La tediosa rissa Murgia vs Battiato e il ruolo degli intellettuali

La ciancia e il vilipendio ci erano mancate terribilmente, come tutte le cose tossiche dell’ante Covid. Ma la polemica prevedibilissima, anche no

Simonetta Sciandivasci

Il bipolarismo, la ciancia, l’ira e il vilipendio ci mancano terribilmente, come tutte le cose tossiche dell’ante Covid, ed è per questo che non ci siamo fatti sfuggire l’occasione di esercitarli per un’intera domenica in aprile che altrimenti non sarebbe pesata così. Michela Murgia e Chiara Valerio, scrittrici, senza volerlo o magari volendolo solamente un po’, ci hanno tolto di bocca virus, contagi, morti, migliorie, avarie, burocrazie, delazioni, foulard, e ci hanno ricondotti a come eravamo, ci hanno divisi in guelfi e ghibellini, ci hanno dato un qualcosa di cui straparlare e per cui sbranarci, indignarci, risentirci, tornare a quei tempi là, quando guerreggiavamo per inedia e non, come adesso, per fame, fame di tutto. In fondo, forse, non dobbiamo loro che gratitudine.

 

Ammetterete che, visti i tempi, poterci accapigliare sull’idea che Michela Murgia ha delle canzoni di Franco Battiato – “vai a leggerti i suoi testi, sono minchiate assolute, citazioni su citazioni senza un significato reale” – è un po’ isterico, però catartico, di certo unico. Si sono arrabbiati tutti, e in modo così plateale, pittoresco, accorato (e in certi casi schifoso) che al noto alieno capitato per sbaglio tra noi sarebbe forse parso che l’Italia è una Repubblica democratica fondata su “Cuccuruccuccù” (fosse vero, non sarebbe per niente male). Però non c’era da arrabbiarsi, hanno spiegato Murgia e Valerio, perché destrutturare e canzonare Battiato faceva parte del gioco, anzi del format che hanno ideato insieme, “Buon vicinato”, e che da qualche giorno animano in diretta social per “discutere animatamente di cose minuscole e irrilevanti”.

  

Siccome però questo è un paese dove si scherza coi fanti lasciando in pace i santi, e infatti un giornale come Charlie Hebdo siamo ormai incapaci persino di difenderlo, chi tocca un intoccabile, viene triturato. E la triturazione è implacabile, lunga, sanguinosa, meschina: la reggono giusto i reietti, non le intellettuali di peso, che infatti abiurano e dicono che era uno scherzo, un paradosso, una commedia dei cliché nella quale ciascuna ne interpretava uno, di modo da mostrare a voi, casalinghi di quarantena, a quali paradossali esiti conducono le posizioni estreme (che in questo caso erano: Battiato è fuffa vs Battiato è un mistico).

 

Non conta la verità, non è interessante scoprire se Murgia pensa davvero che il lavoro di Battiato sia vacuo intellettualismo, cosa che – ammettiamolo – tutti noi almeno di un pezzo di Battiato, almeno una volta nella vita, abbiamo pensato. Non dovrebbe impensierirci troppo neanche la non smagliante qualità delle argomentazioni addotte in questa sceneggiata da due intellettuali di peso. Dovremmo forse chiederci come mai, mentre un pezzo di paese muore, un altro s’ammala, e un altro ancora trema, mentre tutta l’umanità s’accorge d’essere impotente, e i progetti di tutti vanno in fumo, e il futuro è sparito da tutti i radar che abbiamo, ecco, in un momento in cui tutti abbiamo visto con drammatica chiarezza che l’essere umano non è padrone di un cazzo, neppure di un’agenda, dovremmo forse chiederci come sia possibile che due intellettuali con un seguito importante, decidano di esporsi per provocare una tediosa, prevedibilissima rissa, una di quelle che potevamo permetterci nel mondo di prima, quello che abbiamo tanto stremato da convincerlo che fosse arrivato il momento di farci circolare per mesi e mesi con un bavaglio in faccia.

  

Abbiamo il diritto di aspettarci che gli intellettuali, almeno loro, anziché solleticare i nostri peggiori istinti con la scusa di smascherarli, ci aiutino a ricominciare, in qualche caso cominciare, a pensare.

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