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Il nuovo romanzo di Wu Ming

L'Italia degli anni settanta fra Ufo e contestazioni

Edoardo Rialti

Il rapimento di Moro, tre Papi in rapida successione, la legge sull'aborto e il dilagare dell'eroina. Ma c'è anche una vera e propria "epidemia di avvistamenti" nel libro edito da Einaudi

"Conosco un uomo in Cristo che – se con il corpo o fuori del corpo non lo so, lo sa Dio – fu rapito fino al terzo cielo”, scriveva di sé Paolo. Il divino ha sempre sottratto i mortali allo spazio e al tempo. Per i greci una simile elezione confondeva il duplice, terribile privilegio del banchetto e dello stupro, come per Europa o Ganimede, in altre culture o contesti ciò implicava spesso anche un giudizio sul mondo e sulla storia. Enoch viene portato via prima del diluvio, Elia come premio dopo le persecuzioni. Dante, mentre sfreccia tra i Cieli, volge lo sguardo indietro e da altezze inconcepibili contempla la Terra, “l’aiuola che ci fa tanto feroci”. Proprio in virtù di quella distanza assoluta può davvero mettere a fuoco la miseria e tragicità della nostra condotta quotidiana, individuale e collettiva. Elogiando il romanzo sci-fi cinese Il problema dei tre corpi, Barack Obama commentò ridendo: “La sua portata era immensa. E’ stato divertente leggerlo, in parte perché i miei problemi quotidiani con il Congresso paiono piuttosto insignificanti, qualcosa di cui non preoccuparsi, se gli alieni stanno per invaderci”.

 

Dei, angeli, fate, Ufo hanno tutti incarnato la medesima funzione. L’eletto, con gioia e terrore, viene portato via, iniziato a misteri fisici e intellettuali, torturato o premiato, per poi magari ritrovarsi depositato nella stessa radura erbosa e scoprire che sono passati decenni. E’ quanto accade agli umani che riemergono dall’astronave di Incontri ravvicinati del terzo tipo, giovani come nel giorno della sparizione, tanto che due degli astanti commentano “Einstein lo aveva previsto… Einstein probabilmente era uno di loro”. 

 

Proprio nei giorni dell’uscita del film di Spielberg è ambientato anche Ufo 78, il nuovo romanzo-inchiesta di Wu Ming (Einaudi). Siamo nell’anno del rapimento Moro, dei tre Papi in rapida successione, della legge sull’aborto, nel pieno ardere di un crepuscolo degli dèi, l’onda lunga della contestazione che si spiaggia sulle leggi speciali antiterrorismo, il dilagare dell’eroina, il diffondersi delle comunità alternative e femministe (le “noi-sfere”), la psichedelia, uno spazio di torsione che si protrarrà fino alla vittoria ai Mondiali di calcio che segna l’inizio vero e proprio degli anni 80 e del loro riflusso, dove anche le suggestioni immaginative prenderanno sempre più la forma gnostica del complotto esoterico, come parodizzò Umberto Eco nel Pendolo di Focault.

 

Simili sussulti avranno una lunga eco, che gli autori collegano allo stato di emergenza e controllo perenne incarnato anche dall’attuale pandemia. Siamo però anche nell’anno di una vera e propria epidemia di avvistamenti Ufo in Italia, un contagio che arriverà anche alle canzoni dello Zecchino d’Oro (Uffa gli Ufo) o di Franco Battiato (“Parlami dell’esistenza di mondi lontanissimi / Di civiltà sepolte, di continenti alla deriva / Parlami dell’amore che si fa in mezzo agli uomini / Di viaggiatori anomali in territori mistici”), versi esplicitamente anticipati nel romanzo stesso. Al corpo sottratto di Moro fa da pendant quello sparito di due scout su una montagna dell’Appennino, sorta di “Triangolo delle Bermude italiano”, un luogo marginale dal quale però forse, come nella vetta del film di Spielberg, si possono comprendere meglio la storia e il presente, proprio a partire da un possibile rapimento extraterrestre.

 

A indagare è un autore di saggi su antichi cosmonauti in profonda crisi (“potevano mettersi a parlare di Ufo con cinque cadaveri ancora caldi sull’asfalto?”), un omaggio a Peter Kolosimo, gran padre della paleoastronautica. Un’indagine che consente agli autori anche di tessere rimandi col precedente Proletkult (“in un vecchio romanzo russo, l’autore immagina che i marziani abbiano realizzato il socialismo. Ma visto com’è ridotto il loro pianeta – e strizza l’occhio alla telecamera – non credo ci siano mai riusciti”). Il “non-identificato” che pare sfrecciare nei cieli si rivela così un segno, ambiguo come tutti i segni: l’ennesima geometria consolatoria di una catalogazione (maschile?) del mondo, l’ennesima fuga, o un sussulto di rivolta? “Poiché la verità doveva essere una e una sola, e riempire ogni fessura del discorso pubblico, in poco tempo le energie compresse, le posizioni dichiarate in partenza illegittime, le angolature dichiarate impossibili erano tornate in altre forme, eruttando nell’immaginario come un potente rimosso psicanalitico”. La possibilità di attingere pure nella società laica e consumistica a energie più vaste, ancora una volta al bivio tra vivere senza davvero guardare o andarsene.

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