La versione gay di Zapata diventa un caso in Messico

Polemiche per un quadro esposto al Palazzo delle belle arti che rappresenta il rivoluzionario nudo con i tacchi a spillo e in posa effeminata. Il sindacato dei contadini chiede che sia bruciato

L'immagine è finita anche sulla locandina postata sui social dal segretariato della Cultura: un uomo nudo su un cavallo bianco, i tacchi a spillo e un tricolore che lo avvolge. Forse nessuno ci avrebbe fatto particolarmente caso se quell'uomo, ritratto in una posa effeminata, non fosse Emiliano Zapata, eroe simbolo della rivoluzione messicana. E così la mostra allestita presso il museo del Palazzo delle belle arti di Città del Messico è diventata un campo di battaglia.

 

 

Eppure la pagina ufficiale del museo non risparmia epiteti per descrivere la figura di Zapata: “leader contadino”, “eroe nazionale”, “simbolo di identità”, “emblema dei movimenti sociali”. Ma davanti al dipinto di Fabián Cháirez tutto questo non ha alcun valore. Offensivo, irrispettoso, quasi blasfemo.

 

L'esposizione, dal titolo “Emiliano. Zapata después de Zapata”, è stata pensata per i 100 anni dalla morte del rivoluzionario (10 aprile 1919) e resterà aperta fino al 16 febbraio. Raccoglie 141 opere di oltre 60 artisti, provenienti da 70 collezioni nazionali e straniere, con l'obiettivo di evidenziare il peso che la figura di Zapata ha avuto nell'arte. Il quadro incriminato, ha spiegato il curatore della mostra Vargas Santiago, è un tentativo di “sovvertire” una figura che, negli anni, è stata spesso associata a battaglie sociali che poco hanno a che vedere con la lotta per migliorare la condizione dei contadini senza terra.

 

Ma la faccenda non è piaciuta alla Unta, l'unione che rappresenta gli agricoltori, che hanno letteralmente assaltato il Palazzo delle belle arti chiedendo che il quadro venisse rimosso e bruciato. Lì, però, si sono scontrati con un gruppo di manifestanti Lgbt. Due ragazzi sono rimasti feriti. E il ministero della Cultura e l'Istituto nazionale di belle arti e letteratura sono stati costretti a fare un comunicato congiunto per denunciare gli atti di violenza.

 

“La violenza e l'intolleranza - hanno scritto - non avranno mai un posto all'interno delle istituzioni che difendono le libertà conquistate da tutta la società messicana. Respingiamo qualsiasi tipo di violenza che colpisce i diritti umani. Non condividiamo la censura come meccanismo per regolare una società che richiede libertà di espressione e maturità nel dialogo”.

 

“Uno degli scopi dell'arte - hanno aggiunto - è di invitare a riflettere sui problemi, i desideri e le divergenze che popolano una società che cerca di essere migliore nel rispetto dei diritti umani, della libertà creativa e dei diritti di persone che hanno, nella loro diversità, una parte della loro identità. Ci rammarichiamo degli attacchi subiti da due giovani per mano di persone che hanno espresso insulti basati su omofobia e intolleranza. La mostra non ruota attorno a un singolo pezzo, né a un singolo approccio, ma riunisce per la prima volta la produzione di cento anni di immagini zapatiste. L'opera assume un carattere rivoluzionario con lo scopo di sovvertire i modelli egemonici di genere e rivalutare la femminilità. In questo modo, la figura di Zapata viene mostrata come un simbolo di resistenza e come un riferimento per i protagonisti delle lotte sociali contemporanee. Dobbiamo a Zapata non solo la difesa della terra e dei diritti dei contadini messicani, ma anche di aver ispirato una grande varietà di artisti che riprendono il senso libertario la sua eredità”. Jorge Zapata Gonzalez. però, non ha dubbi, “per noi come parenti, raffigurandolo come gay, si denigra la figura del nostro generale”.

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