Philip Kindred Dick è nato a Chicago nel 1928 ed è morto a Santa Ana, in California, il 2 marzo 1982, mentre era in uscita il primo film basato sui suoi libri, "Blade Runner", diretto da Ridley Scott

Dick, il futuro dark

Giulio Meotti

Scrittore di culto, ispira film e serie tv. Ma è il folle della cultura contemporanea, ossessionato dall’eutanasia degli “inadatti a vivere”

Da “The Man in the High Castle” di Amazon, appena arrivato alla quarta e forse ultima stagione, ai blockbuster hollywoodiani, la fantascienza di Philip K. Dick sta godendo di una straordinaria popolarità nel consumo culturale di massa. Alla sua fama ha certamente contribuito la natura anarcoide di Dick e la sua scrittura polimorfica, l’idea che abitiamo in una realtà flessibile e magmatica che viene senza tregua plasmata a nostro uso o che noi stessi elaboriamo più o meno consapevolmente e comunque non sempre a nostro beneficio. Il celebre scrittore di fantascienza, scomparso nel 1982, viveva in povertà per terrore dell’autorità, sotto qualsiasi aspetto si presentasse; aveva abbandonato il posto di direttore del reparto dischi di un negozio di musica per non essere costretto a presentarsi ogni mattina alle nove dietro un bancone in giacca e cravatta a inchinarsi servilmente al primo venuto; si era opposto alla guerra in Vietnam attirandosi persecuzioni poliziesche; si era scagliato contro gli agenti dell’Fbi che andavano a trovarlo una volta alla settimana e poi chiuse contro gli amici che militavano nel Partito Comunista Americano, facendosi cacciar via dall’unica riunione a cui aveva partecipato, fino all’abbandono da parte di mogli e figli (solo i gatti e l’agente letterario gli rimasero fedeli). 

 

“The Man in the High Castle” è uno dei maggiori successi di Amazon, che ci ha investito undici milioni di dollari a episodio (oltre cento milioni a stagione). Gli Stati Uniti sono divisi in tre parti dopo che la guerra è stata vinta dalla Germania nazista e dal Giappone imperialista. La parte occidentale è sotto il controllo nipponico. Quella orientale, in città come New York e Washington, è sotto il nazismo. Poi c’è la cosiddetta “zona neutrale”. Un mondo dove “ogni martedì gli ospedali bruciano i disabili e i malati terminali”. La resistenza è fomentata attraverso film clandestini della serie “La cavalletta non s’alzerà più”, realizzati da Hawthorne Abendsen, film che mostrano la guerra con un finale diverso: gli Stati Uniti e gli Alleati hanno vinto, la Germania e il Giappone sono ridotti in macerie, è la storia che conosciamo tutti. Parte della serie è stata incentrata sulla storia di Thomas, il figlio malato del gerarca nazista John Smith. Quando i genitori scoprono che il figlio è destinato alla paralisi da una malattia ereditaria decidono di fare di tutto, anche a uccidere il suo medico, per tenere nascosta una diagnosi che avrebbe dovuto essere denunciata alle autorità e che avrebbe portato all’eutanasia del ragazzo. Thomas alla fine si consegna volontariamente ai medici per incontrare il suo destino, generando un lutto che ha costituito una delle chiavi di tutte le serie tv. Dice l’Uomo nell’alto castello a Juliana, la protagonista: “Hai fatto di tutto per salvare un ragazzo malato, persino se nazista, perché credevi che meritasse una occasione, per quanto piccola potesse essere, di vivere una vita dignitosa”. 


“The Man in the High Castle”, alla quarta stagione su Amazon, si basa su un libro dove “i vecchi e gli inutili di ogni genere” sono eliminati


 

Dick in quasi tutti i suoi più noti romanzi degli anni Sessanta e Settanta mostrò una vera ossessione per la selezione degli esseri umani, il controllo della popolazione, una società che decide chi può vivere e chi deve morire. E su questo, lo scrittore di culto resta il folle della cultura dominante.

