Un monaco laico che guardava all'olimpo dei grandi eretici del Novecento

A un anno dalla morte Radio Radicale presenta l'Archivio di Massimo Bordin curato da Andrea Maori

Massimo Teodori

Questo testo è l’introduzione all’inventario delle carte dell’Archivio Bordin curato da Andrea Maori per Radio Radicale. 


 

Provo a rappresentare la persona Bordin nel momento in cui sono ordinati a cura di Radio Radicale i suoi contributi scritti, i quadernetti di appunti, e le altre sue carte sparse. Massimo non era un “semplice cronista” come voleva auto-rappresentarsi, né un generico militante politico, e neppure soltanto quell’autorevole professionista della rassegna stampa che per anni ha generosamente donato a centinaia di migliaia di ascoltatori, oltre che alla classe dirigente del paese, il piacere di ascoltare le sue parole. E’ stato qualcosa di più della sommatoria di questi e altri aspetti della sua multiforme attività.

 

E’ stato un protagonista del nostro tempo. Con una cultura politica in cui sulla giovanile passione per la sinistra di classe aveva innestato una vocazione liberaldemocratica dedita allo stato di diritto, alla giustizia giusta e al socialismo libertario e riformatore. Con l’intelligenza di chi sa riconoscere a prima vista uomini e cose e ne sa valutare vizi e virtù, autenticità e fasullaggini. Con la forza intellettuale del monaco laico che non si pavoneggia di saggi ma guarda a quell’olimpo antiautoritario e minoritario in cui brillano le stelle dei grandi eretici del Novecento, fossero i coraggiosi dissidenti storici del comunismo, gli appassionati rivoluzionari trotskisti, o i cantori libertari alla Albert Camus e George Orwell fino al nostro Leonardo Sciascia, scrittore per eccellenza fuori dalle righe.

 

Ben presto trovò la sua casa a Radio Radicale. L’emittente a cui diede una voce forte e uno stile asciutto e anticonformista che spaziava ben oltre il Partito radicale. Si sentiva a suo agio in quell’originale esperimento radiofonico, nato a metà degli anni Settanta del Novecento dalla ibridazione tra il movimento delle radio libere (da cui Massimo proveniva) che contestava il monopolio di “mamma Rai”, e il movimento dei diritti civili che sovvertiva il tradizionale sistema politico. Proprio nella funzione prima di redattore e poi di direttore di Rr Massimo espresse con sempre maggiore rotondità le sue singolari qualità di giornalista scevro da organicità partitiche, di libero pensatore senza fumisterie, e di ricercatore della verità tra le pieghe nascoste della realtà.

 

Bordin lascia a noi tutti la sua voce, rauca e pungente, che ci ha accompagnato nei giorni e nelle notti di tanti anni di speranze radicali, e lo zibaldone dei suoi scritti disordinati e densi, minuti e incisivi, che non integrano un chiuso sistema retorico ma contengono una quantità di acute osservazioni sulla metamorfosi italiana tra Novecento e Duemila. Qualsiasi scolaro voglia capire cosa è accaduto in quell’Italia senza restare prigioniero di pregiudizi e ortodossie, e senza incorrere in banali ovvietà, dovrà meditare i contributi di Massimo che sono miracolosamente conservati, insieme alla sua biblioteca parlante, nello scrigno prezioso che è Radio Radicale.

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