La mascotte ufficiale delle elezioni del rancore

Il ruolo spetta alla Sora Lella di "Bianco, rosso e Verdone", la nonnetta pronta a farsi centinaia di chilometri pur di votare comunista e far dispetto al genero. 

Guido Vitiello

È difficile dar torto a Giuseppe De Rita quando dice, nella bella intervista di qualche giorno fa a Nicola Mirenzi, che tutta la politica italiana è mossa dal rancore, e che questo rancore lo si sventola come un titolo di credito per far pagare ad altri il costo dei nostri fallimenti, delle nostre impotenze, delle nostre miserie. La grande centrale del risentimento, va da sé, è il Movimento Cinque Stelle, che sul metodico e pluriennale accumulo di bile ha costruito il suo trionfo; e il dilagare delle passioni tristi è l'ennesimo segno della sua esiziale egemonia.

 

Non che il rancore l'abbiano suscitato dal nulla i grillini, beninteso: loro hanno solo eliminato ogni residuo freno inibitorio, ogni superstite codice di condotta pubblica, ogni stigma che pesava sulla sua piena manifestazione. È un gigantesco coming out delle passioni più vergognose, l'osceno carnevale dell'Orgoglio Rancoroso. Il ritorno del proporzionale ha fatto il resto. 

 

Ormai è evidente che molti, nella società politica, hanno come priorità non negoziabile la sconfitta di qualcuno che gli sta infinitamente sulle scatole, quand'anche questo sfizio dovesse pregiudicare la propria vittoria, la tenuta dei conti pubblici, la sicurezza delle istituzioni democratiche: fiat vindicta, pereat mundus. Quando Pier Luigi Bersani, in risposta a chi gli rammenta la catastrofe delle elezioni del 2013, si lascia sfuggire la frase "Vediamo se le ho vinte più io o il prossimo", capiamo subito cos'è che veramente gli sta a cuore. E Bersani non è il solo, e non è certo il peggiore. 

 

Perciò, propongo che la mascotte ufficiale delle elezioni politiche del 4 marzo 2018 sia Nonna Teresa - la Sora Lella - di Bianco, rosso e Verdone. Che sta in villeggiatura a Verona e non avrebbe nessuna voglia di andare al seggio a Roma, ma è pronta a farsi ore di macchina - un viaggio scomodissimo sul sedile posteriore della Fiat 1100 del nipote - pur di votare PCI, nella speranza che i comunisti caccino via suo genero, un militare tronfio che non può proprio sopportare. 

 

Poi magari ti ritrovi i cosacchi in casa, o ti spediscono il nipote in Siberia - ma vuoi mettere la soddisfazione?