 

Questa sua ossessione aveva origine anche da una esperienza personale. Uno dei figli di Dick, Christopher, nacque con un grave difetto alla nascita e lo scrittore sarebbe stato segnato dall’aborto del quinto figlio. Nel romanzo “La svastica sul sole” (il titolo pregnante e lugubre della traduzione italiana del romanzo che ha ispirato la fortunatissima serie su Amazon), si legge: “‘Questa situazione si è già verificata in precedenza’ disse il signor Tagomi. ‘Nella nostra società non siamo riusciti a risolvere il problema degli anziani, che aumentano costantemente di pari passo al miglioramento dell’assistenza medica. La Cina ci insegna giustamente a onorare i vecchi. Comunque il comportamento dei tedeschi fa apparire il nostro atteggiamento quasi perfetto. Mi risulta che da loro i vecchi vengano eliminati’. ‘Come si fa ad assumere un atteggiamento simile? Lei è neutrale. Mi dica qual è la sua opinione, se non le dispiace’. ‘Non capisco a quale atteggiamento si riferisce’ disse Baynes. ‘A quello verso i vecchi, gli ammalati, i deboli, i pazzi, gli inutili di ogni genere. ‘A che serve un bambino appena nato?’, sembra che si domandasse un filosofo anglosassone. Ho affidato questa frase alla mia memoria e ci ho riflettuto sopra diverse volte. Signore, non serve a niente. In generale’”. 


I suoi mondi, per quanto possano sembrare futuristici e bizzarri, sono proiezioni di quello in cui viviamo oggi


 

Dick parla del medico in questi termini: “L’uomo preistorico in camice bianco sterile da laboratorio, all’interno di qualche università berlinese, che faceva esperimenti sugli usi ai quali potevano essere destinati il cranio, la pelle, le orecchie, il grasso di altre persone”. Sul Disability Studies Quarterly, il professor Adam Pottle ha analizzato il libro più famoso di Dick, “Do Androids Dream of Electric Sheep?” ,che avrebbe ispirato il film “Blade Runner”, come “una critica al movimento eugenetico americano. Il romanzo di Dick condanna il movimento eugenetico come l’eliminazione della disabilità, la diminuzione della diversità umana e dell’empatia”. Cresciuto a Berkeley, in California, Philip Dick aveva visto gli effetti delle leggi per la sterilizzazione emanate dal suo stato al tempo della scrittura del romanzo. Come afferma Alexandra Stern nel libro “Eugenic Nation”, le misure prese dal governo della California, che includevano la proposta di progetti di legge per estendere “la legge di sterilizzazione a carceri, scuole correzionali, riformatori e campi di detenzione”, illustrano la misura in cui le idee sui pericoli e sui costi della degenerazione ereditaria hanno pervaso il governo e la cultura della California. Delle circa sessantamila persone sterilizzate negli Stati Uniti, quasi la metà furono sterilizzate in California.

 

Questo orrore fece colpo su Dick, che lo avrebbe deriso in satira, minandone l’agenda postumana. Se nel romanzo “The Variable Man” Dick inserisce un “ministero dell’Eutanasia” preposto all’eliminazione degli “inadatti a vivere”, in “Flow my tears” Dick ambienta il romanzo in un futuro eugenetico, mentre in “Exhibit Piece”, un racconto del 1954, Dick immagina un protagonista cui si consiglia di morire tramite eutanasia. In un altro libro di successo, “Dr. Futurity”, racconta del dottor Jim Parsons, che fa un viaggio nel tempo e scopre che la sua professione è trattata con disprezzo. Un futuro dove la la popolazione è statica, senza nascite naturali; solo una morte può causare la formazione di un nuovo embrione. Un futuro dove si uccidono i deboli e i malformati, la povertà e le malattie vengono eliminate e l’umanità ha un’ottima possibilità di sopravvivenza. “Manteniamo costante la popolazione. Due miliardi e settecentocinquanta milioni, più o meno. A ogni morte uno zigote viene automaticamente scongelato e inizia la fase regolare di sviluppo. Per ogni morte c’è una nuova vita istantanea, le due cose sono strettamente intrecciate”. 


In “Dr. Futurity” la popolazione è statica, senza nascite naturali; solo una morte può causare la formazione di un nuovo embrione


 

