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L'èra dell'aristocrazia e dei rotocalchi si è estinta: ora chi salverà la Tradizione?

Guido Vitiello

Dal catalogo Rusconi al “Salvini desnudo”

Ripenso a un epigramma dell’infallibile Giorgio Calcagno: “Rusconi, un dì la gente / era migliore d’oggi: /ma sul conto corrente / val più la ‘Gente’ d’‘Oggi’”. Sono passati alcuni decenni e la matassa di quelle allusioni satiriche va sbrogliata. Sotto lo stesso marchio editoriale, notava maliziosamente Calcagno, convivevano la Tradizione e il rotocalco, l’aristocrazia dello spirito e la chiacchiera illustrata, il disprezzo del mondo moderno e i paparazzi. La pars destruens era spesso sopraffina, e grazie a consulenti come Elémire Zolla e Augusto Del Noce nel catalogo Rusconi approdarono le opere di Simone Weil e di Cristina Campo, di J.R.R. Tolkien e di Pavel Florenskij. Quanto alla pars construens, be’, quella era un altro paio di maniche. Zolla, saggiamente, se ne disinteressò sempre, e il tentativo di “imprimere scosse galvaniche a corpi mistici di già cadaverici”, come era stato il caso del fascismo, gli pareva una truffa spirituale da negromanti. Non ha avuto eredi, ed era scontato che non ne avesse, tanto erano idiosincratiche le sue vie. Del Noce di eredi ne ha avuti invece fin troppi, e il suo nome di questi tempi è tornato a circolare più del solito, specie per quella profezia sul suicidio della rivoluzione che avrebbe trasformato il Pci in un “partito radicale di massa” (verrebbe da dire: magari). Sfogliando certa stampa di destra si ha a volte l’impressione di trovarsi davanti a riedizioni punk del “Sabato”, il battagliero settimanale cattolico su cui scriveva anche Del Noce. Alcuni bersagli variano, altri restano identici: la bestia nera della secolarizzazione, il mondo della finanza osservato con la prurigine un po’ fobica e un po’ lubrica di chi si sente escluso da un sabba misterioso, la progenie satanica di Eugenio Scalfari – che il nuovo Papa, affronto supremo e peccato contro lo Spirito, si è scelto come interlocutore. Aspetto al varco il primo che accuserà Bergoglio di essere uno gnostico camuffato: è nell’aria.

 

Certo, rimane in sospeso il piccolo dettaglio della pars construens, quel paio di maniche lì. E bisogna riconoscere che restaurare la Cristianità, cacciare i turchi, riempire di nuovo le chiese e le culle, schiacciare il drago laicista-massonico non è un pranzo di gala; specie per chi si è abituato troppo a lungo alla pars destruens, a vivere di reazione più che di azione, e si sente a proprio agio solo nell’habitat dell’egemonia comunista e azionista (vera o immaginaria), tanto che quando si trova ad averla lui, l’egemonia, corre a rifugiarsi in una biosfera artificiale dove eternamente regnano Scalfari e Berlinguer. Il problema tuttavia resta, e proprio per questo mi è tornato in mente quel vecchio perfido epigramma di Calcagno, anche se oggi l’aristocrazia di Rusconi si è estinta e i rotocalchi hanno altri editori. Mi sono chiesto: quelli che oggi criticano con profilo severo da custodi della Tradizione il permissivismo, il Sessantotto, la società tecnocratica, l’eclissi delle gerarchie, l’individuo apolide e sradicato, l’Onu, la confusione dei sessi, Macron all’Eliseo con i musicisti neri e omosessuali, il cedimento all’umanitarismo laicista, i trans, la teoria del gender, Soros, la minigonna, il grammofono (un poco pure il grammofono), Bergoglio, la trasformazione della Chiesa in una ong, le messe con le schitarrate, il “fumo di Satana” entrato nel tempio di Dio, Benetton, l’ideologia dei diritti umani – tutti costoro, mi sono chiesto insomma, come sperano di rianimare gli antichi corpi mistici? E mentre cercavo una risposta, mi è capitata sotto gli occhi una copertina di “Oggi” di qualche anno fa con un corpo che a me, profano, non pareva poi tanto mistico. Era l’attuale ministro dell’Interno, tutto nudo tra le lenzuola come Pamela Anderson, con una bella cravatta verde al collo. Titolo: “Salvini desnudo”. La Tradizione è salva.

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