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Street art e turismo. Così la pandemia ha cambiato il lavoro delle guide in periferia
Raccontare l’arte dipinta per strada, ma anche e soprattutto le storie dei quartieri fuori dal centro, dove i murales colorano le facciate delle case popolari. Il progetto Muri Sicuri
“Censurato”. La parola scritta rossa in basso a destra sotto il grande disegno sbiadito di San Basilio con una cesoia in mano pronto a rompere il lucchetto che chiude l’accesso ai lotti popolari racconta un pezzo di città. Le lotte per la casa, la morte cruenta nella rivolta del 1974 del 19enne Fabrizio Ceruso, venuto da fuori città nella Capitale per sostenere i compagni baraccati di Samba. I turisti della periferia sono curiosi: “Chi ha fatto parzialmente cancellare un murale di Blu?”. La polizia in assetto antisommossa che il santo fermava con l’altra mano è stata verniciata di bianco dal comune. “Non mi fate parlare…”, risponde con ostentata reticenza Francesca Pagliaro guida del gruppo. Il segreto dei tour organizzati dell’associazione Muri Lab è tutto qui. Raccontare l’arte dipinta per strada, ma anche e soprattutto le storie dei quartieri della periferia dove questi murales colorano le facciate delle case popolari, anche grazie a questo progetto.
Francesca si muove per le strade di San Basilio con sicurezza. “Vedete - spiega al gruppo di una ventina di persone di età variabile - questa è via Morrovalle un po’ il corso di San Basilio, il decumano perché le borgate venivano costruite con la pianta dell’urbanistica romana”. Ai temi ecologico palingenetici dei murales di Liqen, al racconto del lavoro di ascolto dei bimbi del quartiere fatto da Hitnes prima di trasformare sei facciate dei lotti che affacciano sullo spiazzo di via Treia in disegni coloratissimi di animali, Francesca alterna racconti di cronaca. Locale, ma essenziale per capire la città. Come la rabbia e legittime invidie dei primi residenti del quartiere. San Basilio nacque all’inizio degli anni 40 come borgata “semi rurale”, a 15 chilometri dal centro. Furono trasferiti qui i baraccati degli sventramenti degli anni 30. Nelle case di “carpilite”, un impasto di calce e trucioli di legno, talmente mal fatte da essere in buona parte demolite dopo poco. Così quando i primi residenti della borgata si videro passare davanti per l’accesso a un altro alloggio prima gli esuli giuliano dalmati e gli sfollati dei bombardamenti del ’44 a San Lorenzo spostati nei moduli bassi e graziosi con 150 metri quadri di giardino realizzati dalla Unrra Casas (United Nations Relief and Rehabilitation Administration), l’agenzia delle Nazioni unite per l’assistenza delle popolazioni colpite dalla guerra. Poi, nei due nuovi palazzoni con ascensori e riscaldamento i baraccati mandati via dal villaggio olimpico per le Olimpiadi del 60, scoppiarono le proteste. Né le prime né le ultime di una lunga serie.
Muri Sicuri è un progetto nato nel 2016 per volontà di un gruppo di 19 guide turistiche con due obiettivi: raccogliere fondi per i paesi danneggiati dal terremoto del centro Italia, commissionare e mantenere nuove opere d’arte a cielo aperto e raccontare la street art nelle periferie. La pandemia ha segnato una svolta. La gente ha riscoperto i quartieri. “Quest’esperienza per il nostro lavoro era marginale”, spiega Francesca. “Il resto dell’anno facevamo il nostro lavoro normale da guida turistica concentrato nel centro storico con i turisti internazionali. Con la pandemia è cambiato tutto è così abbiamo creato Muri Lab ed iniziato ad organizzare questi tour a pagamento per i quartieri dedicati alla street art romana”. E la cosa è andata molto bene. “Facciamo quattro tour al mese, abbiamo cominciato a ricevere tante richieste, ci cercano come le guide che conoscono la street art a Roma. Alla fine abbiamo deciso di organizzare un calendario. Avevamo tempo ed è stato un modo fantastico per reinventare il nostro lavoro. Ormai da un anno ogni fine settimana facciamo due tre gruppi che girano per Quadraro, Primavalle, Tor Marancia, San Basilio, Trullo, Tor Pignattara. Si è creata una nuova forma di fruizione che ci diverte e che ci permette anche di respirare in questo periodo complicato”.
Scrittori del novecento