Fumetti (inaspettati) sotto l'albero

Stefano Priarone

Da Building Stories a Fantastici quattro: Full Circle. Sette edizioni che non possono mancare in libreria o sotto l'albero se siete in cerca di un regalo last minute

“Fumetti che esplorano il mezzo” era il motto (non sempre rispettato) della piccola casa editrice genovese Prospettiva Globale. Per questo Natale consigliamo di regalare volumi a fumetti in qualche modo innovativi. Ma innovazione in senso lato, non aspettatevi l’equivalente fumettistico dei film “d’autore” di una volta, da cinematografie dell’Est con sottotitoli in uzbeco. Ci sono anche graphic novel di personaggi mainstream, ma con storie piuttosto particolari.

 

“Building Stories”  di Chris Ware  (Coconino Press Fandango Libri)

Chris Ware il mezzo fumetto lo esplora da anni, raggiungendo nuovi confini espressivi inaspettati. L'autore sostiene, come dichiarato anche lo scorso autunno quando è stato ospite prima a Lucca Comics e poi a Milano, che i veri fumetti sono solo quelli realizzati da un solo autore che si occupa di testi e disegni, non concepisce che un disegnatore possa lavorare su sceneggiatura altrui.

Building Stories” è  un romanzo a fumetti unico a partire dal formato: si tratta di una scatola che contiene una storia (sulla vita quotidiana di una giovane donna americana e degli altri abitanti del suo palazzo) narrata in quattordici albi a fumetti di vario tipo e formato, dal volume cartonato al poster, dalla striscia al giornale tabloid fino al comic book (l’albo a fumetti americano per antonomasia). Un’ottima strenna anche per la confezione, stile Lego o Playmobil.

  

“Tugèin” di Bruno Bozzetto e Grègory Panaccione (ReNoir Comics)

Smentendo la teoria di Ware questo volume mostra la perfetta sintonia fra due autori. È la seconda collaborazione fra il maestro dell’animazione italiana Bruno Bozzetto, un giovanotto di ottantaquattro anni, e l’italo-francese Gregory Panaccione, dopo “Minivip e Supervip – Il mistero del Via Vai” (2018)”, sequel (edito in questo caso da Bao) del film d’animazione del 1968 di Bozzetto, “Vip – Mio fratello superuomo”.

Ed è anche questa una collaborazione felicissima.

Nella storia un microbo antropomorfo si innamora dei film d’epoca di Tarzan e ne imita il comportamento eroico. E il suo urlo cura gli umani da una misteriosa malattia che tanto più si è malati, tanto meno si vedono gli effetti. Una storia divertente e brillante, come i cartoni animati di Bozzetto, in perfetta sintonia con i disegni, meravigliosamente cartooneschi di Panaccione, lontano sia dallo stile troppo realistico adesso imperante nel fumetto seriale sia da quello volutamente “tirato via” di varie graphic novel. Fumetto e animazione sono medium differenti, è vero. Ma si possono ancora incontrare con benefici effetti.

  

“Topolino e il cerchio del tempo” di Francesco Artibani, Tito Faraci e Corrado Mastantuono (Panini Comics)

Una delle prime graphic novel Disney di autori italiani. Malgrado le prime storie di topi e paperi prodotte nel nostro paese risalgano già alla fine degli anni Trenta erano in genere prima apparse su Topolino (o su altri albi da edicola) e mai direttamente in libreria.

Sarebbe stata la sorte anche di questa, scritta e disegnata per celebrare i novant’anni di Topolino nel 2018 (è nato nel 1928 nel cortometraggio animato “Steamboat Willie”) ma bloccata all’ultimo dalla Disney americana.

Trova finalmente la pubblicazione, e probabilmente un lussuoso volume cartonato è l’edizione più adatta. Gli esperti sceneggiatori Artibani e Faraci, come avevano fatto nella storia del 1998 “Topolino e il cerchio del tempo” con “Steamboat Willie”, rileggono una delle prime avventure di Mickey Mouse, “Topolino in guerra con il gatto Nip”, scritta e disegnata da Floyd Gottfredson, uno dei massimi maestri Disney, e al tempo stesso ne fanno un sequel. Una storia sul tempo che passa, che fa luce sul passato del Topo (il passaggio da ragazzino scavezzacollo ad aiutante della polizia). Mastantuono, già disegnatore della storia del 1998, nei flashback adotta il formato a strisca dell’avventura originale, uscita a puntate sui quotidiani americani dal 19 gennaio  al 25 febbraio 1931.

 

“Diabolik chi sei?” di Angela e Luciana Giussani e Corrado Roi (Lo Scarabeo)

Pure Diabolik, fresco sessantenne, può innovare. Fra le celebrazioni dei dodici lustri editoriali spicca il remake di una famosa storia del 1968, nella quale il cosiddetto “re del terrore” svelava il suo passato e l’origine del suo nome. A differenza del remake del numero uno, realizzato nel 2002 per i testi dal creatore di Martin Mystère Alfredo Castelli (che firma l’introduzione al volume) e per i disegni da Giuseppe Palumbo, non si tratta di una riscrittura della storia originale, che rimane quella della sorelle Giussani creatrici del personaggio. È una affascinante reinterpretazione soltanto grafica, a opera di un maestro del fumetto italiano come Corrado Roi, ben noto ai lettori di Dylan Dog, che presta i suoi neri horror all’eroe “nero” per antonomasia.

