Le rose di Eliogabalo, Lawrence Alma Tadema, 1888, olio su tela

Che ne sa degli invertiti nell'arte la moralona Murgia

Ginevra Leganza

I Ferragnez, suscitando il riso, affrescano il quadro della nostra epoca, piena di meravigliose donne forti e di uomini sempre più noiosi e svirilizzati. Con buona pace della scrittrice femminista

Michela Murgia si è accorta giorni fa di un titolo sul sito del Foglio, due frasette che suonano così: “I Ferragnez invertiti. Dove l’uomo diventa donna e la donna legifera incontrastata”. A sguinzagliare gli spiriti della strega di Cabras pare sia stato l’aggettivo “invertito”, sintomo di un impianto mentale – il nostro – sciaguratamente realista (in murgese “realista” si dice “machista”). Screenshottata la pagina, la pastorella del femminismo futile l’ha postata nella rassegna stampa instagrammatica della domenica. Avendola turbata nel giorno del riposo, cogliamo il pretesto per tornare sulla questione. Non si turbino lettori e lettrici sessisti, invece, ché qui non facciamo palinodie. Nessuna abiura. Ma è giusto il caso di rimarcare che i Ferragnez sono appunto la quintessenza coniugale dell’inversione maschio-femmina. Murgia & friends si sono arenate al titolo – titolo che, sconcertandole, ha fatto il suo dovere – riferito all’acme narrativa della serie tv “The Ferragnez”, in onda su Amazon Prime Video.

 

Due frasi suggellanti un concetto, tanto chiaro quanto intollerabile sia stato pensato da una donna che, secondo le bimbe di Murgia, non può vedere in Chiara un digital pater familias e in Fedez un pupazzone imbronciato. Ma lasciamo perdere le interpretazioni, stiamo ai fatti. C’è un passaggio nel corso del quarto episodio in cui Fedez viene trascinato dalla moglie panciuta di gravidanza in una clinica meneghina. Qui, bardato di camice e cuffietta ospedaliera, si adagia sul lettino dove dei medici gli inducono contrazioni. Mamma Fedez, saggiando alla lontana i dolori del parto, si cala nei panni materni che, per quanto logati, son pur sempre panni di doglie e travagli… E questo è certo il momento topico dove si inscena la forzatura di due realtà, due principi cosmici che si invertono: la donna che assiste il maschio che partorisce. Fedez primiparo è comunque il punto d’arrivo di una tendenza ben radicata, quella di un uomo ontologicamente recessivo.

  

C’è un passaggio anteriore, ad esempio, che annuncia la subordinazione di lui alla verve di lei: è quando il rapper avventato posta il video-spoiler della canzone scritta per Sanremo e si respira aria di squalifica. È allora che Fedez addebita la responsabilità alla consorte, rea di essere una frettolosa smanettona, colpevole di averlo portato sulla strada del “prima posta, poi pensa”. Il marito piange temendo l’esclusione, telefona a quel machista di Amadeus, si scusa, ma la colpa è di Chiara glaucopide, la dea, signora della casa. La responsabilità è tutta della matriarca che getta luce sulla famiglia intera e assieme agli onori porta il peso degli oneri, espungendo quanto può il principio maschile. Ai fasti per deliziare pupo Leone si alternano poi sedute in coppia dall’analista che, nell’estorcere i problemi agli sposi, sollecita uno zibaldone di onomatopee: “super”, “bum”, “buh”, “wow”, “mega-wow”. Si parla così nel grattacielo di Zaha Hadid.

    

La sintesi che si trae dalle prime cinque puntate è quella di un’economia domestica dove l’elemento virile è sepolto sotto mille strati di glitter, griffe e suoni infanti. L’uomo Fedez è confitto dietro una femminilità potentissima. Ultimamente si è vociferato del rapper calcante il suolo politico. Chissà. Certo è che lo farebbe sempre circondato da donne: oltre alla moglie, c’è infatti la mamma, la suocera e ben due cognate. E a ripensarci, torna davvero in mente Eliogabalo circondato dalle Giulie, o se vogliamo un Penteo delle Baccanti di Euripide, traviato dalle medesime, prossime a smembrarlo.

  

Fedez, nell’adesione passiva a elementi femminei, è l’up-grade della figura che racconta la decadenza dei costumi. E a ben vedere la serie tv è sì un piattume, ma si riscatta diventando capolavoro nei suoi vertici grotteschi. Acme: momento Mamma Fedez. I due Ferragnez s’invertono, e quasi ci divertono. Suscitando il riso, affrescano il quadro della nostra epoca, piena di meravigliose donne forti e di uomini sempre più noiosi e svirilizzati.

Ma che ne sanno degli invertiti nell’arte le moralone murgiane.

 

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