La rivista di Utop-Iran

“Arrabbiati, gonfiando il petto dinanzi all'oppressore, senza sapere come tutto ciò andrà a finire”. Il libraio Tinoush Nazmjou pubblica la verità sull'Iran a Parigi perché a Teheran è proibita

Mauro Zanon

Parigi.Les cahiers d’avant la chute sono nati per marcare la Storia e per scriverla nero su bianco. Sono nati per raccontare in che modo delle donne e degli uomini si sono alzati un giorno per dire no alla tirannia, all’oppressione e all’ingiustizia. Come nei film, ma questa volta sul serio, arrabbiati, gonfiando il petto dinanzi all’oppressore, senza sapere come tutto ciò andrà a finire. Ma la cosa più importante non è forse il cammino percorso?”.

 

In occasione delle ultime grandi proteste del popolo iraniano prima delle manifestazioni di piazza scatenate dalla morte della studentessa ventiduenne Mahsa Amini, ossia nel 2009, nel 2018, nel 2019 e nel 2021, la censura del regime dei mullah in Iran non aveva permesso ad alcuna rivista cartacea di testimoniare ciò che stava accadendo: di quegli eventi restano soltanto alcune tracce approssimative sul web e articoli pubblicati sui giornali stranieri. Per raccontare le proteste iniziate il 16 settembre, i principali mezzi di comunicazione sono i social network, Twitter e Instagram, e alcuni canali televisivi della diaspora iraniana.

 

“Sentivo che mancava qualcosa per andare più in profondità, per descrivere le sfumature di questa rivoluzione. Ho deciso dunque di lanciare una rivista, Les cahiers d’avant la chute, con l’obiettivo di riportare gli eventi e le testimonianze provenienti dall’Iran giorno per giorno, ma anche di offrire analisi e riflessioni di ampio respiro e interviste a coloro che si stanno rendendo protagonisti di questa formidabile avventura umana”, dice al Foglio Tinoush Nazmjou, intellettuale e regista teatrale iraniano, fondatore della casa editrice Naakojaa e direttore della rivista Les cahiers de la chute. La sede di questa rivista trilingue (farsi, francese, inglese) è una deliziosa libreria, Utopiran Naakojaa, situata all’11 di rue Edmond-Roger, nel Quindicesimo arrondissement, zona in cui vive gran parte della comunità iraniana a Parigi. “Naakojaa, in farsi, significa ‘luogo che non esiste’. E questo luogo è un Iran dove regna la libertà. Ho cercato di ricrearlo in questa libreria”, racconta al Foglio Tinoush Nazmjou.

  

La storia della sua casa editrice inizia nel 2012 quando decide di pubblicare in Francia i libri in farsi proibiti dal regime: in versione cartacea per gli iraniani emigrati a Parigi, ma anche in versione elettronica per permettere a coloro che vivono in Iran di leggerli, aggirando in questo modo la censura. “Tutti coloro che erano censurati in Iran ci inviavano i loro testi e noi li pubblicavamo qui. Continuiamo a farlo come può vedere dietro di lei”, ci dice Nazmjou, indicandoci un grosso scaffale ricco di opere pubblicate dalla sua casa editrice. Tra queste anche l’ultimo libro di poesie dello scrittore e poeta dissidente Baktash Abtin, morto in carcere di Covid-19 dopo essere stato condannato per “propaganda contro il regime”.

   

Ogni sabato, nella libreria, vengono organizzati dei dibattiti, “Les debats d’avant la chute”, per parlare di ciò che sta accadendo in Iran, della rivoluzione e del futuro del paese, e per organizzare a distanza la dissidenza. “Mi sono ispirato all’idea dell’agorà greca. Le persone vengono e si siedono un po’ ovunque nella libreria. Viene lanciato un tema e si inizia la discussione. Per ora i dibattiti sono soltanto in farsi, ma presto li faremo anche in francese”, assicura Nazmjou. La rivoluzione, dice il direttore dei Cahiers de la chute, si fa da entrambi i lati: sia all’interno dell’Iran, sia all’esterno. “Il punto fondamentale della rivoluzione è convincere la ‘popolazione grigia’, quelli che la sostengono, ma hanno paura di scendere in piazza”, spiega al Foglio Nazmjou.

  

Il fondatore di Naakojaa dice di avere sempre avuto l’“esprit Charlie”, di amare l’irriverenza estrema e gli sberleffi al politicamente corretto di Charlie Hebdo, e per il numero speciale di gennaio dei Cahiers d’avant la chute ha raccolto le vignette sulla rivoluzione in corso di uno dei più importanti disegnatori iraniani, Mana Neyestani, rifugiato politico in Francia dal 2011. “Neyestani è stato uno dei primi a realizzare una caricatura di Ali Khamenei. Ad ogni modo Khamenei e gli altri dignitari iraniani sono la caricatura di loro stessi. Hanno appena deciso di chiudere il più importante istituto di ricerca francese dell’Iran in reazione alle vignette di Charlie Hebdo, ignorando che quell’istituto ha ampiamente contribuito a far conoscere l’islam sciita al di fuori dei confini iraniani!”.

 

Nella presentazione del primo numero dei Cahiers d’avant la chute, uscito a novembre, si leggono queste parole: “La rivoluzione è un movimento che obbedisce alla necessità di un popolo e questa necessità obbedisce alla Storia. Qui scolpiamo e documentiamo la Storia. Qui si scrive la Storia di un popolo che ha saputo dire ‘no’ e disobbedire quando tutto sembrava spingerlo alla sottomissione. Qui si scrive la Storia di uomini e donne, dal loro rifiuto di sottomissione fino all’istante in cui la loro libertà sarà conquistata. Donna, vita, libertà”. Dopo i Cahiers d’avant la chute, ossia i quaderni ‘prima’ della caduta, arriveranno i Cahiers d’après la chute, promette Nazmjou: i quaderni ‘dopo’ il crollo del regime dei mullah, “perché questa volta”, dice, “ce la faremo. Gli iraniani sono pronti”.

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