Non siamo all'altezza della complessità di cui credevamo di avere il controllo
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In queste prove generali per la fine del mondo; in questo film in cui siamo tutti protagonisti e noi italiani più di altri; in questo scenario nel quale tutto è realtà e niente è finzione e che ci mostra come potrebbe finire il nostro mondo; come cioè il gigantesco, planetario “sistema complesso”, il più complesso che conosciamo perché lo abbiamo voluto, inventato e realizzato noi, può implodere per l’intervento di una variante esterna imprevista ma non imprevedibile; una variante in apparenza minima che riesce invece in poco tempo, appena un mese, a mettere in moto un effetto domino che demolisce la “normalità” delle società umane a cominciare da quelle più produttive, più organizzate e ricche; in questo hors-d’oeuvre di un’apocalisse niente affatto mitica in cui una sola causa provoca innumerevoli effetti non ancora immaginati e tutto può cambiare per l’homo sapiens alle soglie del postumano; ecco, sarebbe un bene se noi provassimo scientificamente, con l’aiuto di tutte le nostre scienze, a riflettere per migliorare le nostre capacità di previsione e di decisione, perché evidentemente la nostra mentalità, immaginazione e cultura non sono all’altezza della complessità di cui distrattamente credevamo di avere il controllo.
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