca a carte scoperte e le coppie guardano insieme i video porno. Questo ha fatto sì che il genere diventasse meno appetibile» (Francesca D’Angelo, Libero 12/7).

     

    SLOGAN «Il mio slogan, che usavo anche all’epoca, è: “Se sarò tua, potrò essere anche mia”. Non sono mai stata un oggetto sessuale: i miei film funzionavano perché si vedeva che provavo piacere. Io ero un soggetto, mentre l’uomo un oggetto che usavo per i miei piaceri» (Ilona Staller) (ibidem).