Germanico, il princeps mai diventato imperatore

Il suo ritratto in marmo pario risalente al I secolo dopo Cristo è l'attrazione di “Germanico e la discendenza di Augusto”, la mostra visitabile gratuitamente dal lunedì al venerdì fino al 28 febbraio negli spazi della Fondazione Sorgente Group

Giuseppe Fantasia

Roma. Sono passati due millenni dalla morte di Germanico (19 d.C.), il principe ereditario discendente della dinastia giulio-claudia designato alla successione imperiale, scomparso prematuramente, ma la Fondazione Sorgente Group continua a omaggiarlo, questa volta con una mostra allestita nei luminosi spazi di via del Tritone. “Germanico e la discendenza di Augusto” – visitabile gratuitamente dal lunedì al venerdì fino al 28 febbraio del prossimo anno – presenta il ritratto del principe in marmo pario risalente al I secolo dopo Cristo.

 

Sono diversi i pannelli esplicativi che illustrano la nobile discendenza e la storia del giovane principe assieme alle copie dei ritratti imperiali e alla proiezione di un filmato multimediale che ne ripercorre la figura storica. “Con Germanico – spiega al Foglio Eugenio La Rocca, già professore ordinario di archeologia e storia dell'arte greca e romana e membro dell’Accademia dei Lincei – Augusto avrebbe concretizzato il suo sogno di unire le due famiglie più prestigiose di Roma dando la successione ad un giovane che era riuscito anche a riscuotere grande successo tra le truppe e nel cuore del popolo romano”.

 

“Germanico sarebbe stato – aggiunge lo storico dell’arte Claudio Strinati – princeps della dinastia giulio-claudia perché figlio di Antonia minore – figlia di Ottavia, sorella di Augusto – della gens Iulia e di Druso maggiore – figlio di Livia, moglie di Augusto – della gens Claudia, ma morì secondo alcuni per una grave malattia, secondo altri perché avvelenato ad Antiochia nel 19 d.C.”.

 

Nato ad Anzio nel 15 a.C., venne chiamato Germanico dopo i successi del padre Druso Maggiore, ma lui, designato alla successione imperiale con il nome di Giulio Cesare Germanico, non divenne imperatore. Al giovane principe fu data in sposa Agrippina maggiore, figlia di Agrippa e di Giulia (figlia di Augusto) e la loro unione portò alla nascita di nove figli, tra i quali il futuro imperatore Caligola e la futura madre dell’imperatore Nerone, Agrippina minore. L’amore per il giovane marito portò Agrippina ad accompagnarlo nelle imprese militari durante il comando delle legioni del Reno dal 14 al 16 d.C., durante le quali Germanico riscattò l’onore di Roma, riuscendo a recuperare due delle tre insegne delle legioni di Varo, massacrate dai Germani, guidati da Arminio, che aveva tradito la romanità acquisita, durante la battaglia di Teutoburgo nel 9 dopo Cristo. Fu Tiberio a inviarlo in Siria nel 18 d.C., dove morì l’anno successivo. Le sue ceneri, riportate a Roma dalla moglie Agrippina, vennero collocate nel mausoleo di Augusto, dopo aver ricevuto grandi onori nel mese di dicembre.

 

“La passione per l’archeologia classica – spiega Valter Mainetti, Presidente della Fondazione Sorgente Group – ci ha spinto nel corso degli anni a raccogliere una significativa Collezione di ritratti imperiali della dinastia giulio-claudia che promuoviamo per consentirne la fruizione al grande pubblico attraverso prestiti a istituzioni museali, nazionali ed internazionali”.

 

Quello che potete ammirare dal vivo qui nella Capitale, è un ritratto davvero suggestivo che presenta alcune parti integrate di restauro facendogli così conservare le caratteristiche fisiognomiche identificabili con il volto del principe. Guardatelo con attenzione: la forma degli occhi dal taglio a mandorla con palpebre sottili vi colpirà come l’impianto largo della fronte, il mento tondeggiante e in particolare le labbra sottili e corte serrate con le fossette laterali. C’è tutta la sua volontà e c’è tutta la sua fierezza che gli furono tolte, purtroppo, troppo presto.

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