I sessant'anni di Asterix, il Gallo più amato d'Italia

È il compleanno del personaggio a fumetti francese letto tantissimo anche fa noi. Forse (anche) perché se la prende con i Romani

Stefano Priarone

In un loro famoso sketch i “nordici” Giacomo e Giovanni rivelavano la “meridionalità” del terzo componente del gruppo comico Aldo dicendogli di prendere una “cadrega”. Il grande disegnatore di fumetti Albert Uderzo, creatore con l’amico sceneggiatore René Goscinny del personaggio di Asterix, di certo passerebbe il “test della cadrega”. Nato nel 1927 in Francia da padre veneto e madre spezzina, ha sempre parlato un italiano misto a dialetto veneto. “Se devo tradurre il francese per un italiano mi viene da dire cadrega invece di sedia” ha dichiarato in un’intervista del 1990. Lo stesso Goscinny, di un anno più vecchio e prematuramente morto nel 1977, era un francese “spurio”: ebreo di origini polacche, era cresciuto in Argentina (come un altro francese illustre, l’ex calciatore David Trezeguet).

   

Asterix festeggia i sessant’anni a fine mese: la prima storia, “Asterix il Gallico”,  ha iniziato a essere serializzata sul settimanale Pilote a partire dal 29 ottobre 1959. È il fumetto francese più letto al mondo, gli album hanno venduto complessivamente oltre duecento milioni di copie, ne sono stati tratti finora dieci lungometraggi animati e quattro live action, ma sembra, a una prima lettura una serie chiaramente sciovinista. Siamo nel 50 a.C., la Gallia è stata conquistata dai Romani di Giulio Cesare. Tutta? No, un villaggio dell'Armorica (più o meno l'odierna Bretagna), abitato da irriducibili Galli, resiste ancora e sempre all'invasore. È il villaggio (il cui nome non viene mai rivelato) di Asterix e Obelix. Grazie alla pozione magica preparata dal druido Panoramix, che conferisce una forza sovrumana a chi la beve, i Galli sono invincibili e le suonano di santa ragione ai romani dei vicini accampamenti di Babaorum, Laudanum, Petibonum e Acquarium.

   

Uderzo, però, ha sempre rifiutato le accuse di sciovinismo. “I giornalisti e  perfino i colleghi”  ha dichiarato “iniziarono a dire che avevamo un tale successo per il carattere nazionalista del fumetto. De Gaulle, la Gallia, lo sciovinismo… io e René ci arrabbiavamo da matti! Goscinny era di origini polacche, io ero italiano, ti sembra che fossimo tipi da metterci a fare politica nazionalista? Non era la nostra vocazione!” In effetti la serie è divertentissima, scritta e disegnata benissimo e nel prosieguo non risparmia frecciate agli stessi Galli. E il fatto che sia antiromana (ma ci sono anche Romani “buoni”) a molti italiani non dispiace: come ha osservato lo stesso Uderzo, “un amico italiano mi ha detto che non si sente preso in giro in quanto italiano, visto che i miei romani sono i romani di oggi, con il dialetto attuale”.

 

Al successo della serie in Italia ha contribuito infatti Marcello Marchesi, l'umorista che alla fine degli anni Sessanta ha brillantemente tradotto i primi tre albi di Asterix. È stato lui a trasformare la frase  ”ls sont fous cest Romans!”, detta spesso da  Obelix, in “Sono Pazzi Questi Romani”, citazione di SPQR, Senatus Populusque Romanus, e a far parlare i Romani in romanesco.

  

I Galli in viaggio

Le storie di Asterix possono essere divise in due filoni: le avventure nel villaggio e i viaggi in strani paesi. Questi viaggi  ricordano molto quelli del Topolino di Gottfredson o dei Paperi di Carl di Barks: Goscinny e Uderzo ironizzano sempre sui popoli incontrati dai loro eroi, in maniera forse meno feroce rispetto all'autore di Mickey Mouse, ma certamente non troppo politicamente corretta. Gli Elvezi (Svizzeri) sono maniaci della pulizia (puliscono anche durante le orge dei Romani), e della precisione (le loro clessidre non sgarrano di un grammo), i Romani sono pigri e indolenti, i Britanni parlano in maniera stranissima, mettendo l’aggettivo prima del sostantivo (la pozione magica diventa “lo magico pozione”), gli iberici ballano tutta la notte e dicono sempre olè. Sono tutti stereotipi, ma saper giocare con gli stereotipi è l'essenza della buona satira. Ed ecco i feroci Normanni che non conoscono la paura e vogliono farsela insegnare da Menabotte, pauroso nipote del capo del villaggio gallico Abraracourcix, gli Arverni che (satira dello sciovinismo gallico), hanno rimosso il ricordo di Alesia (dove il capo Vercingetorige depose le armi ai piedi di Cesare), che infatti ai nostri giorni nessuno sa più dove sia.

  

Il Dinamico Duo

La coppia Asterix-Obelix, del resto, è molto simile a quella Topolino-Pippo; e anche questa è una chiave del successo della serie in Italia. Sia Asterix che Mickey sono piccoli e scaltri: certo il Topolino di Gottfredson non ha la pozione magica ed è forse più simpatico del Gallo (che però è senz’altro più accattivante del Topolino perfettino di molte storie realizzate in Italia), spesso troppo infallibile.

