La grammatica della malattia

Gabriele Bronzetti

Gianni Rodari moriva 40 anni fa e uno dei suoi capolavori è l'introduzione all'arte di inventare storie. Ora la storia si deve inventare per davvero

Ci siamo cascati. Credevamo fosse uno spray al peperoncino ma era una bomba atomica. E ci sono cascati tutti dopo di noi, Germania a parte. Eppure, anche nella meno catastrofica delle previsioni, dovevamo sapere che nel panico asfittico uno spray al peperoncino può fare una strage, come insegna la discoteca di Corinaldo. Urge prevenire la paura incontrollata, compito dell’informazione, e aprire le menti, che spetta alla comunicazione. La scienza non è democratica, il virus sì: mentre la tradivamo con dei social surrogati, l’invisibile biscia di Rna non faceva distinzione tra poveri e ricchi, tra cinesi e americani. Che il Sars-CoV- 2  fosse subdolo l’abbiamo capito tardi. Per aver fatto molti errori abbiamo avuto bisogno di eroi. Errori, non colpe di un singolo (dove eravamo tutti coi nostri smartphone e le nostre chat, tuttologi e ricchi illusi?). Ora, come in un disastro nucleare, dobbiamo guardarci dal fall-out, dalla ricaduta radioattiva che dura anni. 

 

Abbiamo perso i vecchi, teneri e callosi, saggi e semplici "umarell" tanto preziosi al cantiere famigliare e universale. Le case di riposo, chiamiamole pure ospizi, sono state una Caporetto. Adesso i soldati Ryan sono le giovani generazioni, quelle apparentemente risparmiate dal Covid-19. Abbiamo perso gli ospizi? Corriamo negli asili e nelle scuole. I bambini assorbono tutto, e nascondono. Come mitili noti s’aggrappano agli scogli più battuti e salmastri. Può anche andare bene, ma il guasto galleggia dopo anni, è superfluo dire degli abusi minorili dal carsico decorso temporale.

 

I bambini che hanno perso i genitori, i nonni, i parenti (gli orfani di guerra e di terrorismo sono diversi da orfani di singole morti accidentali), quelli chiusi in casa a imparare la smart scuola e a disegnare arcobaleni quasi fossero i mille origami di Sadako Sasaki a Hiroshima, o le mille e una notte di Sherazade, che adulti saranno? Hanno sorbito tg, origliato bollettini di guerra. I figli dei sanitari poi, nel loro Mulino Bianco, tenuti a distanza dai genitori, insopportabile perfino lì. E le famiglie che usciranno dalla pandemia impoverite, senza lavoro, che eredi avranno? L’agro di questi giorni può incistarsi nella mente, replicarsi per anni ed esplodere poi, come l’acido nucleico dei virus fa nelle cellule. I giovani e gli adulti tornati dal fronte sono esposti a sindromi dal lessico preciso: stress post traumatico, burn-out, paranoia, agorafobia, hikikomori.

 

Passata la fase acuta che vedeva in prima linea anestesisti e rianimatori, si dovrà pensare a psicologi e insegnanti. Dal rianimare e intubare, si dovrà riumanizzare e insegnare a tubare, a ritrovare il pacifico e tattile “lieto romore” dei colombi.

 

Sul piano tecnologico e organizzativo la Germania ci ha battuto 5 a 1: questo è il rapporto tra i tedeschi e noi in numero di posti in terapia intensiva, per non dire di altre cifre, umilianti. Per riportarci al mitico Italia-Germania  4 a 3 la cosa più immediata da fare è attingere al nostro pozzo di  fantasia. Abbiamo un totem: Gianni Rodari, che moriva il 14 aprile di 40 anni fa. Rodari ha vissuto la guerra, ha avuto molti lutti familiari, ha perso il padre a 9 anni, di polmonite. Uno dei suoi capolavori è "La Grammatica della fantasia. Introduzione all'arte di inventare storie". Ora la storia si deve inventare per davvero. Non potremo subito risollevare la sanità e l’economia. Ma possiamo augurarci che chi conosce quella speciale grammatica, psicologi ed educatori, sia messo nella condizione di curare i bambini, e di insegnare ai bambini a curarci. Che l’ infanzia ritrovata da tutti sappia immaginare paesi e città capaci di comunicare almeno come le formiche “e una alla volta le formichine viaggiarono per valli e colline, e un grano alla volta tutto il granaio si portarono nel formicaio” ("Le formiche e il granaio", Gianni Rodari) e poi ospedali moderni, sorveglianza epidemiologica, telemedicina ma anche medicina vicina, cioè umana, medicina del territorio e porta a porta, efficiente quanto il postino di Civitavecchia di Rodari (o almeno quanto Amazon). Per l’ordine e la disciplina tedesca ci vorrà più tempo. Ma questa è un’altra storia.

   

Gabriele Bronzetti è cardiologo all'Ospedale S.Orsola di Bologna 

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