(foto Unsplash)

Entra il pronome non binario “iel” nel dizionario francese. Grandi polemiche nel governo

Mauro Zanon

Per qualcuno è un simbolo di progresso. Ma per altri è solo l'ennesima incursione dell'ideologia woke. Così il dibattito coinvolge anche gli esponenti dell'esecutivo

Parigi. Per alcuni si tratta di una svolta epocale, di un progresso sociale, per altri dell’ennesima incursione dell’ideologia woke, di un ulteriore passo verso la desacralizzazione della lingua francese. Il pronome neutro “iel”, contrazione di “il” (lui) e “elle” (lei”), utilizzato dalle persone che si definiscono non-binarie e dunque non si riconoscono né nel genere maschile né in quello femminile, ha fatto il suo ingresso nel Petit Robert, il dizionario più popolare in Francia.

L’ingresso, per ora solo nella versione web del dizionario, è avvenuta discretamente a fine ottobre, ma tre giorni fa, il deputato della République en marche (Lrem), François Jolivet, ha scritto una lettera di protesta molto rumorosa all’Académie française, il santuario della lingua di Molière, per chiedere di intervenire sulla questione. “Il Petit Robert, dizionario che consideravamo come un punto di riferimento, ha appena integrato nel suo sito le parole ‘iel, ielle, iels, ielles’. I suoi autori sono dunque militanti di una causa che non ha nulla di francese: il wokismo”, ha twittato il deputato macronista, postando la lettera indirizzata al segretario perpetuo dell’Académie, Hélène Carrère d’Encausse. 

La polemica attorno all’introduzione del pronome gender free decisa dai lessicografi del Petit Robert ha rapidamente assunto un’altra dimensione quando il ministro dell’Istruzione, Jean-Michel Blanquer, ha manifestato su Twitter il suo sostegno all’iniziativa di Jolivet, aggiungendo che “la scrittura inclusiva non è il futuro della lingua francese”. Poi, intervistato da BfmTv, ha ribadito la sua opposizione all’ingresso di “iel” nel Petit Robert: “La lingua francese non deve essere triturata. Femminilizzare i nomi delle professioni è qualcosa di molto positivo, non è difficile da fare e lo facciamo. In compenso, il punto mediano e tutte le modifiche improvvise della lingua francese non sono affatto qualcosa di positivo”. Accanto a Blanquer, ieri pomeriggio, c’era anche Brigitte Macron. “Ci sono due pronomi, ‘il’ e ‘elle’, va bene così”, ha tagliato corto l’ex professoressa di francese e attuale première dame. 

Il problema è che non tutti all’interno del governo condividono la posizione di Blanquer, e tengono a farlo sapere pubblicamente. La ministra per le Pari opportunità, Elisabeth Moreno, intervistata ieri mattina su France Inter, ha affermato che l’entrata del pronome inclusivo “iel” nel dizionario è un “progresso”, e non ha nulla di “ideologico”, perché “un’ideologia è forzare qualcuno a fare qualcosa che non ha voglia di fare, mettergli in testa qualcosa che non avrebbe assorbito da solo”. La presa di posizione della ministra Moreno ha parecchio indispettito i suoi colleghi, e soprattutto Blanquer, impegnato fin dall’inizio del suo mandato contro gli scossoni ideologici in nome dell’“inclusività” e del “wokismo”. A maggio, il titolare dell’Education nationale ha pubblicato una circolare per vietare l’uso della scrittura inclusiva fatta di asterischi e punti mediani a scuola, condividendo la posizione del filosofo e accademico di Francia Alain Finkielkraut, secondo cui è una “ridicola balbuzie” che rischia di condannare a morte la lingua francese. In soccorso della ministra Moreno è arrivato il direttore delle éditions Le Robert, Charles Bimbenet, il quale, sul sito internet della maison, ha scritto che non si tratta affatto di un gesto militante, e che i lessicografi del Petit Robert non sono stati colpiti improvvisamente da un “wokismo acuto”: semplicemente sono lì per registrare le evoluzioni “di una lingua francese in movimento”.

Va detto, tuttavia, che l’impiego del prenome neutro “iel”, le cui prime apparizioni risalgono al 2010, è diffuso quasi esclusivamente nei circoli militanti Lgbt. Secondo un sondaggio Ifop pubblicato nell’autunno 2020, il 22 per cento dei giovani francesi tra i 18 e i 30 anni si definisce non binario. Per Lee Ferrero, fondatore dell’associazione Lgbt Transat, l’arrivo di “iel” nel Petit Robert “è qualcosa di storico”. 

Di più su questi argomenti: