Nel mondo della danza interrotta

Come reagire alla pandemia? Le scuole di ballo fra crisi e ripartenza: oggi anche la Scala di Milano celebra la giornata internazionale della danza

Valeria Sforzini

Il processo di vestizione è rimasto lo stesso: collant color carne, body scuro, gonnellina, chignon stretto e mezzepunte. Disciplina e dedizione non sono state scalfite di un millimetro. Solo che al posto del vociare dello spogliatoio affollato, tra mamme che vestono le più piccole, le chiacchiere e le compagne che corrono per non arrivare in ritardo alla lezione, c’è il silenzio della propria camera. La musica, che prima pervadeva tutta la sala e scandiva il ritmo dei plié, adesso arriva dalle casse del computer o del telefonino. La sbarra, che per forza di cose è stata montata anche in casa, è incredibilmente più vuota senza le mani delle compagne appoggiate con la massima delicatezza o strette saldamente per non cadere. Da un anno a questa parte le scuole di danza professionali hanno chiuso le porte delle proprie sale senza sapere come e quando avrebbero potuto riaprirle. Direttori e insegnanti hanno cercato di portare online una disciplina che si fonda sull’occupazione dello spazio, sulla musica e sul movimento in relazione agli altri. “Immaginatevi un tuffatore professionista che si esercita senza una piscina. Per noi non è stato molto diverso” spiega al Foglio Stephane Fournial, direttore della Scuola di Ballo del Teatro San Carlo di Napoli .

 

Nella più antica scuola di Ballo d’Italia gli studenti di danza hanno un’età compresa tra gli otto e i vent’anni. Se in tempi normali si arriva quasi a 200 iscritti, nel 2020 i bandi di ammissione sono stati posticipati e qualche studente ha lasciato la scuola, portando a quota 127 gli iscritti dell’anno 2021. “Il Covid ci ha costretti a far slittare i provini di ammissione e gli esami finali per la consegna dei diplomi, un po’ come è successo in tutte le scuole – continua Fournial – ma abbiamo ancora moltissime richieste, il bando scade il 30 giugno e in molti stanno chiamando per candidarsi e informarsi. Questo ci fa ben sperare”. Il 19 di aprile sono riprese le lezioni in presenza con un protocollo rigidissimo. “Le classi più numerose sono state divise in due o addirittura in tre – spiega – e i percorsi sono studiati per fare in modo che i gruppi non si incontrino durante i cambi. Tra una lezione e l’altra, impieghiamo mezz’ora a sanificare la stanza con le finestre aperte. Ovviamente le mascherine sono obbligatorie sempre. È complicato, ma abbiamo a che fare con bambini e ragazzi e la responsabilità è alta”.

 

Potersi allenare a casa non è scontato per un ballerino. Servono spazio, una sbarra, uno specchio e soprattutto un pavimento adatto che attutisca i salti per evitare danni alle articolazioni. “Ho dovuto stendere in cucina un telo di linoleum per fare gli esercizi, non me lo sarei mai aspettato, e mio padre mi ha costruito una sbarra portatile in legno, in modo da poter risparmiare spazio”, spiega Marialia Brunone, 19 anni, ballerina della scuola del Teatro San Carlo di Napoli “Al rientro in classe avevamo il timore di non essere all’altezza della nostra preparazione nel periodo pre-pandemia, di non essere in forma”, racconta Ai Ezoe, 16 anni, iscritta al settimo anno della Scuola di Danza del Teatro dell’Opera di Roma. “Ma abbiamo sfruttato il lockdown per lavorare sui nostri punti deboli e sulla tecnica. Pur non essendo in sala, abbiamo guardato molti balletti per acquisire le capacità artistiche dei grandi danzatori”.

 

I programmi sono stati riadattati in tutte le scuole. “Ho dovuto studiare degli esercizi diversi per la didattica in presenza e a distanza – spiega Gaia Straccamore, docente dell’Accademia di Danza del Teatro dell’Opera di Roma – Io insegno ai ragazzi della fascia intermedia, che hanno dai 13 ai 16 anni. È una fase importantissima in cui si inizia a lavorare sui virtuosismi, si affina la tecnica e si fa lo scatto di qualità. Ma a distanza è molto complicato. Per la dad ho studiato degli esercizi che li tenessero in forma, mentre quando siamo in sala possiamo concentrarci su diagonali e salti, ma con la mascherina è molto faticoso eseguire gli esercizi ripetuti per rafforzare i muscoli”. Dal 19 di aprile si è optato per una soluzione ibrida: per quattro giorni alla settimana, metà classe fa lezione in presenza e l’altra metà segue da casa.

 

La Scuola di Danza è nata con l’intento di formare danzatori professionisti – spiega Laura Comi, direttrice della scuola del Teatro dell’Opera di Roma – Gli allievi sono 160 e lavorano sei giorni alla settimana con frequenza obbligatoria per otto anni per conseguire il diploma da professionisti. Perdere il contatto con i ragazzi è stato traumatico e abbiamo cercato di studiare dei programmi per mantenere il loro livello di preparazione fisica. Un rallentamento c’è stato. ma sono fiduciosa”.

 

Il 29 aprile, per celebrare la giornata internazionale della danza, il Teatro Alla Scala di Milano ha organizzato la trasmissione in streaming di una lezione completa del Corpo di Ballo, che per l’occasione si è spostata dalla sala, al palcoscenico del teatro. “La formula è stata pensata dal Direttore del Ballo Manuel Legris – spiega Antonino Sutera, primo ballerino che ha sviluppato la sua carriera artistica alla Scala e che da un anno ha assunto la veste di maître de ballet – ”L’idea era quella di offrire una fotografia intima della giornata di un danzatore. Farlo dal palco ha un valore aggiunto perché mostriamo al pubblico la fatica e la dedizione che stanno dietro a ogni passo. Per un ballerino la lezione è un momento bellissimo, quasi sacro, è la prima cosa che facciamo ogni mattina per tutta la vita. Nel nuovo ruolo di maître avrò l’onore di poter passare ai ragazzi più giovani il mio bagaglio artistico e quello che ho fatto nel corso degli anni. Noi siamo pronti e non vediamo l’ora di poter sentire di nuovo il loro applauso”.