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Occupato il Globe di Roma: "Non chiediamo riaperture subito ma reddito e sicurezza"

La protesta del mondo dello spettacolo: "Serve un tavolo interministeriale, le istituzioni lavorino insieme a noi". Il ministro Franceschini: "Nei prossimi mesi puntiamo sugli eventi all'aperto"

Francesco Cocco

Oggi una rete di lavoratori e lavoratrici dello spettacolo ha occupato il Globe Theatre di Roma. Le richieste sono soprattutto garantire un reddito di continuità a chi vive di spettacolo, evitando "false ripartenze" come quelle avvenute la scorsa estate, il 15 giugno - quando solo il 20 per cento degli spazi ha potuto riprendere il proprio lavoro - o fissate dal governo per lo scorso 27 marzo e poi saltate. "Siamo qui con tamponi fatti, distanziati e con mascherine. Andremo avanti nei prossimi giorni, in connessione con i presidi di Milano, Napoli e in Francia. Ci saranno numerosi tavoli di lavoro sulla riforma del settore spettacolo, che tuteli precari e intermittenti e per discutere delle tutele del lavoro, oltre al reddito di continuità. Il punto non è riaprire i teatri subito ma garantire che la cultura riparta in sicurezza", dicono i lavoratori, senza gli stop and go che ci sono stati in passato. "Non vogliamo propaganda ma serietà. Chiediamo un tavolo interministeriale perché le istituzioni lavorino insieme a noi, che studiamo da un anno e mezzo le questioni e i punti che ci riguardano". "Abbiamo bisogno di essere ascoltati perché le nostre idee arrivino il più lontano possibile", aggiunge una lavoratrice durante l'assemblea. 

 

"Mi fa molto piacere che gli attori e gli artisti che stanno occupando il Globe Theatre oggi abbiano detto che il tema non è soltanto riaprire subito, ma è riaprire in condizioni di sicurezza avendo degli elementi certi per poter garantire una programmazione", ha detto, intanto, il ministro della Cultura Dario Franceschini, nel corso del question time alla Camera. Il ministro è stato poi anche al Globe di Villa Borghese, per parlare con gli occupanti. "Bisognerà puntare sui prossimi mesi che si prestano in Italia a una serie di eventi all'aperto, allargando un po' le regole sui numeri, in sicurezza. Abbiamo bisogno come paese di avere le nostre piazze, le nostre arene piene di musica, di cinema, di danza, di teatro e di attività culturali", ha aggiunto il ministro.

 

Tra le persone presenti al Globe questa mattina al Globe, dove c'è stata una conferenza stampa, anche Ascanio Celestini. Tra le altre cose, ha sottolineato l'attore, "manca una programmazione". "Parlo a nome mio, non a nome della categoria", ha detto Celestini. "Non è tanto la mancanza di esibizioni, quello che manca è la ricostruzione di un tessuto in questo settore del mercato del lavoro. Una questione che va dalla sicurezza ai diritti. E manca la programmazione. Noi facciamo un lavoro legato alla programmazione. Sappiamo che ci sarà una stagione teatrale 2021-22 e 22-23 ma manca programmazione. I sussidi sono stati dati per stare a casa, non per costruire il proprio futuro. Un operaio metalmeccanico se sta a casa non può lavorare, un lavoratore dello spettacolo se non sta sul palcoscenico può operare sul suo lavoro futuro". 
  

Il Teatro Nazionale esprime "solidarietà per le rivendicazioni manifestate dalla mobilitazione della rete di lavoratrici e lavoratori dello spettacolo nel corso dell'occupazione di questa mattina al Globe Theatre, e ne accoglie il dialogo costruttivo e responsabile per un confronto sociale, politico e strutturale che riconosca l'importanza del lavoro artistico e la necessità di riformare il settore". In una nota il polo dei teatri civici della Capitale "si associa, sostenendo l'iniziativa che auspica possa ottenere nei prossimi giorni risoluzioni concrete e diventare una chiave di volta per una riforma strutturale dello spettacolo dal vivo e della cultura, un settore complesso e stratificato che la pandemia ha reso ancora più fragile". Anche Lorenza Fruci, assessore alla Crescita culturale di Roma Capitale, ha espresso "solidarietà" e ha detto che "la pandemia ha fatto emergere le criticità del sistema. Mi auguro che le richieste del settore possano concretizzarsi in un'occasione di incontro e dialogo costruttivo, anche in seno alle istituzioni, affinché si crei un'opportunità per riflettere e confrontarsi sulla necessità di riformare l'intero comparto della cultura".

 

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