Terrazzo

Taunus, il villaggio a buccia d'arancia di Neumann

Manuel Orazi

E' la perfetta immagine dell’estate italiana: specchio di un ceto medio un po’ impoverito dagli anni e un po’ impaurito dalla tempesta elettorale in arrivo

Il villaggio turistico Taunus di Numana è la perfetta immagine dell’estate italiana: specchio di un ceto medio un po’ impoverito dagli anni e un po’ impaurito dalla tempesta elettorale in arrivo. Costruito dal tedesco Hans Walter Neumann (1940-2014) che si innamorò della Riviera del Conero negli anni ’50, decidendo di stabilirsi per sempre nelle Marche. Il Taunus – che è anche il nome di una collina teutonica vicina a Marburgo, la città dove è cresciuto Neumann – è unico rispetto agli altri villaggi vacanze perché a differenza degli altri, è staccato dal mare su una collina disposta ad anfiteatro naturale con vista panoramica.

 

Una piccola città-giardino o new town vicina a due piccoli centri storici (Numana e Sirolo) però con un’architettura neovernacolare da intonaco a buccia d’arancia e tegole rosse che rispondeva all’idea nordeuropea di Mediterraneo ovvero un candido melange di elementi capresi, greci, liguri, magrebini, provenzali, pugliesi però con i servizi privati, le antenne tv, il centro sportivo, il supermarket, un grande ristorante da cucina flambé e ovviamente uno sfavillante disco-bar. Tutto stride con il vernacolare autentico delle case coloniche in pietra bianca del Conero e mattoni scuri. Intorno al 1963, quando cioè le vacanze sono appena diventate un fenomeno massmediologico anche in Italia - è anche l’anno di Sapore di sale di Gino Paoli – nascono i primi villaggi del Club Med e Porto Cervo chiamando non solo architetti ma anche scenografi: l’invenzione della tradizione turistica fu totalizzante per concepire un’atmosfera extraurbana del tutto nuova per un tempo nuovo, quello sospeso delle vacanze, appunto, opposto a quello assillante del boom economico metropolitano.

 

Per gli intellettuali italiani ovviamente il risultato era uguale: stessa alienazione in città e al mare, vita agra, estinzione delle lucciole etc., l’ultimo atto della trilogia adriatica di Michelangelo Zurlini, La prima notte di quiete (1972) mostra il protagonista Alain Delon azzuffarsi con Giancarlo Giannini a Porto Verde, villaggio vacanze con darsena tutto nuovo e moderno (quindi cattivo), alla periferia di Misano Adriatico, per ritrovare la pace solo dopo una fuga in una villa neoclassica nelle campagne di Ancona, ovviamente abbandonata e pericolante (quindi buona).

 

L’intuizione di 60 anni fa di Neumann invece fu quella di ottenere anticipi sulla carta dai primi acquirenti tedeschi, che viceversa non li avrebbero mai concessi a un agente immobiliare italiano; decisivo anche il ruolo della moglie Bianca Maria Maestrami e dell’architetto Guido Cavani, entrambi bolognesi, che attirarono molti altri concittadini abbienti fino a rendere il Taunus una sorta di colonia felsinea sull’Adriatico come ancora oggi è, dal livello leggermente superiore rispetto a quello del turismo di massa. Oggi che i figli Enrico, Arturo e Carlo sono nell’immobiliare, la vita del Taunus continua placidamente senza più i tedeschi che dagli anni ’90 le low cost hanno portato altrove, mentre la loro gated community mostra qualche segno di invecchiamento: al posto del disco-bar hanno costruito altre villette, ovviamente bianchissime.