E questo è il favoloso mondo di Gino Marotta

Giuseppe Fantasia

Fino al 15 febbraio prossimo, in via Margutta a Roma, la mostra a cura di Laura Cherubini ed Erica Ravenna dedicata al re delle sagome in perspex

Roma. Ritrovarsi in via Margutta, lontano dalla chiassosa via del Corso, ma a pochi passi dalla più elegante via del Babuino. Da anni, Erica Ravenna ha deciso di aprire lì una galleria d’arte contemporanea che porta il suo nome, un lieux de charme e luminoso come lo è lei, che quando ti fissa con i suoi occhi chiari, accompagnando il tutto da un tono di voce sempre pacato, riesce a portare l’interlocutore in un passato non troppo lontano senza però fargli mai dimenticare il presente. Questa volta, fino al 15 febbraio prossimo, ha deciso di ricordare con una mostra – da lei curata assieme a Laura Cherubini – Gino Marotta (1935-2012), uno dei protagonisti dello scenario artistico italiano e internazionale degli anni Sessanta, un artista fino a oggi dimenticato almeno da istituzioni e musei. L’ultimo omaggio al re delle sagome in perspex, c’era stato alla Gnam di Roma, oggi Galleria nazionale, proprio nell’anno della sua morte, ma da allora più nulla. L’artista originario di Campobasso, scoperto e lanciato nell’arte da Emilio Villa nel 1957, ha usato per le sue opere materiali chimici e industriali, su tutti il metacrilato, da lui plasamati e trasformati in oggetti di varie dimensioni ispirati alla natura. Ci sono alberi, palme e ninfee, ma non mancano animali, che ne “Il favoloso mondo di Gino Marotta” – per citare il titolo di questa mostra – non sono mai banali, simboli di quella sua curiosità innata che lo contraddistinse fino alla fine. Le giraffe, i rinoceronti e i fenicotteri, per lui erano “artificiali”, e quindi fucsia, verdi, rossi, blu o gialli. Lo stesso autunno è colorato, figuriamoci tutto il resto di quell’universo poetico dove la luce e la trasparenza, l’opera e l’ambiente, la natura e l’artificio convivono insieme senza mai sovrapporsi.

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