contro mastro ciliegia

Perché tanto amore per la stella di “Grease”?

Maurizio Crippa

Olivia Newton-John in un solo film ci ha tolti dai cupi anni Settanta. Una liberazione finalmente tamarra e pronta al Grande Disimpegno

Il post più commosso lo ha danzato il suo Danny, John Travolta: “Mia carissima Olivia, hai reso tutte le nostre vite migliori. Ciò che hai fatto è stato incredibile. Ti amo tanto. Ci ritroveremo e saremo di nuovo tutti insieme. Tuo dal primo momento in cui ti ho vista e per sempre! Il tuo Danny, il tuo John”.

  

   

Nei ricordi sui giornali di oggi, sui social di ieri, solo amore, solo commozione. E si dirà: normale. Ma stupisce lo stesso, quanti innamorati per sempre e anche tante donne di ieri e oggi (“ricordo il giorno che le mie sorelle mi hanno fatto vedere Grease. Ti guardavo incantata”) hanno mandato un bacio. C’è qualcosa di strepitoso nel passo di danza sicuro, nella Walk of fame calcata in un attimo da colei che in fin dei conti è stata la star di un solo film, l’icona di un istante. La dolce Sandy. Le è bastato quel film di brillantina e rock’n’roll che ha fatto cerniera tra due decenni, uno spericolato passaggio d’epoca. Il luccicante Grease.

 

Senza saperlo, senza volerlo, fu anche la fine di quel decennio new Hollywood di ribellioni impegnate e pezzi non facili, che si era aperto con Katharine Ross che scappa in autobus vestita da sposa. Grease esce nel 1978 – non è meno strabiliante che lei avesse già trent’anni, chiamata a un ruolo da teenager: quando Hollywood era inclusiva anche senza farselo spiegare. Sandy timida con il golfino pastello che si trasforma in total black, i capelli cotonati alti un piano che avrebbero segnato gli Ottanta, molto prima che se li cotonasse Jane Fonda per gettarsi all’aerobica. Insomma lei, il contrario di Ali MacGraw e Katharine Ross, poca rabbia esibita ma molta libertà dentro. L’icona della ragazza che voleva solo have a fun.  

 

Solo un anno prima La febbre del sabato sera era un film degli anni Settanta. Carico di violenza sociale, sessista, oggi non scamperebbe la censura preventiva. Grease è la fiaba di tutte le ragazze che già si preparavano a divertirsi con Cyndi Lauper. Cambiava un’éra, mentre noi scrutavamo il cambiamento d’epoca nei film di Cimino e di Wenders. Olivia Newton-John è stata l’addio a un decennio che era anche una noia mortale. Una liberazione finalmente tamarra e pronta al Grande Disimpegno. Danny Travolta la guarda a bocca spalancata mentre si trasforma nel più plateale oggetto del desiderio, con tanto di lingua prensile: “Dimmi tutto, cocco!”. Ci voleva questa dolcissima inglesina d’Australia, una carriera nata quando ancora l’Eurovision non rovinava le sorprese, a compiere il miracolo. Poi c’è stato un uomo con cui danzare, assieme a un tumore lungo trent’anni. E’ morta nel suo ranch in California, a 73 anni, l’età un cui le ragazze degli anni Cinquanta trovano il tempo di pentirsi della chirurgia estetica.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"