 

“Guida per malvagi alieni su come fingersi un essere umano tutta la vita e farla franca” di Daw (Feltrinelli Comics)

Una delle principali novità degli ultimi quindici anni è stato l’emergere (prima online poi su carta) dei fumettisti che “disegnano male”. Il bergamasco Daw (al secolo Davide Berardi), lanciato proprio da Prospettiva Globale, non è famoso come il veneto Sio o genialmente surreale come il tortonese Dottor Pira, ma è senz’altro il più “cattivo” e caustico: non caso quando era passato a pascoli più verdi, si divertiva a fare disegni nei quali torturava e infine sopprimeva uno dei suoi precedenti editori. In questo volume, raccolte in una cornice fantascientifica (alcuni alieni gli estraggono dei ricordi) abbiamo una serie di storie, divertentissime, fra l’autobiografico e il surreale, dalle esperienze con il porno online all’arrivo in posti sperduti a causa di un navigatore satellitare impazzito, alle cene con i colleghi fumettisti a Lucca Comics.

Fra questi c’è Leo Ortolani, il creatore del supereroe (anche) umoristico Rat-Man, al quale nella fascetta del libro fanno dire “Daw non sa di essere bravo. E non sarò certo io a dirglielo”. Una volta tanto, la fascetta fornisce un giudizio veritiero.

 

“Flash e Zagor: la scure e il fulmine” di Mauro Uzzeo, Giovanni Masi e Davide Gianfelice (Sergio Bonelli Editore)

Li chiamano Intercompany crossover: sono cioè incontri fra personaggi di proprietà diverse. Ma Flash-Zagor con quello fra il supereroe velocista della DC Comics di Batman e Superman e il giustiziere della foresta di Darkwood della Bonelli di Tex e Dylan Dog, è un volume molto interessante al di là del team-up decisamente improbabile.

Sta a una normale storia di Zagor un po’ come Paperinik (Paperino che con un costume diventa un po’ vendicatore dei torti che subisce, in primis dal ricco zio Paperone, e un po’ giustiziere contro la malavita di Paperopoli) sta alla sua versione supereroistica, PK. Zagor vive sempre nella sua foresta, ha sempre un compagno di avventura, il messicano Cico, ma lo stile narrativo e grafico è quello di un fumetto di supereroi DC o Marvel. La trama è la solita degli eventi di questo tipo: gli eroi (Flash grazie alla sua supervelocità dal suo riesce ad arrivare nel mondo parallelo di Zagor) si uniscono contro loro nemici che si sono alleati e in questo caso minacciano di cambiare tutto l’universo, Gorilla Grood (un gorilla intelligente e malvagio) per Flash e lo scienziato pazzo Hellingen per Zagor.

Ma è davvero come se Zagor fosse entrato in un fumetto  di supereroi: appare anche un suo vecchio nemico, Thunderman, ideato nei primi anni Ottanta da un giovane Tiziano Sclavi prima di creare Dylan Dog, qui trasformato in tutto e per tutto in un supercriminale. Un ibrido Italia-Usa affascinante e indubbiamente innovativo.

  

“Fantastici quattro: Full Circle” di Alex Ross (Panini Comics)

Sono la prima famiglia della Marvel. L’universo di Spider-Man, Hulk, Avengers, X-Men, negli ultimi anni popolare come non mai grazie ai film, è infatti davvero nato con la creazione, nel 1961, dei Fantastici quattro, a opera di Stan Lee e Jack Kirby. Tuttavia Mister Fantastic (il leader del gruppo, che può allungare il proprio corpo), la moglie la Donna Invisibile (che ha anche il potere di creare campi di forza), il di lei fratello Torcia Umana (nomen omen) e l’amico detto la Cosa (fortissimo e ricoperto di roccia) nei fumetti sono da molto tempo il fanalino di coda della Marvel (la loro serie per alcuni anni non è neppure uscita). E persino il film più recente loro dedicato è stato un flop.

Ma per i loro sessant’anni è uscita questa bellissima e lussuosa graphic novel. Ross, famoso per il suo stile iperrealistico con il quale fra l’altro ha disegnato, su testi di Kurt Busiek, il capolavoro  “Marvels” (1994) nel quale venivano narrate le origini dei supereroi dal punto di vista della gente comune, stavolta adotta un tratto psichedelico, lo stesso dei popolari poster dei supereroi Marvel prodotti nel 1971 dalla ditta Black Light, oltre a rifarsi a quello del grande Kirby.

La storia, che si riallaccia a una delle avventure più amate della serie, “Quest’uomo, questo mostro!”, di Lee e Kirby, è una delle migliori dei Fantastici Quattro dell’ultimo decennio: riesce a recuperare, con il viaggio degli eroi nell’affascinante Zona Negativa, il sense of wonder perduto e dimostra che, con gli autori giusti, i personaggi storici dei comics hanno sempre ancora qualcosa da dire.

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