  

Obelix non ha la poesia di Pippo, geniale nella sua ingenuità, ma è comunque un ottimo personaggio; amico inseparabile di Asterix, ha pochi interessi e passioni: l'adorato cagnolino Idefix (minuscolo come contraltare dell'immenso Obelix, che però si offende se lo chiamano “grosso”), i menhir che costruisce (li lancia e spera che Idefix li riprenda) i cinghiali (che divora) e i Romani (che ama gonfiare di botte). Per Obelix i Romani, più che esseri umani, sono giocattoli con i quali si diverte. All'inizio di “Asterix e la Obelix Spa” riceve una guarnigione romana da pestare come regalo di compleanno. E ha le lacrime agli occhi: “un regalo così di buon gusto” dice. A volte i due litigano, ma i loro diverbi hanno breve durata: Asterix e Obelix sono grandi amici, una coppia inossidabile. E indivisibile.

  

Tutti gli uomini del Gallo

“Asterix è un personaggio molto particolare" ha dichiarato Uderzo. “È un catalizzatore, attorno al quale si muove tutta una famiglia di personaggi che è fondamentale nella sua integrità. Lui da solo non regge. È il gruppo che conta. Con il solo Asterix non si potrebbero creare le storie della serie”. In effetti, il supporting cast in Asterix è importantissimo. A poco a poco Goscinny e Uderzo hanno aggiunto nuovi personaggi al villaggio gallico fino a creare una sorta di microcosmo, come la Paperopoli di Barks. Fin dall’inizio sono  presentati il capo Abraracourcix e il saggio druido Panoramix. L’unico elemento dissonante sembra essere il bardo Assurancetourix, dalla voce orrenda. Vero paria del villaggio, è quasi sempre legato al termine del banchetto che chiude tutte le avventure. Tuttavia, con le sue ambizioni frustrate, è un personaggio interessante: è la figura chiave di “Asterix e i Normanni”: il giovane Menabotte, che viene da Lutezia, è il primo ad apprezzarlo (siamo nel  periodo dei Beatles, e il bardo, con i suoi capelli lunghi, sembra una popstar), e, inoltre, Assurancetourix, con i suoi canti strazianti, insegnerà la paura ai Normanni, che la ignorano.

  

Con il progredire della serie, scopriamo che il capo, pur bonario, è fanfarone e pieno di sé come spesso sono i politici: si fa portare su uno scudo e sono innumerevoli le gag nelle quali i due portatori lo fanno cadere. La moglie, la petulante Beniamina, lo considera un vecchio cinghiale ignorante. Nel villaggio, prima tranquillissimo, scoppiano nel corso degli anni, ripetute gazzarre, in genere innescate dai commenti del fabbro Automatix sul pesce venduto da Ordinalfabetix. Nemmeno i Galli sono modelli di virtù. Giulio Cesare con il passare degli anni da “nemico” diventa un personaggio sempre più simpatico, quasi positivo.

 

Dopo Goscinny il diluvio (o quasi)

Nel 1976 esce il lungometraggio animato “Le dodici fatiche di Asterix”, una sorta di “ultima avventura di Asterix”: superate da Asterix  e Obelix  dodici fatiche,  il villaggio gallico diventa la nuova caput mundi. L’anno successivo Goscinny muore prematuramente: l’ultima storia da lui sceneggiata è “Asterix e i Belgi “che esce nel 1979. Seguono, fra il 1980 (“Asterix e il grande fossato”) e il 2009 (“Il  compleanno di Asterix & Obelix - L'albo d'oro “) nove album sceneggiati e disegnati da Uderzo e una raccolta di storie brevi (alcune scritte ancora da Goscinny): discreti i primi, fra i quali svetta “Le mille e un'ora di Asterix”, (del 1987) ma via via sempre peggiori. La verve  e l'ironia del fumetto sembrano finite. Nel 2013 arrivano al timone della serie, scelti dallo stesso Uderzo, Jean-Yves Ferri (testi) e Didier Conrad (disegni). Per i sessant’anni del personaggio uscirà “Asterix e la figlia di Vercingetorige”, nel quale i Galli se la dovranno vedere con l’irrequieta figlia adolescente del capo sconfitto da Cesare.

 

Sarà la quarta storia del personaggio di Ferri e Conrad e l’album n.38 in totale. In Italia il volume sarà presentato a Lucca Comics ed edito da Panini, che da anni possiede i diritti del personaggio. Ferri e Conrad hanno indubbiamente migliorato la qualità della serie, ma si limitano, anche per la stretta supervisione dello staff di Uderzo, a fare un buon compitino: per provare a tornare ai livelli (altissimi, Goscinny è stato uno dei massimi sceneggiatori a livello mondiale) dei tempi d’oro bisognerebbe che ci fossero autori più innovativi e liberi. Lo stesso Goscinny (che in trent’anni aveva fatto notevolmente evolvere la serie) probabilmente apprezzerebbe.

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