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"E' ancora università o la Cina di Mao?". Parla il professore Bassani, sospeso dalla Statale

Ha condiviso un meme sessista contro Harris: "Mi sono scusato, rimosso. Cosa devo fare ancora?"

Carmelo Caruso

Si chiama Marco Bassani e insegna Storia delle dottrine politiche. "Ho condiviso un meme stupido ma non è il mio pensiero. Ho rimosso il clic. Vengo sospeso per un mese dallo stipendio. Ma non basta". Come stanno le università italiane?

La storia è questa. C’è un professore della Statale di Milano che sul suo profilo Facebook condivide una vignetta stupida. Si chiama Marco Bassani e insegna Storia delle dottrine politiche. Accade a novembre. Il meme riguarda la vicepresidente degli Usa, Kamala Harris. La didascalia recitava così: “Se vai a letto con un uomo giusto puoi diventare la vicepresidente degli Stati Uniti”. Professore, a lei fa sorridere? “L’ho vista. L’ho condivisa. Ho sbagliato. Non è il mio pensiero. Ho abbassato la guardia. Me ne scuso. L’ho fatto. L’ho cancellata poche ore dopo. Ma quello che è seguito va oltre”.

 

E’ seguito un procedimento disciplinare che ha portato, venerdì scorso, a decidere la sospensione del suo stipendio per tutto il mese di giugno. In pratica, per quel mese, Bassani non è un professore della Statale. Quel meme sbagliato, condiviso in un giorno sbagliato, viene notato da una consigliera comunale di Milano. E’ lei a denunciarlo pubblicamente. Diventa un caso politico. Il rettore promette: “Verrà punito”. A Bassani viene chiesto di presentarsi di fronte a un tribunale speciale. E’ formato da tre professori del consiglio di disciplina. Insieme al suo avvocato produce una memoria difensiva di 85 pagine. Da quel momento trascorrono sei mesi prima della pronuncia definitiva. Bassani rifiuta l’idea di aver fatto una “gozzinata”, di aver detto le parole oscene che Giovanni Gozzini, docente di Firenze, rivolse a Giorgia Meloni. “Non è paragonabile”. E perché non lo sarebbe? Risponde: “Perché quella vignetta è stata rimossa. Perché mi sono scusato immediatamente e pubblicamente. Anche di fronte al tribunale speciale. Perché io stesso ho compreso che è come aver raccontato una barzelletta che non ha fatto sorridere nessuno. E però, qui mi si chiede di indossare le orecchie d’asino come nella Cina di Mao e non basterebbe neppure quello. Vengo sospeso con una legge che risale al 1933 e con la motivazione che sarei ‘non nuovo a simili episodi’. Non vengo sospeso per quello che ho fatto ma per quello che dicono che sia”.

 

Bassani è un professore che si è scontrato in passato con il rettore. “Non ho condiviso la sua elezione. Ho detto che è stato eletto con voti del personale non docente. Posso essere libero di dirlo?”. Il personale non docente ha fatto circolare dei volantini in cui si consigliava “di affrontare Bassani nei corridoi e nei cortili”. C’è stato dell’altro. “Mi era stato chiesto, sempre da parte del rettore, di parlare del cambiamento climatico, di Friday for Future. Ebbene, mi sono rifiutato”. Quindi si sente una vittima? “Assolutamente no. Non voglio passare per vittima ma voglio sottoporre all’attenzione quanto accade nelle aule universitarie italiane. Ci sono professori liberi di esternare oscenità nel corso delle loro lezioni e chi invece, come me, è punito per una vignetta che ha solo condiviso, cancellato, amareggiandosi per l’errore”.

 

I suoi colleghi cosa ne pensano? “In molti mi dicono che ho ragione e aggiungono di non dirlo in giro. C’è un’università sempre più spaventata, docenti intimiditi. Sono terrorizzati di passare per misogini, razzisti. Io difendo la libertà di poter fare anche un click improvvido”. Difende la libertà di sbracare? “Non difendo lo sbraco. Ma non posso accettare il processo, l’autodafé, la sospensione e che non li si ritenga neppure sufficienti”. Bassani, come tutti i professori, era affiancato da un brillante ricercatore. In una lettera, pubblica, ha fatto sapere che il turbamento, per i modi aggressivi con cui il professore Bassani è stato attaccato sulla stampa, lo inducono a cercare lavoro altrove e che “l’occasione è gradita per porgere cordiali saluti”. Come sta l’università italiana?

 

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio