(foto Facebook)

Roma diventa una galleria d'arte

Gianluca Roselli

Da lunedì 21 ottobre la quarta edizione della Rome Art Week: 332 artisti, 28 curatori, 387 eventi in 150 strutture in giro per la città. L’arte contemporanea come terreno su cui puntare per ridare smalto culturale alla Capitale

Sarà una grande galleria d’arte diffusa, in tutta la città. Una sorta di Fuori Salone in stile design week milanese ma con protagonista l’arte contemporanea. Con una connessione tra artisti, curatori, galleristi, spazi e musei. Il tutto assolutamente gratuito. Parliamo di Rome Art Week, con la sua quarta edizione in programma nella Capitale da lunedì 21 a domenica 26 ottobre. Forse solo la data si sarebbe potuta studiare meglio visto che va quasi a coincidere con la Festa del cinema (17-27 ottobre). Ma tant’è. Meglio abbondare, come diceva Totò. E l’ottobre romano ormai non è più solo sinonimo di ottobrata, con quelle giornate ancora miti che permettono fughe al mare, ma di eventi come il Maker Faire (questo week end alla Fiera di Roma), la Festa del cinema e, appunto, la Rome Art Week. Che ha pure un bell’acronimo, Raw, che in inglese significa ruvido, grezzo, e anche gli acronimi, come direbbe Nanni Moretti, sono importanti.

 

La manifestazione ormai ha numeri solidi: 332 artisti e 28 curatori per 387 eventi dislocati in 150 strutture in giro per la città, dal centro alla periferia. Per la selezione ci si è affidati a esperti del settore e qualche paletto è stato messo: gli artisti devono avere un minimo di curriculum. Tutto avverrà in città, Ostia compresa. Dove le cabine dello Sporting Beach diventeranno “cabine d’arte”. Un’ex clinica in ristrutturazione dalle parti di via Aurelia Antica, invece, sarà il set per tre grandi mostre. Poi ci saranno installazioni, come al Quadraro, ed esposizioni in spazi, musei, gallerie. E poi botteghe aperte, dove si potranno vedere gli artisti al lavoro. Saranno coinvolti anche grandi nomi, a partire dalla Galleria Gagosian, ma pure Palazzo Merulana, l’Accademia di Spagna, la Fondazione Pastificio Cerere, la Link Campus University, di cui in questi giorni tanto si parla ma per altri motivi. Altro paletto è che tutto deve essere gratis. A pagamento non c’è niente, non verrà staccato nemmeno un biglietto.

 

“L’idea mi è venuta qualche anno fa girando per Berlino. Mi sono detto: ma è possibile che qui accadono tutte queste cose e a Roma niente? Ecco, il problema della nostra città è che, a parte le bellezze storiche, non accadono cose. Bisogna farle accadere. Perché il turismo di alto livello, non quello straccione di cui siamo pieni, si muove a seconda di quello che succede nelle grandi capitali”, racconta Massimiliano Padovan Di Benedetto, 56 anni, appassionato d’arte, ideatore di Raw. Massimiliano nella vita ha una società di comunicazione (“perché con l’arte a Roma non si mangia”) e una galleria, Kou, di cui è presidente. A tempo perso fa anche l’attore: ha recitato in Maria per Roma, pellicola del 2017 di Karen Di Porto.

 

Difficile organizzare Raw? “Sì, perché a livello medio artisti e curatori temono la competizione, ognuno tende a stare nel proprio orticello. In Italia non si fa rete. Con Rome Art Week siamo riusciti a rompere molti muri. Come quello che Roma non potesse essere un palcoscenico per l’arte contemporanea, invece in città c’è una vivacità che non ha paragoni col resto d’Italia. La cosa assurda è che a Roma si produce arte contemporanea che poi si vende fuori, all’estero, pure a Milano. Assurdo no? E poi il bello di questa manifestazione sarà la mescolanza di generi: opere contemporanee all’interno di un palcoscenico antico. Gli spazi espositivi della città, e parlo anche di quelli postmoderni come le ex caserme di via Guido Reni o le ex rimesse dell’Atac, non li ha nessuno…”, afferma Massimiliano.

 

L’arte contemporanea può dunque essere un terreno su cui puntare per ridare smalto culturale a una città da troppo tempo immobile? “Assolutamente sì. Non è un caso se Gagosian in Italia abbia scelto di aprire qui. C’è stata l’operazione Rinocheros che, tra luci e ombre, serve comunque a smuovere le acque…”. E c’è Fendi che si è presa il Colosseo Quadrato. “Quello è stato un grave errore. Il Palazzo della Civiltà sarebbe potuto diventare uno spazio espositivo unico al mondo, ci si doveva fare il museo del design, peccato…”. Un cuore pulsante sarà il sito (romeartweek.com) che resterà un punto di riferimento per l’arte tutto l’anno. “Vogliamo creare un circolo virtuoso per mettere in connessione le energie della città e portare l’arte in mezzo alle persone…”.  E i soldi? “A parte i patrocini, non ci ha dato niente nessuno. Per questo nessuno potrà ammazzarci. Dipendiamo solo da noi stessi…”.

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