Mosca lancia un referendum sul passato

Dal 25 febbraio al 5 marzo i cittadini sceglieranno online cosa mettere al centro della piazza davanti al palazzo dell'Fsb

Micol Flammini

La capitale russa deve votare con che statua colmare il vuoto storico di Piazza Lubjanka: Aleksandr Nevski o Feliks Dzerzhinski?

A Piazza Lubjanka a Mosca c’è un vuoto. Uno spazio ampio, dominato dall’edificio che ospita l’Fsb, i servizi segreti, talmente spazioso da apparire come un’esitazione, una dimenticanza. Al centro di Piazza Lubjanka, c’è un non detto, c’è quello che la capitale russa ancora non ha deciso di se stessa: a quale passato vuole appartenere. La piazza fino al 1990 si chiamava Feliks Dzerzhinski, in onore del fondatore della Ceka, la polizia politica sovietica, poi sostituita dal Gpu, diventato successivamente Kgb, oggi Fsb. La statua di Dzerzhinski è arrivata nelle piazza soltanto alla fine degli anni Cinquanta, ma con la caduta dell’Unione sovietica era stata rimossa e messa nel parco Muzeon, in cui tanti enormi pezzi di passato sono stati spostati. Dopo Dzerzhinski, più nessuno è arrivato a riempire il centro della piazza. Eppure le proposte sono state molte. 

 

Per Mosca è arrivato il momento delle decisioni e, con un voto online che durerà dal 25 febbraio al 5 marzo, dovrà scegliere come vuole colmare quel vuoto, senza esitazioni. Qualcuno avrebbe voluto mettere una fontana, un’opzione meno onerosa dal punto di vista morale, ma alla fine la scelta si è ristretta a due candidati: Aleksandr Nevski o Feliks Dzerzhinski. A proporre il fondatore della Ceka è stato soprattutto lo scrittore nazionalista Zakhar Prilepin, che ha chiesto il restauro della statua e la sua installazione nella sua piazza storica. A volere Nevskij invece è soprattutto la chiesa ortodossa. I moscoviti dovranno scegliere, decidere e  riempire quel vuoto. 

 

Nevski fu il principe di Novgorod che cacciò i cavalieri teutonici nel XIII secolo, fu canonizzato nel Cinquecento, considerato per anni il principe difensore della Russia, tanto importante che Pietro il Grande quando fondò San Pietroburgo, tra i vari pezzi di Russia che volle nella sua città, chiese di trasportare anche le reliquie di Nevski. E’ lui che piace alla chiesa ortodossa, è lui che segna il legame con la Russia delle origini. 
 

Feliks Dzerzhinski è invece un personaggio più recente. Venne incaricato da Lenin di occuparsi della lotta contro i nemici interni ma il rivoluzionario di origini polacche, un aristocratico a dirla tutta, diede inizio a un’opera poliziesca talmente spietata che venne condannata persino da Lenin, ma trovò il suo completamento con Stalin – morì per un attacco cardiaco proprio mentre pronunciava un discorso contro due avversari del dittatore. Dzerzhinski viene considerato tra le figure più spietate del regime, ma la sua statua fu comunque salvata dall’abbattimento, fu preservata dalla foga e dalla rabbia, e spostata. Segno del fatto che di quel personaggio, in Russia qualcuno non era convinto di volersi liberare. 

 

Nei mesi passati, la furia contro le statue ha portato a rivalutare molti personaggi storici, ma il compito che spetta ai russi adesso è ancora più arduo. Con il loro voto dovranno segnare una linea tra loro e la storia. Scegliere di cosa vanno più fieri, come vogliono colmare il vuoto architettonico della Lubjanka e quello storico della nazione. Dovranno dire a quale passato vogliono appartenere, con la consapevolezza che rimettere il rivoluzionario al suo posto, che guarda dal suo piedistallo il palazzo dell’Fsb, equivale a riabilitare lui, una Russia e un’epoca.

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Sul Foglio cura con Paola Peduzzi l’inserto EuPorn in cui racconta il lato sexy dell’Europa, ed è anche un podcast.