J.D. Salinger

Al macero gli scritti giovanili di Salinger. Vietato pubblicarli fino al 2080

Nicola Baroni

Gli eredi vincono la causa contro il Saggiatore. Parla l'editore: “Mi ha ferito che gli eredi ci abbiano dipinto come avidi speculatori”

Milano. "Mi dà una tristezza del diavolo, non so bene perché", direbbe così Holden Caulfield, ci potete scommettere. E qualcuno gli dovrebbe spiegare perché la raccolta “I giovani”, tre racconti del suo padre letterario pubblicati in Italia nel 2015 dal Saggiatore, da dicembre è scomparsa dalle librerie. Mentre si avvicinava il centenario di J.D. Salinger, nato il primo gennaio 1919, una sentenza disponeva che tutte le copie del libro venissero ritirate e spedite al macero e che la casa editrice risarcisse gli eredi di 35 mila euro.

 

La si potrebbe chiamare maledizione Salinger: è difficile trovare un editore che abbia stampato un suo scritto senza finire in un’aula di tribunale. Quando glielo si ricorda, il presidente del Saggiatore Luca Formenton sospira: “Mi ha ferito che gli eredi ci abbiano dipinto come avidi speculatori. Portare in Italia quei racconti, nell’ultima traduzione di Delfina Vezzoli, per noi è stata un’operazione culturale. In termini economici un’operazione in perdita, ma non era quello il punto. La cosa assurda è che in America quei racconti erano liberi da diritti”, continua Formenton, “e oggi li pubblica la Devault-Graves. Tra l’altro con una copertina azzurra, mentre noi abbiamo rispettato quella bianca sempre voluta dall’autore”. La Devault-Graves è l’agenzia che nel 2014 scoprì che tre racconti giovanili dello scrittore più refrattario d’America erano di dominio pubblico, all’insaputa degli eredi. La legislazione americana sul copyright imponeva di rinnovare i diritti entro 27 anni dalla pubblicazione, e Salinger, altrove ossessionato dal limitare la diffusione dei suoi scritti, se l’era dimenticato. “The Young Folks”, “Go See Eddie” e “Once a Week Won’t Kill You”, usciti in rivista tra il ’40 e il ’44, aspettavano solo qualcuno che li ristampasse. La Devault-Graves li unì nella raccolta “Three Early Stories”, depositò il copyright, e cominciò a venderne i diritti. Gli eredi minacciarono cause legali contro gli editori stranieri, ma per una volta si trovarono a sedere sul banco degli imputati, accusati di interferenze illegittime dalla Devault-Graves. Poiché l’agenzia deteneva i diritti della nuova raccolta, poteva venderli, poco importava che gli acquirenti fossero soggetti a legislazioni nazionali differenti sul copyright. Per esempio quella italiana, che riconosce agli eredi i diritti fino a 70 anni dopo la morte dell’autore. Un’ambiguità su cui, a detta di Formenton, l’agenzia ha speculato molto: “Ha venduto la raccolta a una decina di case editrici straniere garantendo di averla ricopyrightizzata. Poi sono iniziate le battaglie legali degli eredi”.

 

Se il peggior incubo degli editori, dopo i “romanzi nel cassetto”, restano loro, gli eredi, nel caso di Salinger le denunce sono sempre state la norma. Ora per impedire un sequel o un film, ora per bloccare biografie contenenti le sue lettere (con il paradosso che stralci della corrispondenza diventarono pubblici attraverso i verbali delle udienze). E le case editrici ci hanno messo del loro. Nel 1997 la Orchises Press annunciava la pubblicazione in volume del racconto “Hapworth 16, 1924”. In Italia l’esclusiva sarebbe spettata a Einaudi, ma una piccola casa editrice accademica, Eldonejo, si trovò tra le mani la traduzione di una studentessa per una tesi di laurea e la pubblicò. Einaudi allora denunciò la Eldonejo e fece ritirare le copie. Peccato che il libro non sarebbe mai uscito, neppure in America: Salinger all’ultimo ci aveva ripensato.

 

Oggi sono il figlio Matthew e la vedova Colleen a proteggere le “goffaggini giovanili” che lui avrebbe voluto far “morire naturalmente”. “Se si trattasse solo di rispettare la sua volontà”, spiega Formenton, “porterei gli eredi davanti a un giudice. Sarebbe un processo interessante: mi dovrebbero dimostrare che Max Brod ha fatto male a tradire l’amico Kafka non bruciando i suoi lavori”. “Giuridicamente gli eredi hanno ragione. Infatti abbiamo proposto di riconoscergli le royalties, ma hanno rifiutato. Significa che dovremo aspettare il 2080 per leggere quei racconti in italiano”.

 

Nel 1974 Salinger, dopo 21 anni di silenzio, telefonava al New York Times per denunciare che alcuni suoi racconti giovanili erano stati pubblicati contro la sua volontà: “Come se ti rubassero un cappotto che ti piace dall’armadio, ecco come mi sento”. E ammise che continuava a scrivere, ogni giorno, per se stesso: “C’è una pace meravigliosa nel non pubblicare”. Poi nel 2013 lo scoop del regista Shane Salerno: tra il 2015 e il 2020 sarebbero usciti 5 romanzi postumi inediti. Ma all’avvicinarsi di quella data nulla s’è visto e, almeno in Italia, le sue opere in libreria sono diminuite, anziché aumentare.

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