La cacciata di Nicholson dal Booker Prize e gli altri scalpi della cancel culture
“Transofoba”. E il premio inglese caccia la cofondatrice. Licenziamenti a catena nel paese di George Orwell
-
“Possiamo fare come Hitler e Stalin o possiamo difendere la libertà di parola”. Parla Chomsky
-
La cancel culture abbatte il New York Times
-
La versione di Sullivan
-
Contro il conformismo ideologico
-
Contro il momento giacobino
-
La pornografia della rettitudine
-
Un apologo sul razzismo (e sulla mitezza)
-
“Non possiamo sopprimere le idee”
-
Tutto su Twitter
-
Se anche Navratilova è “transofoba”
-
L'occidente ora è accusato in nome dei suoi stessi princìpi
-
Statue da innalzare
-
Rifiuta i pronomi neutri e dice che il “sesso è reale”. Editor licenziata
Roma. Un altro scalpo rivendicato dalla cancel culture. Stavolta in Inghilterra e al vertice del Booker Prize, il più prestigioso premio letterario del Regno Unito, assegnato ad Atwood, McEwan, Byatt, Ishiguro, Coetzee, Naipaul e altri.
Abbonati per continuare a leggere
Sei già abbonato? Accedi Resta informato ovunque ti trovi grazie alla nostra offerta digitaleLe inchieste, gli editoriali, le newsletter. I grandi temi di attualità sui dispositivi che preferisci, approfondimenti quotidiani dall’Italia e dal Mondo
Il foglio web a € 8,00 per un mese Scopri tutte le soluzioniOPPURE
- Giulio Meotti
Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.