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La scuola di formazione dei giornalisti sovranisti, terrore dei globalisti

David Allegranti

L’iniziativa è promossa dall’Intellettuale Dissidente, diretto da Sebastiano Caputo. Tra i professori Foa, Freccero e Bagnai

Roma. All’armi siam sovranisti, terrore dei globalisti. Dopo aver conquistato la Rai con Marcello Foa e l’ex genio di successo Carlo Freccero, il mainstream sovranista cerca nuove vie per fare proselitismo. Arriva così Gem, la “Scuola di formazione in giornalismo, editoria e nuovi media”, dal 21 al 23 giugno a Roma. Il “corso di formazione” costa 300 euro se l’iscrizione viene effettuata entro il 20 aprile 2019; oltre, costa 50 euro in più. “Potranno partecipare al corso i primi 150 iscritti, previa conferma di avvenuto pagamento”. L’iniziativa editoral-sovranista è promossa dall’Intellettuale Dissidente, diretto da Sebastiano Caputo (che figura anche tra i “professori” del corso), giornale online che ha ospitato contenuti antisionisti e anche antisemiti, sempre con l’aria di chi di fa controcultura impegnata. In Rete ci sono ancora tracce di un testo del 27 gennaio 2013 (Giornata della memoria) – successivamente cancellato – intitolato “La Giornata della Cicoria”, che ha suscitato giustamente le proteste di associazioni ebraiche. Non mancano, e quelli sono tuttora online, articoli di Costanzo Preve sul “sionismo e il segreto della sua scandalosa impunità internazionale”. Svolgimento: “L’antisemitismo è il prodotto di un’orribile paranoia storica e culturale, la quintessenza del rancore e del risentimento che ha già prodotto un gigantesco massacro amministrativo. Il filosemitismo ne è per ora soltanto un patetico ed innocuo rovesciamento…”. E ancora, in un testo firmato da Manuel Freytas, si legge: “Il potere occulto: da dove nasce l’impunità di Israele?”. Svolgimento: “Israele è… la patria territoriale del sionismo capitalista che controlla il mondo senza frontiere degli uffici direttivi di banche e corporazioni transnazionali. Israele è fondamentalmente la rappresentazione nazionale di un potere globale sionista, che è padrone dello stato di Israele tanto quanto degli Stati Uniti...”.

 

Ma chi sono i “professori” del corso di formazione? C’è il presidente della Rai Foa, noto diffusore di bufale, incaricato di spiegare “la piramide dell’informazione” e di illustrare al pubblico “come migliorare il giornalismo”. “Capire i meccanismi di inclusione, di esclusione e di gerarchizzazione delle notizie è il primo compito di quei giornalisti che vogliono ristabilire un rapporto simmetrico tra la realtà e i fatti”, si legge nella brochure. E chi meglio di Foa, già twittatore compulsivo di fake news?

 

C’è poi Freccero – lo stesso che ha pensato a una trasmissione su Rai2 con i contenuti di alcuni siti e blog di sedicente controinformazione, tra questi anche l’Intellettuale Dissidente – con una lezione “magistrale” dal titolo “Il medium è il messaggio. Il futuro del giornalismo televisivo”.

 

C’è pure una lezione del senatore leghista Alberto Bagnai, dal titolo non immediatamente comprensibile: “L’esperienza. Le idee che diventano azione politica”. “La rete ha ribaltato l’agenda giornalistica e politica. Il blog personale di Alberto Bagnai, oggi senatore della Repubblica italiana in quota Lega, intitolato ‘Goofynomics’ è emblematico per comprendere questo cambio di paradigma. Quelle che erano teorie economiche considerate marginali dai grandi esperti del settore sono prima risalite in cima al dibattito, poi sono diventate i punti cardinali del programma di uno dei due partiti politici più popolari d’Italia. E oggi influenzano con forza le riforme portate avanti dal nuovo governo italiano”. Per la verità, le teorie economiche di Bagnai, blog o non blog, continuano a restare marginali: i no euro, dopo aver conquistato posti importanti (Bagnai è presidente della commissione Finanze del Senato, Claudio Borghi della commissione Bilancio della Camera), sono stati smentiti dal governo e bersagliati da una fetta dei loro seguaci a causa dell’approccio molliccio su Ue e moneta unica. Sono soprattutto alcuni talk-show a prenderli sul serio, con certi servizi sul signoraggio bancario. Altro che controinformazione e mitologia della rete, insomma: un intellettuale dissidente aspira a un programma tv, preferibilmente in Rai.

  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.