La casa-museo di Jane Austen a Chawton, nell'East Hampshire inglese (da Wikipedia)

Un ricettario salva Jane Austen dalla censura del Black Lives Matter

Mariarosa Mancuso

La casa-museo della scrittrice compromessa con il passato coloniale? Falso allarme: merito di quei tempi duri del chilometro zero obbligatorio

Non solo non aveva una stanza tutta per sé, riservata alla scrittura di Orgoglio e pregiudizio e altre delizie romanzesche. Doveva arrangiarsi con un tavolinetto pieghevole. Capitava che qualche ospite fosse di passaggio nel cottage di Chawton, Hampshire, dove Jane Austen viveva con la madre e la sorella (entrambe di nome Cassandra). E allora cominciavano – parole sue, nero su bianco in una lettera – “i tormenti del budino di riso e dei fagottini di mela. Non riesco a scrivere niente se ho la testa occupata dai cosciotti d’agnello e dal rabarbaro”.

 

Veniva in aiuto, trafficando nella cucina di casa, l’amica Martha Lloyd. Aveva dieci anni meno di Jane Austen, vissero a lungo nella stessa casa (poi sposerà Sir Francis, fratello della romanziera e ufficiale di marina). A giugno, la Bodleian Library Publishing pubblicherà il suo quaderno di ricette. In facsimile, e a colori. Fotografando le pagine scritte a mano da Miss Lloyd, e anche le macchie che fatalmente cadono su un libro di cucina molto consultato e via via aggiornato. Ogni casalinga aveva il suo, arricchito da piccoli segreti e rimedi sperimentati in famiglia: usanza superflua, da quando internet procura con un clic in tempo reale qualsiasi tipo di ricetta possibile (anche quelle vittoriane, con il tutorial video, se avete la curiosità di sapere com’era fatto il pudding con sorpresa al tempo dei racconti natalizi di Charles Dickens).

 

Le conversazioni possiamo solo immaginarle (e Jane Austen sembra il tipo di narratrice che ha lo stesso brio dei suoi personaggi, non si può dire lo stesso di altri scrittori che abbiamo visto da vicino). Scopriamo però dal ricettario di Martha Lloyd che la bevanda preferita di Miss Austen era acqua addolcita con miele. Meno male. Possiamo accantonare la polemica nata intorno al tè che proveniva dalle colonie, e che quindi avrebbe dovuto farci buttare via Orgoglio e pregiudizio. O almeno avremmo dovuto guardarlo con sospetto. O farlo precedere da una nota che mettesse in guardia la lettrice sensibile e avvertita.

 

La questione era stata discussa dalla direzione della casa-museo, dopo che un’indagine del National Trust aveva messo Chawton tra i luoghi di culto letterario compromessi con il passato coloniale. Non era solo il tè. Il padre di Jane aveva interessi nelle piantagioni di canna da zucchero di Antigua. E si suppone che abiti, sottogonne, e una sacco di altri indumenti fossero in cotone, altro prodotto sospetto se prendiamo il movimento Black Lives Matter come misura del mondo, oggi e nei secoli passati.

 

Momento di panico, poi rientrato: sembra che il tè rimarrà fuori dalla censura, vale per la scrittrice e i suoi personaggi. Qualcuno che ancora legge romanzi deve essersi accorto che non è una bevanda: era un pasto e un’occasione sociale. Per dirla tutta, era anche una componente non trascurabile nella già scarsa dieta dei meno fortunati e dei miserabili.

 

Meno a rischio è il piatto preferito di Jane Austen: toast al formaggio, puntualmente descritto nel libro di ricette assieme alla “zuppa bianca” di Orgoglio e pregiudizio. Mr Bingley intende farla preparare, prima di mandare in giro gli inviti al ballo – della conservazione, senza frigoriferi, non fa parola. Sugo d’arrosto, tuorli d’uovo sodo tritati e mandorle macinate, abbastanza panna da giustificare il nome del piatto. La curatrice del volume Julienne Gehrer dice di aver provato molte ricette – ma di questa in particolare non dice nulla. E rassicura: ci sono piatti che arrivano dalla Francia, ma la maggior parte degli ingredienti sono prodotti locali. Il chilometro zero non c’era bisogno di inventarlo. Era una dura necessità.

 

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