Gli studi sulla civiltà urrita e l'archeologia che aiuta a comprendere l'oggi

Francesca Amé

Il Premio Balzan 2022 vai ai coniugi Buccellati, che dagli anni Settanta conducono studi e hanno portato alla luce scavi nella cosiddetta mezzaluna fertile

Cinquant’anni insieme, un sodalizio umano e scientifico che di rado capita di incrociare. E insieme Giorgio Buccellati, milanese, classe ‘37, studi alla Cattolica, già professore emerito all’UCLA di Los Angeles dove ha fondato e diretto l’Istituto di Archeologia, e la moglie Marilyn Kelly-Buccellati, natali in New Jersey ed esperta in lingue e civiltà orientali, hanno appena ricevuto a Berna il Premio Balzan 2022  – recita la motivazione – “per i successi ottenuti nello studio della cultura urrita e per aver rivelato la sua importanza come fondatrice di una grande civiltà urbana, tra le più fiorenti del vicino Oriente antico nel terzo millennio a.C.; per aver promosso l’approccio digitale allo studio dell’archeologia; per aver coltivato gli approcci teorici a questa disciplina”. Il loro, dicono al Foglio, è un vero e proprio “progetto matrimoniale”: generativo, aggiungiamo noi, perché – anche se non si è specialisti della materia – si comprende immediatamente la portata dei loro studi e il peso specifico delle loro idee, ché qui non parliamo solo di archeologia, ma di una visione del mondo. Forse, di un nuovo possibile umanesimo. 

Tutto comincia a metà degli anni Settanta, quando i Buccellati sono già di casa nella cosiddetta mezzaluna fertile: si muovono tra Turchia, Georgia, Iraq, sono i primi a portare sui siti degli scavi un computer, convinti che il digitale potesse dare una gran mano al lavoro. Giorgio e Marilyn, lui in territorio iracheno, lei nel Caucaso di cui è profonda conoscitrice, cercano tracce di civiltà diverse da quelle sumeriche. Sfruttano il venerdì, giorno di preghiera per i musulmani e per loro di riposo dal lavoro, per compiere qualche “gita esplorativa” ed è lì, nella terra di mezzo tra Siria e Turchia, a metà strada tra gli scavi dell’uno e dell’altra, che individuano il loro tesoro. E’ l’antica Urkesh, oggi Tell Mozan, adagiata nei pressi delle montagne del Tauro, nella Siria nord-orientale, cinque chilometri appena dal confine turco. Qui, quasi cinquemila anni prima di Cristo, fu fondata la capitale della popolazione degli Urriti, che i Buccellati contribuiscono a togliere dall’alone del mito per consegnarli alla Storia. Parliamo di una civiltà tra le più fiorenti dell’epoca, di cui sono venute alla luce, grazie a straordinarie campagne di scavo, un palazzo, un tempio, una piazza, una struttura per rituali religiosi: “Ciò che ci ha colpito – riflette oggi Giorgio Buccellati, al telefono da Berna – è stata una dimensione urbana alternativa rispetto a quella sumerica. La civiltà urrita realizza un vivere in comunità che trascende la mera condivisione del terreno. Il territorio è montano, non piano e uniforme come in pianura; eppure, un manipolo di uomini lo ha scelto per vivere insieme, l’uno accanto all’altro. Gli Urriti ci insegnano che una civiltà è tale se supera l’anonimato tra le persone, se punta sul rapporto tra gli individui che la compongono, al di là delle difficoltà pratiche. Una lezione importante per quest’epoca in cui la tecnologia pare accorciare sempre più le distanze e dove invece la solitudine è il problema sociale”. 

 

Nell’approccio dei Buccellati all’archeologia – numerose e di altissimo profilo le loro pubblicazioni scientifiche – si sente forte il gusto per il presente e per la vita. Premiati a Berna insieme ad Alessandra Buonanno e Thibault Damour per i loro studi sulla gravitazione, a Saul Friedläder per gli approfondimenti sull’Olocausto e a Jeffrey Gordon per le ricerche sul microbioma in salute e malattia, i coniugi Buccellati sono intellettuali pionieri. Mai hanno abbandonato l’amata Siria. Se nel periodo più buio della guerra ogni scavo è stato sospeso (a eccezione di una coraggiosissima spedizione ungherese lungo la costa), la loro attenzione su Tell Mozan è stata costante. Il volume, firmato nel 2018 da Giorgio Buccellati e altri studiosi per la Società editrice fiorentina I millenni per l’oggi. L’archeologia contro la guerra: Urkesh di ieri nella Siria di oggi, riassume nel titolo l’attivismo della coppia di archeologi che, avvalendosi di staff locale, sta mantenendo aperto e visitabile il sito urrita.

Mostrare il valore del passato e di quel territorio per noi è una valida alternativa ideologica al pericolo dell’estremismo e del fanatismo nell’area: nessuno dei cinque gruppi etnici che oggi abita in zona ha un legame genetico con gli Urriti, ma quella terra e quel pezzo di storia rappresenta un punto in comune. Vogliamo sviluppare il senso di appartenenza e di cura per il luogo”, spiegano i coniugi Buccellati che anche in questi ultimi mesi hanno attivato un presidio giornaliero del sito per evitare saccheggi, valorizzato gli scavi con cartelli esplicativi, realizzato conferenze itineranti in ventiquattro villaggi limitrofi con archeologi locali, sostenuto gite per le scolaresche e attività di approfondimento per i ragazzi delle superiori. “Siamo archeologi e studiosi, non operatori sociali – precisano. Non si è mai preparati per questo tipo di archeologia. Spesso, nel corso di questi ultimi anni, ci siamo domandati se valesse la pena continuare, ma l’aspetto umano ha prevalso e anche quello scientifico di ricerca su un sito così ricco. Si arriva a toccare, crediamo, il valore più profondo della parola cultura”. 

Il Premio Balzan – nato per volere della figlia Angela Lina al fine di onorare la memoria del padre Eugenio (1874-1953), rampollo di proprietari terrieri rodigini e abile direttore amministrativo del Corriere riparato poi in Svizzera sotto il Fascismo – è certamente tra i più generosi: ogni menzione vale 750 mila franchi svizzeri, la metà dei quali da destinare a progetti di ricerca.  I Buccellati hanno già un loro piano: sostenitori convinti di un’archeologia contemporanea o, meglio, di una “ragione archeologica” utile a capire l’oggi, attiveranno con i fondi ricevuti un innovativo progetto di ricerca e di narrazione digitale che coinvolgerà quindici giovani studiosi di tutto il mondo.

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