Favole per tempi di guerra. Intervista allo scrittore israeliano Etgar Keret

Al Bologna Children's Book Fair lo stand della Russia non c'è e quello dell'Ucraina si è trasformato in un "manifesto"

Giuseppe Fantasia

Bologna – “La situazione tremenda che si sta vivendo in Ucraina non deve meravigliarci più di tanto, anche se tutti si ostinano a dire che è impensabile che ci siano guerre nel 2022", dice al Foglio lo scrittore israeliano Etgar Keret. "A ben vedere, in realtà, come dico spesso, le guerre assomigliano a delle Biennali, visto che ne spunta una ogni due anni e altre non sono state mai risolte. L’unica differenza è che questa guerra è successa nell’epoca dei social media dove tutto è conosciuto e si sa in tempo reale. Tutto accade con un gesto, con un clic, tutto si basa su un like, su un più o su un meno che ricorda il pollice romano alzato o abbassato. Un insieme continuo di corsi e ricorsi storici”.

  

Keret, che è anche attore, sceneggiatore e regista, è l'ospite d’onore alla 59esima edizione della Bologna Children’s Book Fair, la Fiera internazionale del libro per bambini e ragazzi che torna dal vivo – dopo due anni di assenza per via della pandemia – fino al 24 marzo prossimo.

   

Lo stand della Russia non c’è e quello dell’Ucraina si è trasformato in uno stand "manifesto" dove al posto degli editori che avrebbero dovuto parteciparvi, ci sono appelli di protesta contro la guerra e le sue violenze appesi alle pareti, come “Do not keep silent”, “Stop Russian Aggression” e “Read Ukraine”. Sullo sfondo, una scritta che ricorda questa assenza “temporanea”, perché gli ucraini “sono impegnati al fronte”. La Fiera, assieme all’International Conference of Book Fair Directors, ha preso posizione contro l’invasione russa riaffermando il valore della pace anche attraverso le parole dello scrittore israeliano che ha tenuto l’incontro “What stories can you tell in times of war?”. Che storie, dunque, si possono raccontare di questi tempi con una guerra in corso? Una domanda che giriamo direttamente a lui che è noto per i suoi racconti fulminanti, surreali e realistici (Pizzeria Kamikaze, Gaza Blues, Le tette di una diciottenne, All’improvviso bussano alla porta e molti altri, pubblicati in Italia da Feltrinelli) in cui fotografa l'assurdità del vivere in un paese stressato dalla guerra e che prova una sua impossibile normalità. In Un intoppo ai limiti della galassia o nel più personale Sette anni di felicità, anche questi Feltrinelli, Keret ricorre sempre alla sua inconfondibile ironia e con accenti commossi e malinconici, nel tentativo di trovare del buono e del positivo anche dove è difficile vederlo. “Ho a lungo ricordato la storia che mi raccontavano i miei genitori in tempo di guerra e oggi, quel che mi vien da pensare a proposito di storie da raccontare, è non basarsi solo ed esclusivamente sull’individualità, non ridurre tutto e solo a vittime e a carnefici, perché l’umanità è molto più complessa di quanto si possa immaginare”.

    

“Non abbiamo nulla da imparare né da capire da un sociopatico come Putin – figuriamoci – continua - ma io mi sono rifiutato di appendere la bandiera ucraina. Questo non perché io non sia a favore o vicino a quel popolo, ci mancherebbe, ma perché questa guerra non è una partita di calcio dove si sta da una parte o dall’altre, ma qualcosa di più serio e preoccupante”.

   

“Putin fa il suo gioco che è ben chiaro e tutto, per ora, almeno in Russia, va come ha programmato, perché lì l’informazione racconta solo quello che vuole lui e quelle persone che cercano di ribellarsi vengono subito arrestate. La cosa sconvolgente – aggiunge – è che l’altro giorno, prima di arrivare qui in Italia, in aeroporto mi sono messo a parlare con un gruppo di ragazzini e uno di loro, di 14 anni, mi ha detto che lui e i suoi amici seguono sui social Putin e Ronaldo. Gli ho chiesto perché, che cosa hanno in comune? E lui: ‘Perché tutti li conoscono, perché tutti sanno chi è’. Non è sconvolgente?”.

  

Preso dai suoi fan lettori, ci saluta e continua il suo giro per la Fiera, tra libri per ragazzi che è un settore che, solo in Italia – dati AIE (Associazione Italiana Editori) - coinvolge 190 editori, 800 librerie, 375 autori, 350 illustratori e che registra un saldo sempre più positivo sul fronte dell’export diritti (sono 2.812 i diritti su titoli venduti all’estero, contro i 2.190 acquistati dagli editori italiani).

  

Poco distante, al Centro Servizi c’è una mostra organizzata in collaborazione con gli espositori della Fiera e con l’Ukrainian Book Institute che raccoglie molti dei titoli ucraini vincitori candidati alle precedenti edizioni del Bologna Ragazzi Award, ma anche titoli ucraini tradotti in lingue diverse, portati in fiera dagli editori di tutto il mondo. A ben guardare, ci sono anche due libri speciali che affrontano il tema della guerra con l’intento di avvicinare il tema ai bambini. Si tratta di Vijna, Sco Zminyla Rondo (The War That Changed Rondo), di Romana Romanyshyn e Andriy Lesiv (The Old Lion Publishing House, Ukraine) che affida ora alla bellezza delle sue immagini un messaggio di speranza e di pace di cui il mondo ha oggi più che mai bisogno. Altro importante progetto è The War: The Children Who Will Never Get to Read Books (My Bookshelf Publishing House, Kyiv, 2022), un libro realizzato in brevissimo tempo da Masha Serdiuk e illustrato da Tetiana Kaliuzhna. L’opera, è stata stampata eccezionalmente a Bologna in un’unica copia che si trova ora esposta nella mostra al Centro Servizi. "Un libro – spiega l’autrice – che non avrebbe mai dovuto esistere. Perché è un libro su bambini che non potranno mai leggere libri. Perché le loro vite sono state portate via”. Nessun abbellimento, nessun sentimentalismo, quindi, “ma solo la nuda, disadorna, brutta verità”.

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