Opere d'arte a tema erotico all'asta da Sotheby's (Foto LaPresse)

Dipsea, l'erotismo da ascoltare per rilassarsi

Simonetta Sciandivasci

Arriva il podcast che vuole trasformare il porno in una seduta di yoga

Roma. Se porno dev’essere che sia delicato. Soffice. Fantasioso ma realistico. Credibile. Rilassante. Raffinato. Pensato pensando alle donne. Sembra un contrordine, questo delle creatrici di Dipsea, un podcast erotico che sta avendo molto successo e che, secondo le società che ne stanno analizzando la crescita, entro il 2023 sarà ascoltato da poco meno di due miliardi di persone (attualmente, 287 milioni di utenti hanno scaricato almeno una puntata del podcast, che è stato lanciato a dicembre dello scorso anno). Sembra un contrordine perché per molto tempo s’è insistito sul fatto che l’erotismo femminile e quello maschile non sono poi così diversi, s’è cercato di correggere l’idea per cui l’immaginario sessuale femminile ripudi l’animalità, la crudezza e prediliga l’immaginazione, la raffinatezza, e che il preliminare fondamentale, per una donna, sia la conversazione. Contrordine, però, non è, non del tutto, perché la pornografia femminile (fatta dalle donne per le donne, o fatta dalle donne per tutti), specie negli ultimi anni, ha semplicemente tentato di smentire che a letto non ci sia rispetto. Eccome se c’è, invece, e di più: il rispetto è sensuale, eccitante, accalorante. E siccome, sul punto, i maschi hanno parecchio da disimparare e poi da imparare, e finalmente lo hanno capito, il 20 per cento degli ascoltatori di Dipsea è composto da uomini, cosa che stupisce tanto le ideatrici quanto la scrittrice che compone i testi (aiutata da una corposa squadra di freelance).

 

Uno dei podcast più ascoltati dei 120 attualmente disponibili (ne vengono pubblicati tre a settimana) si chiama “Chiara”, è ambientato nella campagna italiana, comincia con una ragazza che va in bici, si sentono il rumore della strada sterrata e gli uccellini che cinguettano in sottofondo, lei parla di come vorrebbe fare una doccia, poi arriva a casa, dove trova Lucio che è molto timido e le sistema il bagno. Finisce che fanno l’amore e, nota il Guardian, “nessuno dice parole riprovevoli, non si sentono rumori grossolani, entrambi i protagonisti sono soddisfatti”. Il New Yorker ha scritto che le storie di Dipsea sono così perfette, attente alle nostre vulnerabilità (“sensibilità contemporanee”), e così di buon gusto (“piene di giovani istruiti ed etnicamente variegati”) da essere quasi snervanti.

 

“Sappiamo che il visivo è il presente e il futuro, ma il nostro obiettivo è dimostrare che la sessualità ha a che fare con l’immaginazione. Non intendiamo stimolare gli ascoltatori, ma ispirarli”, ha detto Gina Gutierrez, una delle fondatrici, secondo la quale, prima di Dipsea, nel mercato dell’eccitazione fai da te (da Pornhub ai romanzi erotici) c’era un vuoto. Mancava, cioè, una pornografia audio di qualità che puntasse a dare piacere non durante la fruizione, ma dopo. Dipsea è tanto un preliminare quanto una specie di seduta di yoga (più breve, meno costosa) che ci riconcilia con la giornata, ci aiuta a scoprire i nostri desideri più intimi e ci suggerisce che la loro soddisfazione può essere semplice, che il piacere è facilmente raggiungibile, che il corpo e la mente si congiungono senza bisogno di architetture esagerate, irrealistiche, in definitiva spossanti. “Desideriamo che dopo l’ascolto i nostri clienti siano rilassati, si riconnettano al proprio corpo”. E’ una seduta di meditazione buddhista?

 

“La pornografia visiva inibisce l’immaginazione: è solo consumo. Quella audio fa lavorare il cervello”. Vi chiederete cosa ci sia di diverso dalle conversazioni con le telefoniste hot che si facevano negli anni Novanta. Forse il fatto che, chiuso il telefono, se ne voleva ancora, e ancora, e ancora. Dipsea invece punta ad appagarci, così possiamo uscire a cena con l’essere umano che desideriamo solo e soltanto per contargli i capelli mentre mangia il gelato, e fargli vedere che di noi ci si può fidare. Che noia mortale, che noia normale.

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