La riscoperta di parole conosciute quando era "bambino della guerra": la disciplina e il sacrificio per non soccombere alla pigrizia da lockdown. I programmi ideati durante l'isolamento. E la riflessione da fare quando "non saremo più sotto giogo, liberi di uscire", sapendo che prima della pandemia "c'è stato un grande momento di confusione collettiva"
Renzo Arbore ha prenotato ieri il suo vaccino: prima dose il 18 marzo. Avrebbe preferito farlo anche prima, dice: “Avendo ottantatré anni, sai com’è”. D’altronde “Aspettando il vaccino” è anche il nome del suo programma su renzoarborechannel, ideato “per fare di necessità virtù” in attesa del proprio turno immunitario anti-Covid. C’è lui, Arbore, che introduce chicche televisive del passato per sollevare il morale delle truppe fiaccate da un anno di pandemia – vuoi con la clip d’antan di Lillo e Greg intenti a magnificare l’assurdo, e cioè l’invenzione di un fantasmagorico “phon per fare immersioni con i capelli asciutti”, vuoi con l’amico Gigi Proietti, in un video del 2005 in cui Proietti canta una specie di serenata, con mimica facciale da innamorato cui l’amore fa letteralmente saltare gli occhi fuori dalle orbite.
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