Chi voglia l’eutanasia chiama il proprio “euthanor personale” e si sottopone al “rito finale”. Un futuro dove un gruppo sovversivo distribuisce materiale propagandistico in cui “richiede l’abolizione degli euthanor e la ripresa delle nascite naturali, o almeno che le donne avessero la libertà di concepire e mettere al mondo dei figli, oppure di consegnare i loro zigoti al Cubo dell’Anima. La possibilità di scegliere. E soprattutto la fine della sterilizzazione forzata per gli uomini”. Una di loro, Loris, dice: “Vedi, essendo ancora la Madre Superiora, sono riuscita a sottrarre un certo numero di maschi all’agenzia di sterilizzazione… Non molti, ma in numero sufficiente a ridarci un po’ di speranza”. Quando Parsons dice loro che il compito del medico è guarire e non uccidere, Stenog risponde: “E’ una follia! Non riesci a capire cosa accadrebbe se tutti venissero guariti? Tutti i malati e i feriti? I vecchi? E’ naturale che la sua società sia crollata. E’ incredibile come abbia fatto a resistere così a lungo, basandosi su un sistema di valori così perverso”. Anche lì, gli anziani sono eliminati tramite dolce morte. “Era vecchia. La prima persona anziana vista da Parsons in quel mondo”.

 

Un anno dopo la sentenza Roe vs. Wade che negli Stati Uniti incardinò l’aborto fra i diritti costituzionali alla privacy, Dick pubblicò un racconto, “Le pre-persone”, sui genitori del futuro che hanno ottenuto un emendamento della legge che permette di uccidere un bambino indesiderato prima che nasca, dal momento che non ha ancora un’anima o comunque un’identità, che è, insomma, una “pre-persona”. La qualifica o, meglio, la mancanza di qualifica è stata estesa ai bambini inferiori ai dodici anni che non superano l’esame di algebra. “Walter stava giocando a nascondino quando vide il furgone bianco al di là della macchia di cipressi, e capì subito cos’era. Pensò: è il furgone dell’aborto”. Sino ai dodici anni per ogni bambino non proprio gradito ai genitori può passare il bianco furgone. Il Congresso aveva elaborato un test molto semplice per determinare il momento approssimativo dell’entrata dell’anima nel corpo: la capacità di risolvere problemi di matematica. “Come i cani di Pàvlov, quando vedevano l’acqua nel laboratorio di Leningrado; i Cani sapevano, ma non erano umani”. Walter vede passare via il furgone. “Era finita, era passato, e non l’aveva preso. Ma sarebbe tornato, fra qualche giorno. Passava in continuazione. ‘Se solo non sapessi che succhiano l’aria dai polmoni dei bambini’, pensò. Che li uccidono in quella maniera. Perché? ‘Costa meno’, aveva detto suo padre: ‘Fa risparmiare denaro ai contribuenti’. Walter cominciò a pensare ai Contribuenti, cercando di immaginare che aspetto potessero avere”. 


Scrisse “Le Pre-persone” l’anno dopo la sentenza della Corte suprema americana sull’aborto. Fu uno scandalo 


Sebbene non fosse cattolico, Dick nel romanzo abbracciò la visione della chiesa sulla vita umana: “La chiesa aveva da tempo – fin dall’inizio, in effetti – sostenuto che lo zigote e l’embrione che seguiva era una forma di vita sacra come qualsiasi altra che camminasse sulla terra. Aveva visto cosa sarebbe seguito dalle definizioni arbitrarie di ‘ora l’anima entra nel corpo’, o in termini moderni, ‘ora è una persona che ha diritto alla piena protezione ai sensi della legge’”. Il romanzo gli provocò polemiche a non finire. “Sono incorso nell’odio implacabile di Joanna Russ, che mi ha scritto la lettera più cattiva che abbia mai ricevuto”, ricorderà Philip Dick a proposito di una delle femministe più famose d’America. “Be’, mi è capitato altre volte di offendere la gente con quello che scrivo. Le droghe, il comunismo, e adesso l’aborto sono davvero un esperto nel mettermi nei guai. Spiacente. Ma per le ‘Pre-persone’ non mi dispiaccio. Come disse Martin Lutero, ‘rimango fermo, non posso fare nient’altro’”.

 

Nel 1977, Philip Dick aveva guadagnato abbastanza da decidere di donare un po’ di denaro alle organizzazioni caritatevoli. Oltre a Save the Children, Dick scelse di sostenere Crusade for Life, un gruppo antiabortista oltranzista. “I migliori libri di Dick descrivono sempre un futuro completamente riconoscibile e assolutamente inimmaginabile”, ha scritto la New York Times Book Review. Philip Dick è stato l’uomo nell’alto castello della letteratura contemporanea. I suoi mondi, per quanto possano sembrare futuristici e bizzarri, sono proiezioni di quello in cui viviamo oggi. Dick non ha fatto soltanto sci-fiction, ha distribuito anche short-story che raccontano non come poteva andare, ma come sta andando. È il suo vero genio.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.