Case di via Abramo Lincon a Milano (foto LaPresse)

Abitazioni milanesi degne di bollino Unesco

Maurizio Milani

L’Innamorato fisso ricorda la cantina Melzi d’Eril e la casa di Oliver Hardy. Peccato manchino muratori acrobatici

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Puoi indicarci altri siti che meritano il sito Unesco, sia a Milano che fuori? Ciao, grazie.

Antonio, Lucca

 

Sì, la cantina di Melzi d’Eril. Inutile ricordare che il Duca Melzi d’Eril era l’autorità di Napoleone a Milano. La sua cantina era la più fornita d’Europa. Era lunga come l’attuale corso Melzi d’Eril. La via più lunga di Milano: 21 chilometri. Bene, la cantina sotto è lunga uguale. Formaggi, salumi, insaccati misti, vini, c’era tutto. Un soldato della Grande Armée fu trovato sotto 25 anni dopo la caduta di Napoleone. Stava benissimo. Mangiava, beveva e leggeva i primi fumetti di Tex tutto il giorno. Fu fucilato.

 

La cantina Melzi d’Eril è ancora possibile visitarla oggi. Certo, passa sotto una quindicina di banche per cui9 non si può entrare se non vestiti da scemo: pantaloni e giacca, niente tasconi che potrebbero contenere punte di martelli pneumatici che in un secondo momento potrebbero essere usate per sfondare il tetto della cantina e trovarsi nel caveau della Banca of China, la banca con più lingotti d’oro in custodia. La Banca of China non ha i lingotti come convenzione internazionale da 25 kg cadauno, ma da 100. Anche se non sembrano, inutile dire il perché.

 

La cantina di Melzi d’Eril ha dentro anche diversi km di liquori: rum, whisky, brandy, vermouth dell’isola di Tonga. Tutto è stato bevuto dalla Grande Armée nella campagna d’Italia. Svuotata, fu allagata. Napoleone poi ordinò di rimetterla com’era, senza però i prodotti che c’erano. L’imperatore esclamò: “Non ho mai visto una cantina così fornita nemmeno dalle parti della Prussia”, dove erano state svuotate diverse cantine che messe tutte insieme per estensione erano più belle della Melzi d’Eril. Lì c’era anche roba sott’olio, carciofini, peperoni, che alla Melzi d’Eril non c’erano. Almeno così parlano i resoconti d’epoca. Ma il Duca Melzi d’Eril dice che c’erano 1.500 metri solo di antipasti in vasetto.

 

La città di Mediolanum è ricca di abitazioni di personaggi famosi, sia attuali sia antichi. Tutte meritano un riconoscimento Unesco. O tutte o nessuna, in quanto sembra che l’Unesco fosse favorevole solo ad alcune. Ripeto: o tutte o niente.

 

Iniziamo con la più famosa, la casa di Emiliano Zapata, che ha abitato in città per 25 anni esatti. Prima in via Rieti al 31 e dopo in via Rieti al 35. A casa di amici che erano spie. I vicini di Emiliano dicono che russava molto. Di qui il detto “Russi come el Zapata”, molto in uso nelle regioni italiane. A me questa cosa non sembra vera. Avrà russato ma nessuna sua fidanzata milanese lo ha riportato nei suoi diari, custoditi alla Fondazione Hernan Crespo che potete consultare già oggi, sempre se non dovete andare a Ravenna in gita.

 

Altra casa mitica, quella di Oliver Hardy in via luigi e Antonio Mantiero al 5. Ci soggiornò dal 1949 al 1951. Ospitava spesso Stan e si spaccavano i piatti in testa come nei film, tanto che i vicini dicevano: “Allora non facevano apposta”. Un giorno il duo comico demolì un negozio di elettrodomestici come nel film. Il bello è che il padrone del negozio era proprio l’attore che nel film faceva se stesso. Curioso notare che la casa di Oliver Hardy in California è stata affittata dal mitico Lorenzo Jovanotti quando è andato a presentare il suo disco. Mentre la casa di Jovanotti in Italia è stata affittata da Julia Roberts intanto che faceva la pubblicità di Calzedonia. La più bella del mondo.

 

E veniamo alla casa di Gianni e Pinotto, che giustamente ne avevano due a Milano. I loro ultimi film furono infatti girati a Lambrate, tanti non lo sanno. Ma forse è meglio parlare della più recente e glamour Victoria Beckham. La sua casa aveva due tunnel, uno che portava dentro il negozio di Bulgari (via della Spiga 1). Si apriva una botola nel pavimento dell’atelier e sbucava Victoria. Magari c’era lì l’emiro del Qatar che esclamava: “Quale onore… posso offrirle senza impegno tutta la via?”. E Victoria: “Per adesso no, grazie”. Emiro: “Niente, dovere”. L’altro tunnel portava al Lambro, dove acquistava primizie negli orti che vedremo poi.

 

Inutile dire che queste cose sono vincolate e possono essere restaurate solo dai muratori della Scuola di edilizia acrobatica, l’unica al mondo con sede qui a Milano. I quindici muratori non ci sono mai, essendo chiamati a Tokyo o a Ankara. Quindi si devono subito formare più muratori acrobatici. Ma i ragazzi questo lavoro non lo vogliono fare. Preferiscono fare i cretini al web.

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